Studio Malick, Bamako. Fotografie di Malick Sidibé
Malick Sidibé, Monsieur Simparas et ses camarades, 1971-2008
Dal 26 September 2014 al 8 November 2014
Roma
Luogo: Galleria del Cembalo
Indirizzo: largo della Fontanella di Borghese 19
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì 17-19.30; sabato 10.30-13 / 16-19.30 e su appuntamento
Curatori: Laura Incardona, Laura Serani
E-Mail info: info@galleriadelcembalo.it
Sito ufficiale: http://www.galleriadelcembalo.it
L’esposizione, curata da Laura Incardona e Laura Serani, presenta circa 50 immagini del grande autore africano, datate tra i primi anni Sessanta e gli anni Settanta. Si tratta di ritratti realizzati nel suo studio, specialità di Malick Sidibé, ma anche di immagini che il fotografo scattava in occasione delle feste che animavano le notti di Bamako, la capitale del Mali, dove si era trasferito da giovane per studiare. In mostra anche alcune Chemises, le cartelle in cartoncino colorato su cui Malick incollava i provini a contatto selezionati delle immagini delle feste. Da lì, il giorno dopo, i clienti sceglievano le foto da acquistare.
«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».
Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.
Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.
Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.
A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.
Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.
Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.
L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.
«Gli Europei credevano che vivessimo nudi sugli alberi. Dalle mie foto si capisce invece che eravamo assolutamente à la page, proprio come gli Occidentali», racconta divertito l’autore. Nelle sue immagini ragazze e ragazzi sono elegantissimi nei loro abiti occidentali, ma con la stessa classe si fanno ritrarre in abiti tradizionali. Le fotografie di Malick Sidibé, attento alla composizione e capace di “rubare l’anima” a chi sta davanti al suo obiettivo, hanno una forza narrativa coinvolgente. «L’uomo ha sempre cercato l’immortalità nella pittura, nella poesia, nella scrittura, ma un tempo solo i re e i ricchi potevano farsi fare un ritratto», dice Sidibé. «Mio padre ha visto la sua immagine riflessa in uno specchio o nell’acqua. La fotografia è un modo per vivere a lungo, anche dopo la propria morte. Io credo al potere dell’immagine: è per questo che ho passato tutta la vita a cercare di ritrarre le persone nel miglior modo possibile, di restituire loro tutta la bellezza che potevo».
Malick Sidibé è nato nel 1936 in Mali, in un villaggio a circa 300 chilometri da Bamako. Proprio nella capitale studia disegno e gioielleria, distinguendosi come migliore allievo e, subito dopo il diploma, il fotografo Gérard Guillat-Guignard, noto come Gégé la pellicule, gli chiede di decorare il suo negozio. È il 1955 e Malick rimane folgorato dalla fotografia. Rimane da Gégé come apprendista e nel 1962 apre il suo atelier, lo Studio Malick, nel quartiere popolare di Bagadadji.
Se l’altro grande della fotografia africana, Seydou Keïta, è famoso per i suoi ritratti in studio, Malick racconta anche le notti di Bamako: il Mali ha ottenuto l’indipendenza da due anni e la città ha voglia di festeggiare.
Malick frequenta le feste dei ragazzi che si vestono all’occidentale e ballano al suono del giradischi: le sue foto ritraggono giovani pieni di gioia, di voglia di vivere.
A metà degli anni Settanta decide di smettere di fotografare le feste in città o in riva al fiume e continua il lavoro in studio, lasciando con le immagini di questo periodo la testimonianza fondamentale di un Paese e di un’epoca.
Nel 1994, durante la prima edizione dei Rencontres de la Photographie de Bamako (la più importante manifestazione di fotografia africana) autori e critici occidentali scoprono il suo talento e da lì inizia per lui una seconda giovinezza, questa volta tra Europa e Stati Uniti, dove espone sempre con grandissimo successo.
Oggi Sidibé è considerato il più importante fotografo africano. La Biennale d’arte di Venezia del 2007 lo consacra con il Leone d’Oro alla carriera, un riconoscimento doppiamente importante perché è la prima volta che viene assegnato a un fotografo. L’artista era già stato insignito del Premio Hasselblad, nel 2003. Nel 2008 ha vinto l’ICP Award, nel 2009 il premio PhotoEspaña Baume & Mercier, nel 2010 il World Press Photo nella sezione Arts and Enterteinment.
L’artista continua a vivere e lavorare a Bamako.
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