Stills of Peace and Everyday Life. Edizione IX
Dal 09 Luglio 2022 al 04 Settembre 2022
Atri | Teramo
Luogo: Sedi varie Atri e Pescara
Indirizzo: Sedi varie
E-Mail info: info@fondazionearia.it
Sito ufficiale: http://www.stillsofpeace.com
Partita nel 2013 con una prima mostra organizzata a Islamabad, Pakistan, la nona edizione di Stills of Peace ospita l’Armenia, dopo aver attraversato Spagna, Francia, Cina, Marocco, Iran, Giappone e Corea del Sud. L’Armenia, l’estremità europea ai confini con l’Asia, dopo almeno un millennio di prevaricazioni e la ferita profonda di un genocidio, ha raggiunto l’indipendenza dall’Unione Sovietica soltanto nel 1991. Lo sguardo limpido di un’adolescente, ritratta da Zaven Khachikyan, scelto come immagine ufficiale della rassegna, arriva dritto alle nostre coscienze, spazza via l’indifferenza, cedendo il posto alla speranza, esigendo rispetto e cura per le generazioni future e, inconsapevolmente, invoca la verità. La guerra è ancora viva nei ricordi della popolazione armena ma non gli ha tolto la speranza di un futuro in cui sarà riconosciuto universalmente il principio di eguaglianza dei popoli, di soluzione pacifica delle controversie internazionali e il diritto all’autodeterminazione per tutte le Comunità di questa Terra.
Fondazione ARIA, oltre alla ormai decennale collaborazione con il Comune di Atri, estende Stills of Peace a Pescara creando un network virtuoso che ha permesso alla rassegna di crescere soprattutto con importanti e inedite produzioni site-specific e con la presenza di sedici artisti ospiti, cinque curatori, tre sedi espositive con ben sette mostre d’arte contemporanea. Fotografia, scultura, pittura, performance, videoarte, sei appuntamenti con il cinema in lingua originale e una produzione cinematografica girata tra le comunità armene in Italia, a partire da Nor Arax, primo insediamento armeno di Bari, fino all’isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, uno dei principali centri di cultura armena al mondo.
Ancora una volta coglie nel segno lo spirito originario di Stills of Peace and Everyday Life, Frammenti di Pace nella Vita Quotidiana, di aprire all’incontro e al rispetto delle differenze tra i popoli attraverso la mutua conoscenza per comprendere i comuni valori, umanistici ed esistenziali, che sono alla base di ciascuna specifica Cultura.
Ci auguriamo che i nostri visitatori colgano l’intento di aver voluto tessere un tappeto di visioni e di emozioni congiunte dove oriente e occidente coesistono pacificamente e in armonia con le energie, terrene e spirituali, del nostro splendido Pianeta.
Giovanna Dello Iacono
Direttrice Rass. Stills of Peace
PROGRAMMA: MA.CO. / MARATONA DEL CONTEMPORANEO 9 LUGLIO ORE 18.00 / ATRI Cortile di Palazzo Acquaviva: Inaugurazione Rassegna Stills of Peace
Visita alle mostre S.o.P. – Cisterne di Palazzo Acquaviva e Palazzo Cardinal Cicada,
con live performance nel Teatro Romano
10 LUGLIO ORE 18.00 / PESCARA Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna: Inaugurazione mostre Stills of Peace
11 LUGLIO ORE 21.00 / ATRI Cortile di Palazzo Acquaviva: Presentazione Cine Armenia e proiezione
‘Ararat – Il monte dell’arca’ (2002) di Atom Egoyan
3 – 4 SETTEMBRE FINISSAGE MOSTRE STILLS OF PEACE 3 SETTEMBRE ORE 18.00 / PESCARA Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna: Evento conclusivo Rassegna Stills of Peace
4 SETTEMBRE ORE 18.00 / ATRI Teatro Comunale: Proiezione cortometraggio sulle comunità armene in Italia ‘Antarram’ di Dino Viani MOSTRE: CISTERNE DI PALAZZO ACQUAVIVA – ATRI APPARIZIONI, LEGAMI
UGO GILETTA, MIKAYEL OHANJANYAN
SINTESI APERTA, INTERVENTO ARTISTICO DI APO YAGHMOURIAN A cura di Antonio Zimarino
Apparizioni, legami sono i termini che sintetizzano identità e differenza tra due artisti distanti per cultura, formazione, relazioni, ma ci consentono di vedere ‘che cosa’ le opere dicono e suggeriscono, che cosa in loro, nella loro struttura formale e immaginale possono rivelare. Nelle figure di Ugo Giletta, forme primordiali di volti o di relazioni, appaiono cenni di identità ancora da definirsi; tutto resta sul limite appena percepibile tra l’essere e l’esistere: idea, possibilità e concretezza si legano tra loro. Nulla sparisce ma al contrario, tutto è primo apparire di una possibile identità dell’anima delle figure che tentano di ‘esistere’ e di formarsi. Tutto resta sospeso e forse prenderà definizione. Per Mikayel Ohanjanyan il legame tra le cose è fisico: le forme di marmo o di basalto sono scavate e tenute insieme realmente e/o apparentemente da cavi di acciaio. All’interno della pietra, esplode un’energia vera ma invisibile che frantumerebbe la scultura, generando campi di forze, dinamiche e tensioni fortissime. Ma tutto è tenuto insieme da un ‘legame’ d’acciaio che non vuol lasciare che l’unità si disperda tentando e riuscendo comunque a compiere l’impossibile.
Nel progetto del giovane artista Apo Yaghmourian, gli scarti della lavorazione artigianale si trasformano in impossibili immagini e oggetti del lavoro contadino. La continuità manuale e paziente genera nuove identità estetiche in ciò che è scartato.
CANNIBALS, KINGS AND GIFTS / CANNIBALI, RE E REGALI
SPARTAK KHACHANOV, TOMMASO SANDRI A cura di Eva Comuzzi
La mostra Cannibals, kings and gifts mette in dialogo l’operato di Spartak Khachanov e di Tommaso Sandri. L’idea di accostare questi due artisti nasce dalle forti affinità che presenta la loro ricerca, sempre attenta a mettere in luce i conflitti politico-economici che affliggono il mondo e le loro conseguenze. Se il primo, che fra l’altro, e come da sua definizione, è un rifugiato politico e artista in esilio, si incentra soprattutto sulla situazione personale vissuta in Armenia e Ucraina, suoi due paesi di origine, condannandone in maniera esplicita e provocatoria il dominio maschile (Parade of Penises ne è un esempio), il secondo, affronta la medesima tematica (Fallocracy) ma con un esito decisamente più ironico e giocoso e offre inoltre supporto e sostegno ai migranti, divenendone un amplificatore delle loro voci interrotte.
Il titolo della mostra prende spunto dal libro Cannibali e re. Le origini delle culture, dell’antropologo americano Marvin Harris, dove nel nostro caso i cannibali e i re sono i medesimi, ovvero i potenti, mentre i regali sono quelli consegnati da Sandri in Africa e in Italia a genitori o figli forzatamente separati e rimessi in contatto attraverso questo scambio, questo dono che, per riportare le parole dell’artista, ci ricorda che “siamo il frutto di millenarie migrazioni di storie, persone, oggetti, idee”. Rimanendo in tema di contatti e connessioni, Khachanov ha realizzato per l’occasione Cocoon, una nuova produzione interattiva che attraverso una rete neurale ci aiuta a collegare diversi monumenti eretti nel mondo. PALAZZO CARDINAL CICADA, TEATRO ROMANO – ATRI
MUSEO D’ARTE MODERNA “VITTORIA COLONNA” – PESCARA … E L’ANGELO SI È SCORDATO DI TE.
GIANLUCA CHIODI, LIANA GHUKASYAN, JUAN DEL PRETE,
GIUSEPPINA PIUNTI, MATTHIAS LUDWIG, ALEX RICCI, SONYA ORFALIAN Il coraggio, la determinazione e la consapevolezza della non unicità della verità, la visione revisionista protesa nell’individuare nuovi codici comportamentali tra gli uomini, la natura e le espressioni che coniugano i linguaggi interpretativi della creazione artistica, sono i presupposti utilizzati in questo percorso narrativo. L’intersezione fra lo scorrere del tempo, il recupero della memoria personale e di quella storico-sociale, favoriscono la creazione di credibili paralleli tra i lavori presentati, aggiungendo nuovi elementi conoscitivi a tutto l’assetto espositivo. Le diverse espressioni artistiche presenti, sono elementi compositivi di un vasto mosaico in cui il tempo non ha valore cronologico ma eÌ elemento portatore di memorie, personali e collettive.
Spazi esterni, volumi architettonici differenti per connotazioni stilistiche e dislocazione geografica, sono solo mezzi necessari per fare delle diversità narrative il terreno fertile per potenziare le differenti esigenze espressive degli artisti: Gianluca Chiodi, Liana Ghukasyan e Juan Del Prete, esponenti delle arti visive, Giuseppina Piunti soprano, Matthias Ludwig baritono, Alex Ricci chitarrista, Sonya Orfalian scrittrice.
MUSEO D’ARTE MODERNA VITTORIA COLONNA – PESCARA QUI È COME ALTROVE
NAZIK ARMENAKYAN, ANI GEVORGYAN, ZAVEN KHACHIKYAN, ARAM KIRAKOSYAN ARMENIA, UN GIORNO QUALUNQUE
GIOVANNI IOVACCHINI A cura di Paolo Dell’Elce
Quattro fotografi armeni ci restituiscono aspetti della vita quotidiana. Pur nelle loro diversità stilistiche, nella loro ricerca possiamo trovare molte affinità. L’intento narrativo con cui essi utilizzano il linguaggio visivo. La necessità di far vedere non tanto nell’accezione fenomenologica del visibile che si manifesta per ciò che è in sé, quanto nel senso più storico e antropologico che restituisce la bellezza etica di uno sguardo partecipe, a tratti accorato, dell’uomo sull’uomo. Un dolore di fondo, in effetti, si coglie nel lavoro di questi autori. Un dolore mai sopito che in ogni armeno è forse un lascito ancestrale. Un dolore contemplato che nella fotografia diventa elemento di linguaggio e ha il timbro grave di un basso continuo che risuona nella deriva storica di un intero popolo.
Le fotografie di Giovanni Iovacchini hanno il privilegio di essere semplici e vere. Semplici perché non ricorrono ad effetti speciali di ottiche o peggio ancora di ‘luci’, vere perché ci mostrano la vita ordinaria che fa una persona qualsiasi in una qualsiasi parte del mondo, senza protagonismi, affacciandosi ad un balcone tra i panni stesi, o armeggiando dentro il cofano di una macchina in panne. Può capitare di ritrovarsi un giorno in un villaggio dell’Armenia e incontrare la signora della porta accanto che ti guarda dalla finestra e si chiede perché la stai fotografando con il grembiule di tutti i giorni. È la bellezza negletta di un giorno qualunque; un giorno di pace.
Fondazione ARIA, oltre alla ormai decennale collaborazione con il Comune di Atri, estende Stills of Peace a Pescara creando un network virtuoso che ha permesso alla rassegna di crescere soprattutto con importanti e inedite produzioni site-specific e con la presenza di sedici artisti ospiti, cinque curatori, tre sedi espositive con ben sette mostre d’arte contemporanea. Fotografia, scultura, pittura, performance, videoarte, sei appuntamenti con il cinema in lingua originale e una produzione cinematografica girata tra le comunità armene in Italia, a partire da Nor Arax, primo insediamento armeno di Bari, fino all’isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, uno dei principali centri di cultura armena al mondo.
Ancora una volta coglie nel segno lo spirito originario di Stills of Peace and Everyday Life, Frammenti di Pace nella Vita Quotidiana, di aprire all’incontro e al rispetto delle differenze tra i popoli attraverso la mutua conoscenza per comprendere i comuni valori, umanistici ed esistenziali, che sono alla base di ciascuna specifica Cultura.
Ci auguriamo che i nostri visitatori colgano l’intento di aver voluto tessere un tappeto di visioni e di emozioni congiunte dove oriente e occidente coesistono pacificamente e in armonia con le energie, terrene e spirituali, del nostro splendido Pianeta.
Giovanna Dello Iacono
Direttrice Rass. Stills of Peace
PROGRAMMA: MA.CO. / MARATONA DEL CONTEMPORANEO 9 LUGLIO ORE 18.00 / ATRI Cortile di Palazzo Acquaviva: Inaugurazione Rassegna Stills of Peace
Visita alle mostre S.o.P. – Cisterne di Palazzo Acquaviva e Palazzo Cardinal Cicada,
con live performance nel Teatro Romano
10 LUGLIO ORE 18.00 / PESCARA Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna: Inaugurazione mostre Stills of Peace
11 LUGLIO ORE 21.00 / ATRI Cortile di Palazzo Acquaviva: Presentazione Cine Armenia e proiezione
‘Ararat – Il monte dell’arca’ (2002) di Atom Egoyan
3 – 4 SETTEMBRE FINISSAGE MOSTRE STILLS OF PEACE 3 SETTEMBRE ORE 18.00 / PESCARA Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna: Evento conclusivo Rassegna Stills of Peace
4 SETTEMBRE ORE 18.00 / ATRI Teatro Comunale: Proiezione cortometraggio sulle comunità armene in Italia ‘Antarram’ di Dino Viani MOSTRE: CISTERNE DI PALAZZO ACQUAVIVA – ATRI APPARIZIONI, LEGAMI
UGO GILETTA, MIKAYEL OHANJANYAN
SINTESI APERTA, INTERVENTO ARTISTICO DI APO YAGHMOURIAN A cura di Antonio Zimarino
Apparizioni, legami sono i termini che sintetizzano identità e differenza tra due artisti distanti per cultura, formazione, relazioni, ma ci consentono di vedere ‘che cosa’ le opere dicono e suggeriscono, che cosa in loro, nella loro struttura formale e immaginale possono rivelare. Nelle figure di Ugo Giletta, forme primordiali di volti o di relazioni, appaiono cenni di identità ancora da definirsi; tutto resta sul limite appena percepibile tra l’essere e l’esistere: idea, possibilità e concretezza si legano tra loro. Nulla sparisce ma al contrario, tutto è primo apparire di una possibile identità dell’anima delle figure che tentano di ‘esistere’ e di formarsi. Tutto resta sospeso e forse prenderà definizione. Per Mikayel Ohanjanyan il legame tra le cose è fisico: le forme di marmo o di basalto sono scavate e tenute insieme realmente e/o apparentemente da cavi di acciaio. All’interno della pietra, esplode un’energia vera ma invisibile che frantumerebbe la scultura, generando campi di forze, dinamiche e tensioni fortissime. Ma tutto è tenuto insieme da un ‘legame’ d’acciaio che non vuol lasciare che l’unità si disperda tentando e riuscendo comunque a compiere l’impossibile.
Nel progetto del giovane artista Apo Yaghmourian, gli scarti della lavorazione artigianale si trasformano in impossibili immagini e oggetti del lavoro contadino. La continuità manuale e paziente genera nuove identità estetiche in ciò che è scartato.
CANNIBALS, KINGS AND GIFTS / CANNIBALI, RE E REGALI
SPARTAK KHACHANOV, TOMMASO SANDRI A cura di Eva Comuzzi
La mostra Cannibals, kings and gifts mette in dialogo l’operato di Spartak Khachanov e di Tommaso Sandri. L’idea di accostare questi due artisti nasce dalle forti affinità che presenta la loro ricerca, sempre attenta a mettere in luce i conflitti politico-economici che affliggono il mondo e le loro conseguenze. Se il primo, che fra l’altro, e come da sua definizione, è un rifugiato politico e artista in esilio, si incentra soprattutto sulla situazione personale vissuta in Armenia e Ucraina, suoi due paesi di origine, condannandone in maniera esplicita e provocatoria il dominio maschile (Parade of Penises ne è un esempio), il secondo, affronta la medesima tematica (Fallocracy) ma con un esito decisamente più ironico e giocoso e offre inoltre supporto e sostegno ai migranti, divenendone un amplificatore delle loro voci interrotte.
Il titolo della mostra prende spunto dal libro Cannibali e re. Le origini delle culture, dell’antropologo americano Marvin Harris, dove nel nostro caso i cannibali e i re sono i medesimi, ovvero i potenti, mentre i regali sono quelli consegnati da Sandri in Africa e in Italia a genitori o figli forzatamente separati e rimessi in contatto attraverso questo scambio, questo dono che, per riportare le parole dell’artista, ci ricorda che “siamo il frutto di millenarie migrazioni di storie, persone, oggetti, idee”. Rimanendo in tema di contatti e connessioni, Khachanov ha realizzato per l’occasione Cocoon, una nuova produzione interattiva che attraverso una rete neurale ci aiuta a collegare diversi monumenti eretti nel mondo. PALAZZO CARDINAL CICADA, TEATRO ROMANO – ATRI
MUSEO D’ARTE MODERNA “VITTORIA COLONNA” – PESCARA … E L’ANGELO SI È SCORDATO DI TE.
GIANLUCA CHIODI, LIANA GHUKASYAN, JUAN DEL PRETE,
GIUSEPPINA PIUNTI, MATTHIAS LUDWIG, ALEX RICCI, SONYA ORFALIAN Il coraggio, la determinazione e la consapevolezza della non unicità della verità, la visione revisionista protesa nell’individuare nuovi codici comportamentali tra gli uomini, la natura e le espressioni che coniugano i linguaggi interpretativi della creazione artistica, sono i presupposti utilizzati in questo percorso narrativo. L’intersezione fra lo scorrere del tempo, il recupero della memoria personale e di quella storico-sociale, favoriscono la creazione di credibili paralleli tra i lavori presentati, aggiungendo nuovi elementi conoscitivi a tutto l’assetto espositivo. Le diverse espressioni artistiche presenti, sono elementi compositivi di un vasto mosaico in cui il tempo non ha valore cronologico ma eÌ elemento portatore di memorie, personali e collettive.
Spazi esterni, volumi architettonici differenti per connotazioni stilistiche e dislocazione geografica, sono solo mezzi necessari per fare delle diversità narrative il terreno fertile per potenziare le differenti esigenze espressive degli artisti: Gianluca Chiodi, Liana Ghukasyan e Juan Del Prete, esponenti delle arti visive, Giuseppina Piunti soprano, Matthias Ludwig baritono, Alex Ricci chitarrista, Sonya Orfalian scrittrice.
MUSEO D’ARTE MODERNA VITTORIA COLONNA – PESCARA QUI È COME ALTROVE
NAZIK ARMENAKYAN, ANI GEVORGYAN, ZAVEN KHACHIKYAN, ARAM KIRAKOSYAN ARMENIA, UN GIORNO QUALUNQUE
GIOVANNI IOVACCHINI A cura di Paolo Dell’Elce
Quattro fotografi armeni ci restituiscono aspetti della vita quotidiana. Pur nelle loro diversità stilistiche, nella loro ricerca possiamo trovare molte affinità. L’intento narrativo con cui essi utilizzano il linguaggio visivo. La necessità di far vedere non tanto nell’accezione fenomenologica del visibile che si manifesta per ciò che è in sé, quanto nel senso più storico e antropologico che restituisce la bellezza etica di uno sguardo partecipe, a tratti accorato, dell’uomo sull’uomo. Un dolore di fondo, in effetti, si coglie nel lavoro di questi autori. Un dolore mai sopito che in ogni armeno è forse un lascito ancestrale. Un dolore contemplato che nella fotografia diventa elemento di linguaggio e ha il timbro grave di un basso continuo che risuona nella deriva storica di un intero popolo.
Le fotografie di Giovanni Iovacchini hanno il privilegio di essere semplici e vere. Semplici perché non ricorrono ad effetti speciali di ottiche o peggio ancora di ‘luci’, vere perché ci mostrano la vita ordinaria che fa una persona qualsiasi in una qualsiasi parte del mondo, senza protagonismi, affacciandosi ad un balcone tra i panni stesi, o armeggiando dentro il cofano di una macchina in panne. Può capitare di ritrovarsi un giorno in un villaggio dell’Armenia e incontrare la signora della porta accanto che ti guarda dalla finestra e si chiede perché la stai fotografando con il grembiule di tutti i giorni. È la bellezza negletta di un giorno qualunque; un giorno di pace.
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