RUEDIGER GLATZ. REFLECTING PASOLINI
Dal 28 Aprile 2022 al 28 Maggio 2022
Roma
Luogo: Palazzo delle Esposizioni
Indirizzo: Via Nazionale
Curatori: Alessio de' Navasques
Enti promotori:
- Roma Culture
Sito ufficiale: http://www.palazzoesposizioni.it
Palazzo delle Esposizioni ospita la prima mostra personale italiana del fotografo tedesco Ruediger Glatz, a cura di Alessio de' Navasques: un corpo di oltre sessanta immagini in bianco e nero dedicate a Pier Paolo Pasolini. Attraverso una visione clinica, quasi scientifica, che sembra rievocare una certa tradizione fotografica tedesca fino all'esigenza poetica di resa del reale della Subjektive Photographie, Ruediger Glatz incontra il grande intellettuale italiano in un processo di avvicinamento, di rifrazione e riflessione.
L'ineffabilità di un destino solitario – motivo ricorrente nell'opera pasoliniana – il senso dell’assenza, palpabile in certi luoghi, situazioni e memorie, la nostalgia dei personaggi che hanno vissuto quegli spazi, le presenze che fisicamente li hanno abitati e poi lasciati vuoti, tutto questo ha generato una visione personale e unica della figura del poeta nelle immagini dell’artista. I luoghi topografici, così come le architetture, ma anche gli oggetti, in qualche modo denaturalizzati, tornano a essere i "personaggi" della narrazione. Pier Paolo Pasolini ha scelto di impostare la propria narrazione partendo da paesaggi urbani, naturali, periferici, con una forza semantica tale da mantenere un carattere antropologico e politico anche nella finzione del cinema. Così, Ruediger Glatz ne restituisce la memoria dello spazio scenico e letterario attraverso i dettagli, con un processo mutuato dallo stesso poeta, che conferisce alle sue immagini un rapporto nuovo e ambivalente con il tempo.
Usando quella "qualità magica" e imprevista della fotografia, che Walter Benjamin definisce "scintilla minima di caso", un’autenticità che il medium della riproduzione per antonomasia esprime come un incanto cristallizzato nel tempo, Ruediger Glatz è riuscito a documentare la forza dell'assenza nella performance Embodying Pasolini, presentata nel giugno 2021 negli spazi del Mattatoio di Roma. In un'azione in più tempi, l'attrice e performer Tilda Swinton e il curatore e storico della moda Olivier Saillard, hanno indagato nella monumentalità scultorea dei costumi di Danilo Donati, la memoria dei personaggi pasoliniani. La Swinton, con la sua fisicità, diafana e forte allo stesso tempo, guidata da Saillard, ha ricercato nei buchi del tessuto, nel vuoto delle pieghe di questi oggetti inanimati, nella loro percezione materiale e immateriale, l'essenza stessa della cinematografia pasoliniana.
In mostra, come in un ciclo di affreschi, la storia per immagini dell'esperienza performativa: una "stanza" temporale che riflette il magnetismo e i momenti più intensi dell'azione, l'espressività nella materia dei costumi, la sacralità austera nell'atmosfera del Mattatoio, l'intimità e il dialogo nel backstage. L’esposizione prolungata o multipla della pellicola ha permesso al fotografo sdoppiamenti e riflessi, che restituiscono il tempo-spazio sospeso della performance nella trasfigurazione dell'attrice. La luce imprime il riverbero di una "personificazione" che non tocca solo i diversi personaggi, ma anche Pasolini stesso. Il contrasto con il nero svela la fragilità e l'instabilità dell'azione, il carattere intrinsecamente aperto del progetto fotografico.
Il volto enigmatico della Swinton e il momento della performance diventano un dispositivo riflettente, un punctum che feconda la creatività del fotografo, innescando un processo di conoscenza dell'opera di Pasolini nella riflessione e nella rifrazione di questa azione. Da qui il titolo della mostra Reflecting Pasolini e l'idea del progetto, che si completa con le immagini dei luoghi e degli oggetti, quelli che Ruediger Glatz ha incontrato attraversando l'Italia alla ricerca dell’immaginario del poeta. Il ciclo di fotografie denominato On PPP ricostruisce così questo percorso emotivo nel confronto tra passato e presente, nel rapporto di Pasolini con la città di Roma, documentando i cambiamenti, ma anche la magia immutata di certi confini e ormai mitologiche periferie.
Quasi a voler colmare quel senso di vuoto, Glatz ha investito di nuove rappresentazioni e risemantizazzioni i riferimenti alla pittura primitiva di Piero della Francesca e Giotto ne Il Vangelo secondo Matteo, così come la poesia scenica nelle architetture del Quadraro e Centocelle in film come Mamma Roma o Accattone, o le ombre di Villa Feltrinelli sulle rive del lago di Garda, ultima residenza di Mussolini, a cui Pasolini si ispirò per il film Salò. Dai chiaroscuri di Glatz affiora la dimensione della strada, nella sua forza trasversale di luogo del racconto, a cui i personaggi pasoliniani si affidano nella narrazione, così come la superficie piatta delle facciate delle chiese San Felice da Cantalice e Don Bosco, che premono sull'azione dell'uomo e diventano proiezione del suo stesso destino.
Il fotografo ha ricercato quel punto di vista decentrato e marginale nell'idea pasoliniana di Roma come città-set, cercando quel fascino della verità anche nella rappresentazione del Tevere – luogo che ritorna della ritualizzazione del sacrificio di Accattone nella sua scommessa con la morte – sui cui argini rimangono attività fantasma e la nostalgia di ritrovi sociali ormai perduti. La sabbia, il paesaggio naturale delle dune di Ostia, conservano ancora il fascino di spazio aperto all'instabilità e alla trasgressione, intesa come capacità critica. L'essenza stessa dei luoghi, degli scorci solitari, della natura-cultura, come spazi denaturalizzati, ha generato così un personale atlante di miti ed emozioni, in una dimensione intima e letteraria, che ha portato Glatz a completare il suo viaggio nella casa bolognese, dove il poeta nacque, così come a visitare la Torre di Chia, ultimo amato rifugio dove scrisse Petrolio.
L'iniziativa fa parte del programma PPP100-Roma Racconta Pasolini promosso da Roma Capitale Assessorato alla Cultura con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali.
L'ineffabilità di un destino solitario – motivo ricorrente nell'opera pasoliniana – il senso dell’assenza, palpabile in certi luoghi, situazioni e memorie, la nostalgia dei personaggi che hanno vissuto quegli spazi, le presenze che fisicamente li hanno abitati e poi lasciati vuoti, tutto questo ha generato una visione personale e unica della figura del poeta nelle immagini dell’artista. I luoghi topografici, così come le architetture, ma anche gli oggetti, in qualche modo denaturalizzati, tornano a essere i "personaggi" della narrazione. Pier Paolo Pasolini ha scelto di impostare la propria narrazione partendo da paesaggi urbani, naturali, periferici, con una forza semantica tale da mantenere un carattere antropologico e politico anche nella finzione del cinema. Così, Ruediger Glatz ne restituisce la memoria dello spazio scenico e letterario attraverso i dettagli, con un processo mutuato dallo stesso poeta, che conferisce alle sue immagini un rapporto nuovo e ambivalente con il tempo.
Usando quella "qualità magica" e imprevista della fotografia, che Walter Benjamin definisce "scintilla minima di caso", un’autenticità che il medium della riproduzione per antonomasia esprime come un incanto cristallizzato nel tempo, Ruediger Glatz è riuscito a documentare la forza dell'assenza nella performance Embodying Pasolini, presentata nel giugno 2021 negli spazi del Mattatoio di Roma. In un'azione in più tempi, l'attrice e performer Tilda Swinton e il curatore e storico della moda Olivier Saillard, hanno indagato nella monumentalità scultorea dei costumi di Danilo Donati, la memoria dei personaggi pasoliniani. La Swinton, con la sua fisicità, diafana e forte allo stesso tempo, guidata da Saillard, ha ricercato nei buchi del tessuto, nel vuoto delle pieghe di questi oggetti inanimati, nella loro percezione materiale e immateriale, l'essenza stessa della cinematografia pasoliniana.
In mostra, come in un ciclo di affreschi, la storia per immagini dell'esperienza performativa: una "stanza" temporale che riflette il magnetismo e i momenti più intensi dell'azione, l'espressività nella materia dei costumi, la sacralità austera nell'atmosfera del Mattatoio, l'intimità e il dialogo nel backstage. L’esposizione prolungata o multipla della pellicola ha permesso al fotografo sdoppiamenti e riflessi, che restituiscono il tempo-spazio sospeso della performance nella trasfigurazione dell'attrice. La luce imprime il riverbero di una "personificazione" che non tocca solo i diversi personaggi, ma anche Pasolini stesso. Il contrasto con il nero svela la fragilità e l'instabilità dell'azione, il carattere intrinsecamente aperto del progetto fotografico.
Il volto enigmatico della Swinton e il momento della performance diventano un dispositivo riflettente, un punctum che feconda la creatività del fotografo, innescando un processo di conoscenza dell'opera di Pasolini nella riflessione e nella rifrazione di questa azione. Da qui il titolo della mostra Reflecting Pasolini e l'idea del progetto, che si completa con le immagini dei luoghi e degli oggetti, quelli che Ruediger Glatz ha incontrato attraversando l'Italia alla ricerca dell’immaginario del poeta. Il ciclo di fotografie denominato On PPP ricostruisce così questo percorso emotivo nel confronto tra passato e presente, nel rapporto di Pasolini con la città di Roma, documentando i cambiamenti, ma anche la magia immutata di certi confini e ormai mitologiche periferie.
Quasi a voler colmare quel senso di vuoto, Glatz ha investito di nuove rappresentazioni e risemantizazzioni i riferimenti alla pittura primitiva di Piero della Francesca e Giotto ne Il Vangelo secondo Matteo, così come la poesia scenica nelle architetture del Quadraro e Centocelle in film come Mamma Roma o Accattone, o le ombre di Villa Feltrinelli sulle rive del lago di Garda, ultima residenza di Mussolini, a cui Pasolini si ispirò per il film Salò. Dai chiaroscuri di Glatz affiora la dimensione della strada, nella sua forza trasversale di luogo del racconto, a cui i personaggi pasoliniani si affidano nella narrazione, così come la superficie piatta delle facciate delle chiese San Felice da Cantalice e Don Bosco, che premono sull'azione dell'uomo e diventano proiezione del suo stesso destino.
Il fotografo ha ricercato quel punto di vista decentrato e marginale nell'idea pasoliniana di Roma come città-set, cercando quel fascino della verità anche nella rappresentazione del Tevere – luogo che ritorna della ritualizzazione del sacrificio di Accattone nella sua scommessa con la morte – sui cui argini rimangono attività fantasma e la nostalgia di ritrovi sociali ormai perduti. La sabbia, il paesaggio naturale delle dune di Ostia, conservano ancora il fascino di spazio aperto all'instabilità e alla trasgressione, intesa come capacità critica. L'essenza stessa dei luoghi, degli scorci solitari, della natura-cultura, come spazi denaturalizzati, ha generato così un personale atlante di miti ed emozioni, in una dimensione intima e letteraria, che ha portato Glatz a completare il suo viaggio nella casa bolognese, dove il poeta nacque, così come a visitare la Torre di Chia, ultimo amato rifugio dove scrisse Petrolio.
L'iniziativa fa parte del programma PPP100-Roma Racconta Pasolini promosso da Roma Capitale Assessorato alla Cultura con il coordinamento del Dipartimento Attività Culturali.
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