Transformers
Dal 10 Novembre 2015 al 28 Marzo 2016
Roma
Luogo: MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Indirizzo: via G. Reni 4/a
Orari: da martedì a venerdì 11-19; sabato 11-22; domenica 11-19
Curatori: Hou Hanru
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8 / € 4, gratuito under 14
Telefono per informazioni: +39 06 3201954
E-Mail info: info@fondazionemaxxi.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionemaxxi.it
Il nostro mondo è in trasformazione, una combinazione di analogico e digitale che sta modificando il modo di vivere.
Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui ci definiamo come esseri umani e dunque “trasformazione” è oggi la parola chiave delle nostre esistenze. Di fronte a questo mutamento epocale, numerosi autori hanno messo in atto tentativi rivoluzionari di rispondere alla sfida, sia attraverso forme di resistenza che di innovazione.
Al MAXXI una mostra in cui i visitatori osservano e partecipano alla costruzione di una realtà nuova, condividendo l’esperienza di quattro “transformer” provenienti da diverse parti del mondo.
Il coreano Choi Jeong-Hwa, ispirandosi alla saggezza e all’estetica popolare, trasforma “installazioni artistiche e architettoniche” in manifestazioni provocatorie a sostegno dei “buoni valori” e di una “vita felice”.
Il messicano Pedro Reyes fa sì che l’interazione sociale possa intraprendere nuovi percorsi, utilizzando il realismo e la pace come mezzi di resistenza contro la violenza e la guerra.
L’italiano Martino Gamper adotta la cultura della collaborazione nota come DIY (Do-It-Yourself), reinterpretando l’idea del fare attraverso il riciclaggio e l’atto del reinventare.
Il franco-portoghese Didier Faustino mette alla prova la percezione comune dello spazio e la convenzionalità dei nostri comportamenti, attraverso dispositivi che ci costringono a un confronto con i nostri limiti fisici e mentali, in una nuova realtà contraddistinta dalla tensione tra urgenze sociali e richieste di libertà.
Choi Jeong-hwa
Ad accogliere il visitatore, nella piazza del museo, l’installazione Golden Lotus di Choi Jeong-hwa, un gigantesco fiore di plastica dai petali dorati di 10 metri di diametro che, gonfiandosi e sgonfiandosi, riproduce la sensazione del respiro. Nelle gallerie interne ancora tre dei suoi spettacolari lavori: Cosmos, una cascata di perle colorate che suggerisce l’immersione tra miriadi di costellazioni; Hubble Bubble, una foresta verde sospesa in cui il pubblico può entrare, esplorare, perdersi; l’installazione Life Life, fatta di lunghi palloncini colorati che ogni giorno si rinnova grazie al loro progressivo cadere, sgonfiarsi e scoppiare e grazie all’intervento dei visitatori che possono gonfiarne e aggiungerne altri.
“La mia arte è il tuo cuore” è il motto dell’artista, che lavora con materiali e oggetti comuni e li trasforma, scoprendo il valore nascosto sotto la superficie degli oggetti, traendo ispirazione dall’armonia e il caos dell’ambiente urbano.
Choi Jeong-hwa (1961) tra gli artisti contemporanei più dinamici e significativi della Corea, è al tempo stesso progettista di edifici, mobili e arredi. Il suo lavoro è stato presentato in numerose biennali tra cui Liverpool (2004), Venezia (2005), e Singapore (2006), così come a Asia House, Londra (2006) e Wolverhampton (2007).
Didier Fiuza Faustino
Si intitola Lampedusa ed è l’installazione site specific di Didier Fiuza Faustino, artista e architetto che esplora la relazione intima e intensa tra le condizioni sociali del corpo e la produzione dello spazio, che chiude il percorso di mostra: una gigantesca boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita, collocata di fronte a una grande riproduzione de La Zattera della Medusa di Géricault. Altrettanto forte e inquietante l’opera Body in Transit, una cassa progettata per poter essere appesa al carrello di un aereo, uno spazio minimo pensato per il trasporto degli emigranti clandestini, un lavoro di “design” di denuncia presentato alla Biennale di Venezia nel 2000 e presente nelle collezioni del Centre Pompidou. Ultimo lavoro esposto è Exploring Dead Buildings 2.0 , una installazione che l’artista ha realizzato a L’Avana, nell’edificio utopistico progettato nel 1961 – 65 dall’architetto italiano Vittorio Garatti destinato a una scuola di danza mai entrata in funzione. Grazie all’intervento di Faustino l’edificio, in disfacimento, torna a nuova vita.
Artista e architetto, Didier Fiuza Faustino (1968) e il suo Bureau des Mésarchitectures lavorano sulla relazione intima tra il corpo e lo spazio. L’artista si è distinto a più riprese in occasione del Chernikhov Prize (Mosca), ha preso parte a numerose biennali (Venezia, Taipei, Yokohama, San Paolo, Istanbul, Pechino, ecc) e nel 2009 ha creato Evento, nuovo appuntamento artistico e urbano di Bordeaux. Tra le sue opere più rappresentative, la H Box per Hermès (2006), padiglione video itinerante destinato a essere presentato in differenti musei di tutto il mondo (Tate Modern a Londra, Centre Pompidou a Parigi, Fondation Beyeler a Basilea, ecc), Body in Transit (2000), spazio minimale e critico per il trasporto dei clandestini, presentato alla Biennale di Venezia e presente nelle collezioni del Centre Pompidou, Double Happiness (2009), doppia altalena aerea presentata alla Biennale di Hong Kong/Shenzhen.
Martino Gamper 100 Chairs in 100 days 2007 Courtesy the artist and Galleria Nilufar, Photography © Angus Mill
Martino Gamper
Proseguendo il percorso di mostra, si incontra Post Forma, una particolare collezione di sedie che, con interventi di tessuto filato a mano e vetro soffiato, cambiano, si modificano, si trasformano.
È il progetto che Martino Gamper, il cui lavoro si pone al confine tra arte e design enfatizzando il work-in-progress e la partecipazione sociale, ha pensato per il MAXXI. La sedia implica riposo, socialità, dialogo, scambio. Il pubblico del MAXXI potrà utilizzare le sedie di Gamper e attivare così quelle relazioni connesse al sedersi.
Martino Gamper (1971) vive e lavora a Londra. Dopo aver lavorato come apprendista con un produttore di mobili a Merano, Gamper ha studiato scultura con Michelangelo Pistoletto presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna. Nel 2000 ha completato un Master al Royal College of Art di Londra, dove ha studiato con Ron Arad. Lavorando al confine tra design e arte, Martino Gamper si impegna in una serie di progetti, dalla progettazione espositiva, all’interior design, commissioni e design dei prodotti di massa per l’industria del mobile internazionale. Gamper ha presentato le sue opere e i suoi progetti in tutto il mondo. Tra le ultime mostre e commissioni: Design is a State of Mind, alla Serpentine Gallery, poi alla Pinacoteca Agnelli di Torino e al Museion di Bolzano; Bench Years, commissione London Design Festival, V&A Museum di Londra (2012).
Pedro Reyes
Sono l’emblema della violenza e dell’aggressività. Ma possono diventare musica e veicolare un messaggio di pace. Così Pedro Reyes, formazione da architetto, che ama esplorare gli spazi e sfidare le convenzioni, trasforma pistole e fucili in un’orchestra meccanica, l’installazione Disarm, realizzata con i resti delle armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano. In mostra anche Disarm Instruments: cinque sculture realizzate anch’esse con armi, che riproducono strumenti musicali come violino, basso, xilofono, flauto di pan e bastone della pioggia. A completare il lavoro e stimolare ulteriormente la riflessione, Reyes realizzerà un giornale con dati, numeri, informazioni sconcertanti sulla produzione e il traffico d’armi.
Pedro Reyes (1972) opera all’interno di un complesso sistema che sfida la le convenzioni Formatosi come architetto, i suoi progetti sono caratterizzati da un interesse per la progettazione e per la definizione di principi strutturali, con elementi di teatro, psicologia e attivismo. Nel 2008, Pedro Reyes realizza Palas Por Pistolas dove 1527 pistol, raccolte in Messico sono trasformate in pale da giardinaggio. Nel 2012 lavora su Disarm, una serie di strumenti musicali costruiti con armi. Nella sua pratica l’utilizzo dello spazio è connaturato all’utilizzo di strutture simboliche e reali per migliorare la comunicazione e la creatività umana come nel progetto Sanatorium, un spazio tra psicologia e arte, realizzato per il Guggenheim di New York e allestito a Documenta 13 (Kassel).
Martedì 10 novembre ore 12.30 PRESENTAZIONE E VISITA IN ANTEPRIMA PER LA STAMPA
intervengono
Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI
Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI
Durante l’incontro sarà presentata anche l’opera LA CITTA’ PERFETTA di Olivo Barbieri, realizzata con il sostegno di Eni
saranno presenti
Choi Jeong-hwa, Didier Fiuza Faustino, Martino Gamper, Pedro Reyes
Olivo Barbieri
Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura; Pippo Ciorra, senior curatore MAXXI Architettura; Anne Palopoli, curatrice MAXXI
Ore 19.30 inaugurazione della mostra
Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui ci definiamo come esseri umani e dunque “trasformazione” è oggi la parola chiave delle nostre esistenze. Di fronte a questo mutamento epocale, numerosi autori hanno messo in atto tentativi rivoluzionari di rispondere alla sfida, sia attraverso forme di resistenza che di innovazione.
Al MAXXI una mostra in cui i visitatori osservano e partecipano alla costruzione di una realtà nuova, condividendo l’esperienza di quattro “transformer” provenienti da diverse parti del mondo.
Il coreano Choi Jeong-Hwa, ispirandosi alla saggezza e all’estetica popolare, trasforma “installazioni artistiche e architettoniche” in manifestazioni provocatorie a sostegno dei “buoni valori” e di una “vita felice”.
Il messicano Pedro Reyes fa sì che l’interazione sociale possa intraprendere nuovi percorsi, utilizzando il realismo e la pace come mezzi di resistenza contro la violenza e la guerra.
L’italiano Martino Gamper adotta la cultura della collaborazione nota come DIY (Do-It-Yourself), reinterpretando l’idea del fare attraverso il riciclaggio e l’atto del reinventare.
Il franco-portoghese Didier Faustino mette alla prova la percezione comune dello spazio e la convenzionalità dei nostri comportamenti, attraverso dispositivi che ci costringono a un confronto con i nostri limiti fisici e mentali, in una nuova realtà contraddistinta dalla tensione tra urgenze sociali e richieste di libertà.
Choi Jeong-hwa
Ad accogliere il visitatore, nella piazza del museo, l’installazione Golden Lotus di Choi Jeong-hwa, un gigantesco fiore di plastica dai petali dorati di 10 metri di diametro che, gonfiandosi e sgonfiandosi, riproduce la sensazione del respiro. Nelle gallerie interne ancora tre dei suoi spettacolari lavori: Cosmos, una cascata di perle colorate che suggerisce l’immersione tra miriadi di costellazioni; Hubble Bubble, una foresta verde sospesa in cui il pubblico può entrare, esplorare, perdersi; l’installazione Life Life, fatta di lunghi palloncini colorati che ogni giorno si rinnova grazie al loro progressivo cadere, sgonfiarsi e scoppiare e grazie all’intervento dei visitatori che possono gonfiarne e aggiungerne altri.
“La mia arte è il tuo cuore” è il motto dell’artista, che lavora con materiali e oggetti comuni e li trasforma, scoprendo il valore nascosto sotto la superficie degli oggetti, traendo ispirazione dall’armonia e il caos dell’ambiente urbano.
Choi Jeong-hwa (1961) tra gli artisti contemporanei più dinamici e significativi della Corea, è al tempo stesso progettista di edifici, mobili e arredi. Il suo lavoro è stato presentato in numerose biennali tra cui Liverpool (2004), Venezia (2005), e Singapore (2006), così come a Asia House, Londra (2006) e Wolverhampton (2007).
Didier Fiuza Faustino
Si intitola Lampedusa ed è l’installazione site specific di Didier Fiuza Faustino, artista e architetto che esplora la relazione intima e intensa tra le condizioni sociali del corpo e la produzione dello spazio, che chiude il percorso di mostra: una gigantesca boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita, collocata di fronte a una grande riproduzione de La Zattera della Medusa di Géricault. Altrettanto forte e inquietante l’opera Body in Transit, una cassa progettata per poter essere appesa al carrello di un aereo, uno spazio minimo pensato per il trasporto degli emigranti clandestini, un lavoro di “design” di denuncia presentato alla Biennale di Venezia nel 2000 e presente nelle collezioni del Centre Pompidou. Ultimo lavoro esposto è Exploring Dead Buildings 2.0 , una installazione che l’artista ha realizzato a L’Avana, nell’edificio utopistico progettato nel 1961 – 65 dall’architetto italiano Vittorio Garatti destinato a una scuola di danza mai entrata in funzione. Grazie all’intervento di Faustino l’edificio, in disfacimento, torna a nuova vita.
Artista e architetto, Didier Fiuza Faustino (1968) e il suo Bureau des Mésarchitectures lavorano sulla relazione intima tra il corpo e lo spazio. L’artista si è distinto a più riprese in occasione del Chernikhov Prize (Mosca), ha preso parte a numerose biennali (Venezia, Taipei, Yokohama, San Paolo, Istanbul, Pechino, ecc) e nel 2009 ha creato Evento, nuovo appuntamento artistico e urbano di Bordeaux. Tra le sue opere più rappresentative, la H Box per Hermès (2006), padiglione video itinerante destinato a essere presentato in differenti musei di tutto il mondo (Tate Modern a Londra, Centre Pompidou a Parigi, Fondation Beyeler a Basilea, ecc), Body in Transit (2000), spazio minimale e critico per il trasporto dei clandestini, presentato alla Biennale di Venezia e presente nelle collezioni del Centre Pompidou, Double Happiness (2009), doppia altalena aerea presentata alla Biennale di Hong Kong/Shenzhen.
Martino Gamper 100 Chairs in 100 days 2007 Courtesy the artist and Galleria Nilufar, Photography © Angus Mill
Martino Gamper
Proseguendo il percorso di mostra, si incontra Post Forma, una particolare collezione di sedie che, con interventi di tessuto filato a mano e vetro soffiato, cambiano, si modificano, si trasformano.
È il progetto che Martino Gamper, il cui lavoro si pone al confine tra arte e design enfatizzando il work-in-progress e la partecipazione sociale, ha pensato per il MAXXI. La sedia implica riposo, socialità, dialogo, scambio. Il pubblico del MAXXI potrà utilizzare le sedie di Gamper e attivare così quelle relazioni connesse al sedersi.
Martino Gamper (1971) vive e lavora a Londra. Dopo aver lavorato come apprendista con un produttore di mobili a Merano, Gamper ha studiato scultura con Michelangelo Pistoletto presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna. Nel 2000 ha completato un Master al Royal College of Art di Londra, dove ha studiato con Ron Arad. Lavorando al confine tra design e arte, Martino Gamper si impegna in una serie di progetti, dalla progettazione espositiva, all’interior design, commissioni e design dei prodotti di massa per l’industria del mobile internazionale. Gamper ha presentato le sue opere e i suoi progetti in tutto il mondo. Tra le ultime mostre e commissioni: Design is a State of Mind, alla Serpentine Gallery, poi alla Pinacoteca Agnelli di Torino e al Museion di Bolzano; Bench Years, commissione London Design Festival, V&A Museum di Londra (2012).
Pedro Reyes
Sono l’emblema della violenza e dell’aggressività. Ma possono diventare musica e veicolare un messaggio di pace. Così Pedro Reyes, formazione da architetto, che ama esplorare gli spazi e sfidare le convenzioni, trasforma pistole e fucili in un’orchestra meccanica, l’installazione Disarm, realizzata con i resti delle armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano. In mostra anche Disarm Instruments: cinque sculture realizzate anch’esse con armi, che riproducono strumenti musicali come violino, basso, xilofono, flauto di pan e bastone della pioggia. A completare il lavoro e stimolare ulteriormente la riflessione, Reyes realizzerà un giornale con dati, numeri, informazioni sconcertanti sulla produzione e il traffico d’armi.
Pedro Reyes (1972) opera all’interno di un complesso sistema che sfida la le convenzioni Formatosi come architetto, i suoi progetti sono caratterizzati da un interesse per la progettazione e per la definizione di principi strutturali, con elementi di teatro, psicologia e attivismo. Nel 2008, Pedro Reyes realizza Palas Por Pistolas dove 1527 pistol, raccolte in Messico sono trasformate in pale da giardinaggio. Nel 2012 lavora su Disarm, una serie di strumenti musicali costruiti con armi. Nella sua pratica l’utilizzo dello spazio è connaturato all’utilizzo di strutture simboliche e reali per migliorare la comunicazione e la creatività umana come nel progetto Sanatorium, un spazio tra psicologia e arte, realizzato per il Guggenheim di New York e allestito a Documenta 13 (Kassel).
Martedì 10 novembre ore 12.30 PRESENTAZIONE E VISITA IN ANTEPRIMA PER LA STAMPA
intervengono
Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI
Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI
Durante l’incontro sarà presentata anche l’opera LA CITTA’ PERFETTA di Olivo Barbieri, realizzata con il sostegno di Eni
saranno presenti
Choi Jeong-hwa, Didier Fiuza Faustino, Martino Gamper, Pedro Reyes
Olivo Barbieri
Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura; Pippo Ciorra, senior curatore MAXXI Architettura; Anne Palopoli, curatrice MAXXI
Ore 19.30 inaugurazione della mostra
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