Cugini del Re. Storia del Collare della Santissima Annunziata
Dal 08 Aprile 2014 al 29 Giugno 2014
Torino
Luogo: Museo di Arti Decorative - Fondazione Accorsi Ometto
Indirizzo: via Po 55
Orari: da martedì a venerdì 10-13 / 14-18; sabato e domenica 10-13 / 14-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito per i visitatori del Museo di arti decorative e per quelli della mostra L'Oriente di Alberto Pasini
Telefono per informazioni: +39 011 837688
E-Mail info: info@fondazioneaccorsi-ometto.it
Sito ufficiale: http://www.fondazioneaccorsi-ometto.it
Dall’8 aprile al 29 giugno, in concomitanza con la mostra L’ORIENTE DI ALBERTO PASINI (Museo Accorsi – Ometto, 7 febbraio – 29 giugno 2014), la Fondazione Accorsi – Ometto esporrà nella sala degli oggetti montati una serie di collari dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata, tra cui uno proveniente da Palazzo Reale di Torino e uno prestato dal duca di Amedeo d’Aosta. L’occasione nasce dal recente acquisto da parte della Fondazione del piccolo collare che appartenne al conte Luigi Cibrario, storico e uomo politico, investito del titolo di cavaliere da Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1869.
La storia dell’Ordine inizia nel 1364 con il conte Amedeo VI di Savoia, detto il “Conte verde”: l’Ordre du Collier, poi della Santissima Annunziata, nacque come ordine votivo in previsione della grande impresa collettiva per liberare la Terra Santa dai Turchi. Inizialmente vi appartenevano quindici cavalieri, scelti perché guidati in vita dalle virtù del coraggio, dell’umiltà e della fede. Nel 1383 l’ordine divenne dinastico con a capo un Gran Maestro, al quale spettava la nomina dei cavalieri. Questi ultimi, al momento dell’investitura, ricevevano, come segno di riconoscimento, un collare d’oro, che originariamente era proprio simile a quello dei levrieri, con un pendente a tre nodi d’amore.
Il collare nel corso di sei secoli subì numerose modifiche. Nel 1409 Amedeo VIII di Savoia codificò gli usi dell’Ordine, regolamentandone le cerimonie, e autorizzò l’inserimento, all’interno del collare, di rose smaltate rosse e bianche e del motto FERT (acronimo di Fortitudo Eius Rodum Tenuit), sigla che, alludendo al latino ferre, ossia sopportare, portare, voleva far riferimento al vincolo al quale si sottometteva il cavaliere al momento di accettare l’investitura. Nel 1518, Carlo II di Savoia pose l’Ordine sotto la protezione della Madonna, decidendo di inserire all’interno del pendente la scena dell’Annunciazione, ragione per cui il sodalizio prese il nome con cui è ancor oggi noto. Contemporaneamente il duca decise di cambiare la forma del collare, che da quel momento in poi fu realizzato con quindici nodi chiusi, smaltati di bianco e di nero, all’interno dei quali doveva comparire il motto FERT; alternate a questi, quindici rose, sette bianche, sette rosse e una di entrambi i colori. Il numero dei cavalieri salì a venti. Nel 1577 Emanuele Filiberto di Savoia, detto “Testa di ferro”, rivide gli statuti e portò a ventidue il numero dei cavalieri: soltanto i nobili da almeno cinque generazioni potevano aspirare al titolo. Nel 1630 i cavalieri dell’Ordine furono equiparati a parenti del sovrano, ossia a “cugini”. Nel 1869 Vittorio Emanuele II di Savoia decretò l’ammissione all’Ordine non più solo agli appartenenti al ceto nobiliare, ma anche a personalità che si erano contraddistinte per meriti professionali, civili e militari. Un nuovo regolamento stabilì, in maniera definitiva, l’aspetto e l’uso dei collari: quello grande, formato da quattordici maglie in oro alte 3 cm, doveva essere portato il giorno dell’investitura e nei due giorni successivi, nelle solennità del Natale, Pasqua, Pentecoste e Ognissanti, il giorno della festa del Santo Sudario, nei giorni di battaglia e nei giorni del capitolo. Quello piccolo invece, sempre caratterizzato da quattordici maglie, ma alte 1,5 cm, doveva essere indossato tutti gli altri giorni, appeso ad una catenella d’oro o a un cordoncino di seta.
Alla morte del cavaliere, gli eredi dovevano restituire al re il grande collare, mentre il piccolo restava alla famiglia dell’insignito. Proprio a questo gruppo appartiene l’esemplare recentemente entrato a far parte delle collezioni del Museo Accorsi – Ometto.
La gioielleria Musy Padre e Figli, fornitrice della Real Casa, fu autorizzata a realizzare delle repliche dei Grandi Collari in rame o in princisbecco che andavano a sostituire gli originali durante le rievocazioni storiche o in altre occasioni in cui si sarebbero potuti danneggiare.
Ogni Grande collare è quindi la testimonianza di una propria storia: i nomi dei possessori venivano annotati, l’uno dopo l’altro, in un cartiglio sul coperchio della scatola e al momento dell’investitura il nuovo cavaliere poteva scegliere tra quelli disponibili.
Giovedì 8 maggio 2014, ore 17.00:
Conferenza UN’INTERNAZIONALE SABAUDA: l’Ordine supremo della Santissima Annunziata
A cura di Gustavo Mola di Nomaglio
Ingresso libero fino a esaurimento posti
La storia dell’Ordine inizia nel 1364 con il conte Amedeo VI di Savoia, detto il “Conte verde”: l’Ordre du Collier, poi della Santissima Annunziata, nacque come ordine votivo in previsione della grande impresa collettiva per liberare la Terra Santa dai Turchi. Inizialmente vi appartenevano quindici cavalieri, scelti perché guidati in vita dalle virtù del coraggio, dell’umiltà e della fede. Nel 1383 l’ordine divenne dinastico con a capo un Gran Maestro, al quale spettava la nomina dei cavalieri. Questi ultimi, al momento dell’investitura, ricevevano, come segno di riconoscimento, un collare d’oro, che originariamente era proprio simile a quello dei levrieri, con un pendente a tre nodi d’amore.
Il collare nel corso di sei secoli subì numerose modifiche. Nel 1409 Amedeo VIII di Savoia codificò gli usi dell’Ordine, regolamentandone le cerimonie, e autorizzò l’inserimento, all’interno del collare, di rose smaltate rosse e bianche e del motto FERT (acronimo di Fortitudo Eius Rodum Tenuit), sigla che, alludendo al latino ferre, ossia sopportare, portare, voleva far riferimento al vincolo al quale si sottometteva il cavaliere al momento di accettare l’investitura. Nel 1518, Carlo II di Savoia pose l’Ordine sotto la protezione della Madonna, decidendo di inserire all’interno del pendente la scena dell’Annunciazione, ragione per cui il sodalizio prese il nome con cui è ancor oggi noto. Contemporaneamente il duca decise di cambiare la forma del collare, che da quel momento in poi fu realizzato con quindici nodi chiusi, smaltati di bianco e di nero, all’interno dei quali doveva comparire il motto FERT; alternate a questi, quindici rose, sette bianche, sette rosse e una di entrambi i colori. Il numero dei cavalieri salì a venti. Nel 1577 Emanuele Filiberto di Savoia, detto “Testa di ferro”, rivide gli statuti e portò a ventidue il numero dei cavalieri: soltanto i nobili da almeno cinque generazioni potevano aspirare al titolo. Nel 1630 i cavalieri dell’Ordine furono equiparati a parenti del sovrano, ossia a “cugini”. Nel 1869 Vittorio Emanuele II di Savoia decretò l’ammissione all’Ordine non più solo agli appartenenti al ceto nobiliare, ma anche a personalità che si erano contraddistinte per meriti professionali, civili e militari. Un nuovo regolamento stabilì, in maniera definitiva, l’aspetto e l’uso dei collari: quello grande, formato da quattordici maglie in oro alte 3 cm, doveva essere portato il giorno dell’investitura e nei due giorni successivi, nelle solennità del Natale, Pasqua, Pentecoste e Ognissanti, il giorno della festa del Santo Sudario, nei giorni di battaglia e nei giorni del capitolo. Quello piccolo invece, sempre caratterizzato da quattordici maglie, ma alte 1,5 cm, doveva essere indossato tutti gli altri giorni, appeso ad una catenella d’oro o a un cordoncino di seta.
Alla morte del cavaliere, gli eredi dovevano restituire al re il grande collare, mentre il piccolo restava alla famiglia dell’insignito. Proprio a questo gruppo appartiene l’esemplare recentemente entrato a far parte delle collezioni del Museo Accorsi – Ometto.
La gioielleria Musy Padre e Figli, fornitrice della Real Casa, fu autorizzata a realizzare delle repliche dei Grandi Collari in rame o in princisbecco che andavano a sostituire gli originali durante le rievocazioni storiche o in altre occasioni in cui si sarebbero potuti danneggiare.
Ogni Grande collare è quindi la testimonianza di una propria storia: i nomi dei possessori venivano annotati, l’uno dopo l’altro, in un cartiglio sul coperchio della scatola e al momento dell’investitura il nuovo cavaliere poteva scegliere tra quelli disponibili.
Giovedì 8 maggio 2014, ore 17.00:
Conferenza UN’INTERNAZIONALE SABAUDA: l’Ordine supremo della Santissima Annunziata
A cura di Gustavo Mola di Nomaglio
Ingresso libero fino a esaurimento posti
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