Monica Carocci e Giorgio Ramella. In volo
Dal 07 Novembre 2015 al 10 Dicembre 2015
Torino
Luogo: Paolo Tonin Arte Contemporanea
Indirizzo: via San Tommaso 6
Orari: da lunedì a venerdì 10,30-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 19710514
E-Mail info: info@toningallery.com
Sito ufficiale: http://www.toningallery.com
E’ da parecchio tempo che Giorgio Ramella viaggia con la sua pittura in contrade lontane, esotiche, avventurose, immaginifiche, con suggestioni letterarie, cinematografiche e anche visioni e nostalgie d’infanzia. Ha scritto giustamente Marco Di Capua che all’artista basta un pretesto per far decollare la sua fantasia, la sua voglia di animare con colori e contorni lineari le superfici di tele e fogli, e per innescare la sua passione legata a libere figurazioni narrative che si sviluppano attraverso serie strettamente interconnesse di composizioni.
I pretesti, o meglio i “pre-testi”, per “viaggiare” possono essere di natura molto differente: un’opera assoluta come per esempio l’Odissea (su cui Ramella sta lavorando attualmente per dar vita a un ciclo decisamente impegnativo) oppure, ed è qui il caso, un vecchio francobollo della posta aerea italiana, dove un patetico biplano sta sorvolando desertici territori coloniali. La memoria storica relativa a questo fragile reperto non è certo delle più gloriose, ma quello che conta per Ramella è la suggestione iconica che un minuto rettangolo di carta è in grado di alimentare in un crescendo di invenzioni e variazioni sul tema, senza soluzioni di continuità (se non quelle dei bordi di ciascun lavoro) fino all’esaurimento del serbatoio di energia espressiva.
Il francobollo in effetti è già di per sé una sorta di piccolo quadro (con un’immagine incorniciata, con scritte e cifre, e con l’inconfondibile contorno esterno dentellato) che aspetta solo di essere ingrandito o addirittura ingigantito per entrare in un’altra dimensione, senza più vincoli se non quelli di una realtà virtuale legata alla fantasia e alle nostalgie dell’artista.
Nei quadri il francobollo diventa come la scena di un teatro arricchito da fondali sempre diversi, con deserti, oasi, moschee, piramidi, rovine antiche, passaggi di dromedari e di elefanti: il tutto immerso in atmosfere oniriche di notti, tramonti, albe e tempeste di sabbia, sempre cromaticamente stranianti.
L’aereo tende continuamente a volar via oltre i limiti della scena diventando un simbolo multicolore degli stati d’animo del pittore e del suo desiderio di libertà e di evasione.
E ancora: il francobollo si trasforma in un quadro nel quadro, in un elemento frammentato, fluttuante nello spazio più vasto delle tele che si caricano di elementi decorativi aggiuntivi che fanno da sfondo ma che sono altrettanto protagonisti dell’insieme della composizione.
Ma l’operazione artistica non si esaurisce affatto nella bidimensione. L’aereo, realizzato in numerose versioni, si moltiplica fino a diventare un’ampia formazione di
velivoli-giocattoli costruiti con innumerevoli pezzettini di legno, vecchi e usurati, trovati sulla spiaggia o altrove. Qui Ramella si trasforma in abile bricoleur, con tecnica da modellista e ludica freschezza infantile. Questi oggetti sono collocati a terra, su un tavolo o sospesi con dei fili al soffitto.
Il risultato è allo stesso tempo gioioso e melanconico, divertente e nostalgico, naïf e ironico.
Ed è a questo punto che entra in scena la collaborazione con Monica Carocci, un artista che lavora con rigorosa coerenza utilizzando il linguaggio fotografico con intenzioni espressive sempre piuttosto intense , in direzioni ben lontane da quelle di Ramella. Carocci ha visto questi modellini di aerei, li ha studiati con curiosità e interesse, e poi ha deciso di fotografarne alcuni. A modo suo. Il risultato di questa operazione è decisamente spiazzante: da oggetti-giocattolo gli aerei diventano, nelle grandi e oscure fotografie sbruciacchiate, delle drammatiche immagini belliche, dei minacciosi fantasmi volanti, che rimandano alla tragica realtà delle guerre del passato e soprattutto presenti.
Si tratta di un’affascinante dimostrazione di come la fotografia, utilizzata in modo esteticamente creativo e destabilizzante può trasformare radicalmente il senso degli oggetti rappresentati.Non c’è dubbio che l’aspetto più interessante di questa mostra sta nel dialogo, nel confronto dialettico, nella tensione apparentemente contraddittoria fra queste due visioni degli stessi elementi.
Inaugurazione 7 novembre ore 19
I pretesti, o meglio i “pre-testi”, per “viaggiare” possono essere di natura molto differente: un’opera assoluta come per esempio l’Odissea (su cui Ramella sta lavorando attualmente per dar vita a un ciclo decisamente impegnativo) oppure, ed è qui il caso, un vecchio francobollo della posta aerea italiana, dove un patetico biplano sta sorvolando desertici territori coloniali. La memoria storica relativa a questo fragile reperto non è certo delle più gloriose, ma quello che conta per Ramella è la suggestione iconica che un minuto rettangolo di carta è in grado di alimentare in un crescendo di invenzioni e variazioni sul tema, senza soluzioni di continuità (se non quelle dei bordi di ciascun lavoro) fino all’esaurimento del serbatoio di energia espressiva.
Il francobollo in effetti è già di per sé una sorta di piccolo quadro (con un’immagine incorniciata, con scritte e cifre, e con l’inconfondibile contorno esterno dentellato) che aspetta solo di essere ingrandito o addirittura ingigantito per entrare in un’altra dimensione, senza più vincoli se non quelli di una realtà virtuale legata alla fantasia e alle nostalgie dell’artista.
Nei quadri il francobollo diventa come la scena di un teatro arricchito da fondali sempre diversi, con deserti, oasi, moschee, piramidi, rovine antiche, passaggi di dromedari e di elefanti: il tutto immerso in atmosfere oniriche di notti, tramonti, albe e tempeste di sabbia, sempre cromaticamente stranianti.
L’aereo tende continuamente a volar via oltre i limiti della scena diventando un simbolo multicolore degli stati d’animo del pittore e del suo desiderio di libertà e di evasione.
E ancora: il francobollo si trasforma in un quadro nel quadro, in un elemento frammentato, fluttuante nello spazio più vasto delle tele che si caricano di elementi decorativi aggiuntivi che fanno da sfondo ma che sono altrettanto protagonisti dell’insieme della composizione.
Ma l’operazione artistica non si esaurisce affatto nella bidimensione. L’aereo, realizzato in numerose versioni, si moltiplica fino a diventare un’ampia formazione di
velivoli-giocattoli costruiti con innumerevoli pezzettini di legno, vecchi e usurati, trovati sulla spiaggia o altrove. Qui Ramella si trasforma in abile bricoleur, con tecnica da modellista e ludica freschezza infantile. Questi oggetti sono collocati a terra, su un tavolo o sospesi con dei fili al soffitto.
Il risultato è allo stesso tempo gioioso e melanconico, divertente e nostalgico, naïf e ironico.
Ed è a questo punto che entra in scena la collaborazione con Monica Carocci, un artista che lavora con rigorosa coerenza utilizzando il linguaggio fotografico con intenzioni espressive sempre piuttosto intense , in direzioni ben lontane da quelle di Ramella. Carocci ha visto questi modellini di aerei, li ha studiati con curiosità e interesse, e poi ha deciso di fotografarne alcuni. A modo suo. Il risultato di questa operazione è decisamente spiazzante: da oggetti-giocattolo gli aerei diventano, nelle grandi e oscure fotografie sbruciacchiate, delle drammatiche immagini belliche, dei minacciosi fantasmi volanti, che rimandano alla tragica realtà delle guerre del passato e soprattutto presenti.
Si tratta di un’affascinante dimostrazione di come la fotografia, utilizzata in modo esteticamente creativo e destabilizzante può trasformare radicalmente il senso degli oggetti rappresentati.Non c’è dubbio che l’aspetto più interessante di questa mostra sta nel dialogo, nel confronto dialettico, nella tensione apparentemente contraddittoria fra queste due visioni degli stessi elementi.
Inaugurazione 7 novembre ore 19
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