Francesco Casorati. Tra magia e geometria
Dal 02 Settembre 2022 al 13 Novembre 2022
Carmagnola | Torino
Luogo: Palazzo Lomellini
Indirizzo: Piazza S.Agostino 17
Orari: dal lunedì al venerdì 20,30-23; sabato e domenica 15,30-18,30 e 20,30-23. Orario dal 12 settembre al 13 novembre: giovedì e venerdì 15,30-18,30, sabato e domenica 10,30-12,30 e 15,30-18,30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
La mostra di Francesco Casorati “Tra magia e geometria”, a Palazzo Lomellini a Carmagnola (vernissage venerdì 2 settembre alle 18,30) ripercorre attraverso una trentina di opere, le tappe più significative della lunga carriera dell'artista, suddividendola in quattro “focus” principali dedicati per scelta solo alle sue opere pittoriche e selezionate per il loro significato emblematico dalla curatrice Elena Pontiggia, che, nel suo saggio introduttivo al catalogo, sottolinea il carattere del tutto originale e indipendente del percorso artistico di Francesco Casorati.
Nella prima sala di Palazzo Lomellini sono esposte le opere degli anni '50, come la visionaria “Torre di Babele” del 1952, metafora della guerra, dell’incapacità degli uomini di comprendersi, dipinta da Francesco Casorati appena diciottenne, eppure opera di un artista già maturo, informato, colto, come ricorda la curatrice. Nella seconda sala il periodo successivo caratterizzato dal colore blu, il colore della lontananza e del sogno, tra cui emerge “il Grande Passero”, opera dipinta nel 1968. La mostra prosegue al secondo piano con la sala dedicata ad una serie di opere dipinte ad acrilico dove i soggetti vengono raffreddati e sospesi come in “Labirinto di carta” del 1984, e infine nell’ultima sala arriviamo alla produzione più recente caratterizzata dal ritorno alla pittura ad olio, che gli permetteva vibrazioni cromatiche e materiche più liriche, come nel poetico “Sette barche e tre pesci” del 2010.
Scrive Elena Pontiggia nel saggio introduttivo in catalogo: “Nascere in una famiglia dove il padre, Felice Casorati, è uno dei maggiori artisti del secolo e la madre è Daphne Maugham, pittrice di rara finezza e nipote del famoso romanziere Somerset Maugham, significa nascere in un’Accademia di Belle Arti, laurearsi a quattro anni, respirare pittura fin dalla nascita. Francesco sarà sempre stilisticamente diversissimo da Felice e compirà un percorso coraggiosamente, caparbiamente indipendente. Da lui apprende però un concetto fondamentale: la nozione di una pittura che non nasce dall’impressione, dalla sensazione, dalla visione immediata, ma dall’idea. Felice diceva che, per arrivare alla verità dell’arte, bisogna dimenticare la realtà superficiale, e questa convinzione, espressa nelle opere più ancora che a parole, rimane indiscussa anche per Francesco”.
Attraverso le opere selezionate per la mostra, traspare come la pittura di Francesco Casorati abbia la capacità di dialogare con le tendenze a lui contemporanee senza appartenere a nessuna di esse e anche quando, inizio anni sessanta, nei suoi quadri linee e volumi tendono a dissolversi, conservano intatte le proprie radici e genesi figurative e narrative.
Anche il periodo post-informale, che attraversa nella seconda metà degli anni Sessanta, è declinato originalmente dall'artista. Casorati dialoga con la Pop Art e dialoga anche col surrealismo, soprattutto di Magritte. Il blu, su cui nella seconda metà degli anni Sessanta imposta le sue composizioni, è insieme il colore della lontananza - come diceva Cézanne – e il colore del sogno. È una monocromia che sottrae l'immagine alla banale colorazione della vita quotidiana e al realismo immediato, altrettanto banale. Per oltre un decennio, fra gli anni Settanta e Ottanta, Francesco abbandona la tecnica ad olio a favore dell’acrilico, funzionale per ottenere una tessitura quasi monocromatica e rarefatta, su cui proiettare la nuova fiaba visuale dalle tonalità atimbriche e dal rigore architettonico metafisico. Infine la tappa ultima, aperta dal trittico “Burrasca” del 1986, quella del ritorno alla pittura ad olio, a ritmi espressivi, a affabulazioni sceniche, a vibrazioni cromatiche nuove e intrise di “poetica irragionevolezza”, rimanendo intatto il controllo mentale e formale della composizione. La cifra che accomuna le diverse fasi, arrivando alle opere degli anni 2000, è il carattere antinaturalistico della intera rappresentazione pittorica di Francesco, ad un tempo logica e lirica, mentale e visionaria, fiabesca e astratta, autonoma dalle correnti artistiche, ma aperta al dialogo, pur sui generis, con alcune di queste quando non lontane dalla sua poetica e visione del mondo.
Dichiarazioni del Sindaco Ivana Gaveglio e dell’Assessore Alessandro Cammarata: “La mostra su Francesco Casorati nasce da un’idea del Professor Riccardo Cordero e da una cordiale collaborazione dell’Assessorato alla Cultura con l’Archivio della famiglia Casorati. Il risultato è una mostra antologica, che accompagna il visitatore in un’atmosfera emozionante e fiabesca, alla scoperta del singolare percorso artistico di un grande maestro. Un’esperienza che si propone come un’opportunità di conoscenza che, lungi dall’essere riservata ai soli cultori dell’arte, tende a dialogare con un pubblico di variegata sensibilità. A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, riteniamo doveroso rievocare la figura di un pittore come Francesco Casorati, per l’originalità che rende la sua opera meritevole di essere conosciuta ed apprezzata, anche dalle generazioni più giovani. Siamo pertanto lieti di proporre a Palazzo Lomellini questo nuovo progetto espositivo, coerentemente con l’identità della nostra Civica Galleria di Arte Contemporanea, luogo d’eccellenza per la diffusione della conoscenza a vari livelli, la promozione culturale e la valorizzazione turistica del nostro territorio”.
Francesco Casorati (Torino, 1934-2013) allestisce nel 1954 la sua prima personale alla Galleria del Sole, a Milano. Espone alla Biennale di Venezia nel 1956 e poi nel 1962. Partecipa alla rassegna “Francia Italia” nel 1957, alla Quadriennale romana nel 1959 e nel 1966. Il lavoro dei decenni successivi si manifesta in una lunga serie di mostre personali in gallerie nazionali e internazionali. Sue mostre antologiche sono state allestite a Palazzo Robellini di Acqui Terme nel 1982, a Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1985, al Battistero di S Pietro ad Asti nel 1991, alla Sala Bolaffi di Torino, a cura della Regione Piemonte, nel 2000, nel Palazzo dei Sette ad Orvieto nel 2003, al Museo civico d'arte contemporanea di Mombercelli nel 2004, a Casa Felicita a Cavatore nel 2010, a Villa Vallero a Rivarolo nel 2011. Accanto alla pittura, fondamentale è la sua l'attività grafica, calcografica e litografica.
Nella prima sala di Palazzo Lomellini sono esposte le opere degli anni '50, come la visionaria “Torre di Babele” del 1952, metafora della guerra, dell’incapacità degli uomini di comprendersi, dipinta da Francesco Casorati appena diciottenne, eppure opera di un artista già maturo, informato, colto, come ricorda la curatrice. Nella seconda sala il periodo successivo caratterizzato dal colore blu, il colore della lontananza e del sogno, tra cui emerge “il Grande Passero”, opera dipinta nel 1968. La mostra prosegue al secondo piano con la sala dedicata ad una serie di opere dipinte ad acrilico dove i soggetti vengono raffreddati e sospesi come in “Labirinto di carta” del 1984, e infine nell’ultima sala arriviamo alla produzione più recente caratterizzata dal ritorno alla pittura ad olio, che gli permetteva vibrazioni cromatiche e materiche più liriche, come nel poetico “Sette barche e tre pesci” del 2010.
Scrive Elena Pontiggia nel saggio introduttivo in catalogo: “Nascere in una famiglia dove il padre, Felice Casorati, è uno dei maggiori artisti del secolo e la madre è Daphne Maugham, pittrice di rara finezza e nipote del famoso romanziere Somerset Maugham, significa nascere in un’Accademia di Belle Arti, laurearsi a quattro anni, respirare pittura fin dalla nascita. Francesco sarà sempre stilisticamente diversissimo da Felice e compirà un percorso coraggiosamente, caparbiamente indipendente. Da lui apprende però un concetto fondamentale: la nozione di una pittura che non nasce dall’impressione, dalla sensazione, dalla visione immediata, ma dall’idea. Felice diceva che, per arrivare alla verità dell’arte, bisogna dimenticare la realtà superficiale, e questa convinzione, espressa nelle opere più ancora che a parole, rimane indiscussa anche per Francesco”.
Attraverso le opere selezionate per la mostra, traspare come la pittura di Francesco Casorati abbia la capacità di dialogare con le tendenze a lui contemporanee senza appartenere a nessuna di esse e anche quando, inizio anni sessanta, nei suoi quadri linee e volumi tendono a dissolversi, conservano intatte le proprie radici e genesi figurative e narrative.
Anche il periodo post-informale, che attraversa nella seconda metà degli anni Sessanta, è declinato originalmente dall'artista. Casorati dialoga con la Pop Art e dialoga anche col surrealismo, soprattutto di Magritte. Il blu, su cui nella seconda metà degli anni Sessanta imposta le sue composizioni, è insieme il colore della lontananza - come diceva Cézanne – e il colore del sogno. È una monocromia che sottrae l'immagine alla banale colorazione della vita quotidiana e al realismo immediato, altrettanto banale. Per oltre un decennio, fra gli anni Settanta e Ottanta, Francesco abbandona la tecnica ad olio a favore dell’acrilico, funzionale per ottenere una tessitura quasi monocromatica e rarefatta, su cui proiettare la nuova fiaba visuale dalle tonalità atimbriche e dal rigore architettonico metafisico. Infine la tappa ultima, aperta dal trittico “Burrasca” del 1986, quella del ritorno alla pittura ad olio, a ritmi espressivi, a affabulazioni sceniche, a vibrazioni cromatiche nuove e intrise di “poetica irragionevolezza”, rimanendo intatto il controllo mentale e formale della composizione. La cifra che accomuna le diverse fasi, arrivando alle opere degli anni 2000, è il carattere antinaturalistico della intera rappresentazione pittorica di Francesco, ad un tempo logica e lirica, mentale e visionaria, fiabesca e astratta, autonoma dalle correnti artistiche, ma aperta al dialogo, pur sui generis, con alcune di queste quando non lontane dalla sua poetica e visione del mondo.
Dichiarazioni del Sindaco Ivana Gaveglio e dell’Assessore Alessandro Cammarata: “La mostra su Francesco Casorati nasce da un’idea del Professor Riccardo Cordero e da una cordiale collaborazione dell’Assessorato alla Cultura con l’Archivio della famiglia Casorati. Il risultato è una mostra antologica, che accompagna il visitatore in un’atmosfera emozionante e fiabesca, alla scoperta del singolare percorso artistico di un grande maestro. Un’esperienza che si propone come un’opportunità di conoscenza che, lungi dall’essere riservata ai soli cultori dell’arte, tende a dialogare con un pubblico di variegata sensibilità. A quasi dieci anni dalla sua scomparsa, riteniamo doveroso rievocare la figura di un pittore come Francesco Casorati, per l’originalità che rende la sua opera meritevole di essere conosciuta ed apprezzata, anche dalle generazioni più giovani. Siamo pertanto lieti di proporre a Palazzo Lomellini questo nuovo progetto espositivo, coerentemente con l’identità della nostra Civica Galleria di Arte Contemporanea, luogo d’eccellenza per la diffusione della conoscenza a vari livelli, la promozione culturale e la valorizzazione turistica del nostro territorio”.
Francesco Casorati (Torino, 1934-2013) allestisce nel 1954 la sua prima personale alla Galleria del Sole, a Milano. Espone alla Biennale di Venezia nel 1956 e poi nel 1962. Partecipa alla rassegna “Francia Italia” nel 1957, alla Quadriennale romana nel 1959 e nel 1966. Il lavoro dei decenni successivi si manifesta in una lunga serie di mostre personali in gallerie nazionali e internazionali. Sue mostre antologiche sono state allestite a Palazzo Robellini di Acqui Terme nel 1982, a Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1985, al Battistero di S Pietro ad Asti nel 1991, alla Sala Bolaffi di Torino, a cura della Regione Piemonte, nel 2000, nel Palazzo dei Sette ad Orvieto nel 2003, al Museo civico d'arte contemporanea di Mombercelli nel 2004, a Casa Felicita a Cavatore nel 2010, a Villa Vallero a Rivarolo nel 2011. Accanto alla pittura, fondamentale è la sua l'attività grafica, calcografica e litografica.
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