Nick Farhi. F.I.L.A: Fall In Love Again / Jamie Sneider. Surface of Venus

Nick Farhi. F.I.L.A: Fall In Love Again / Jamie Sneider. Surface of Venus
Dal 08 Gennaio 2015 al 12 Febbraio 2015
Torino
Luogo: Neochrome
Indirizzo: via Bellezia 14
Orari: da mercoledì a sabato 15.30-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 7653067
E-Mail info: info@neochromegallery.com
Sito ufficiale: http://www.neochromegallery.com
Nick Farhi. F.I.L.A: Fall In Love Again
L'opera di Nick Farhi esibisce una cifra stilistica dall'ambizione quasi ossessiva nei confronti della ricerca contemporanea. La tavolozza e i metodi di pittura che l'artista predilige sono noti per essere peculiari se non addirittura unici, derivanti da un resiliente lavoro di interpolazione che si giustifica alla luce del significato che questo rappresenta sia nel contesto della pittura odierna che nella più ampia visione di un nuovo modo di concepire il dipinto, da non intendersi esclusivamente come una risultante espressiva della materia su tela.
Farhi è conosciuto per la scelta dettagliata e romanzata del suo immaginario. Quasi come fosse un alchimista dello spazio e del tempo, il dipinto a trompe-l'oeil ritraente macchie di vino viene creato con pittura ad olio per educare il visitatore ad una meno conosciuta declinazione del fenomeno naturale che si traduce nel suo intrinseco diritto alla metamorfosi. Proprio come nella serie dei “tamburi”, in cui le tele di Farhi suggeriscono molteplici livelli di ironia e associazioni di significato del tutto inedite. Ed è in questo senso che la sua opera conferisce a chi osserva una forte impressione di magia fisica e spirituale.
Per la sua prima personale in Europa l'artista ha elaborato un corpo di lavoro che potesse trasmettere una carica originale di celebrazione emotiva, sviluppata negli Stati Uniti e pittoricamente rappresentata come punto di inizio. Rimarcando l'intenzione letteraria della mostra, Farhi ha voluto che il titolo del progetto svolgesse la funzione di un vero e proprio riverbero in grado di alimentare un'ideale fusione tra l'acronimo (F.I.L.A) e la premessa urbana di centralizzazione intorno al principio di origine: dove le cose iniziano, si coltivano, e assumono nel tempo una valenza costitutiva. In tal senso il fenomeno dell'innamoramento (Fall In Love Again) viene attivato in chiave lirica attraverso l'interazione tra il visitatore e una linea sportiva comunemente nota nel mondo occidentale. Basti pensare al dipinto intorno a cui prende forma l'intera mostra, che ben esprime il connubio tra la simbologia condivisa e il cenno gestuale dell'archetipo lirico.
Emerge dunque l'obiettivo di reinterpretare la cultura visiva classica teoricamente istituita anche in forma letteraria, e un nuovo acronimo per un vecchio abito sportivo accentua il dualismo che le parole evidenziano in lingua inglese.
Jamie Sneider. Surface of Venus
Alla fine dei 5 mesi, il suo studio era distrutto. Si poteva ancora usare, ma le assi del pavimento erano diventate verde bluastro e le pareti cosparse di tintura colorata, caffè, urina e altro. Non mi importava. Continuavano a lasciare dei messaggi: “Chi sta buttando via così tanta spazzatura in bagno? Basta!” Non era mai stato il mio studio, era il suo studio, e nessuna di noi due era più tornata.
Il colore trapelava sino al magazzino di mobili antichi al piano di sotto. Sedie degli anni trenta furono rovinate, intrise di colorante alimentare verde. Non hanno mai chiesto i soldi indietro. Lei amava i colori, ma vestiva sempre di nero; era un'artista e un'amante dell'arte; possedeva stampe
di cose importanti.
Non avevo idea di dove stesse andando. Non avevo fede: un ateo in una trincea. Era così semplice...come creare qualcosa di talmente bello da far piangere? Un solo pensiero umano. Abbiamo vissuto tra gli opposti, e abbiamo condiviso bugie.
Ho visto l'estate diventare inverno. Era stata una buona idea ballare in ospedale sulle note di Little Richard e Fats Domino. E' accaduto tutto molto in fretta; correndo in studio per fare prima abbiamo esaurito il tempo.
Ho mandato un sms a mia sorella con la foto di un nuovo dipinto. “Sembra la superficie di Venere”, lei risponde. Chi è più bella di Venere, la madre di Roma? Se non posso avere quella reale, avrò lei.
L'opera di Nick Farhi esibisce una cifra stilistica dall'ambizione quasi ossessiva nei confronti della ricerca contemporanea. La tavolozza e i metodi di pittura che l'artista predilige sono noti per essere peculiari se non addirittura unici, derivanti da un resiliente lavoro di interpolazione che si giustifica alla luce del significato che questo rappresenta sia nel contesto della pittura odierna che nella più ampia visione di un nuovo modo di concepire il dipinto, da non intendersi esclusivamente come una risultante espressiva della materia su tela.
Farhi è conosciuto per la scelta dettagliata e romanzata del suo immaginario. Quasi come fosse un alchimista dello spazio e del tempo, il dipinto a trompe-l'oeil ritraente macchie di vino viene creato con pittura ad olio per educare il visitatore ad una meno conosciuta declinazione del fenomeno naturale che si traduce nel suo intrinseco diritto alla metamorfosi. Proprio come nella serie dei “tamburi”, in cui le tele di Farhi suggeriscono molteplici livelli di ironia e associazioni di significato del tutto inedite. Ed è in questo senso che la sua opera conferisce a chi osserva una forte impressione di magia fisica e spirituale.
Per la sua prima personale in Europa l'artista ha elaborato un corpo di lavoro che potesse trasmettere una carica originale di celebrazione emotiva, sviluppata negli Stati Uniti e pittoricamente rappresentata come punto di inizio. Rimarcando l'intenzione letteraria della mostra, Farhi ha voluto che il titolo del progetto svolgesse la funzione di un vero e proprio riverbero in grado di alimentare un'ideale fusione tra l'acronimo (F.I.L.A) e la premessa urbana di centralizzazione intorno al principio di origine: dove le cose iniziano, si coltivano, e assumono nel tempo una valenza costitutiva. In tal senso il fenomeno dell'innamoramento (Fall In Love Again) viene attivato in chiave lirica attraverso l'interazione tra il visitatore e una linea sportiva comunemente nota nel mondo occidentale. Basti pensare al dipinto intorno a cui prende forma l'intera mostra, che ben esprime il connubio tra la simbologia condivisa e il cenno gestuale dell'archetipo lirico.
Emerge dunque l'obiettivo di reinterpretare la cultura visiva classica teoricamente istituita anche in forma letteraria, e un nuovo acronimo per un vecchio abito sportivo accentua il dualismo che le parole evidenziano in lingua inglese.
Jamie Sneider. Surface of Venus
Alla fine dei 5 mesi, il suo studio era distrutto. Si poteva ancora usare, ma le assi del pavimento erano diventate verde bluastro e le pareti cosparse di tintura colorata, caffè, urina e altro. Non mi importava. Continuavano a lasciare dei messaggi: “Chi sta buttando via così tanta spazzatura in bagno? Basta!” Non era mai stato il mio studio, era il suo studio, e nessuna di noi due era più tornata.
Il colore trapelava sino al magazzino di mobili antichi al piano di sotto. Sedie degli anni trenta furono rovinate, intrise di colorante alimentare verde. Non hanno mai chiesto i soldi indietro. Lei amava i colori, ma vestiva sempre di nero; era un'artista e un'amante dell'arte; possedeva stampe
di cose importanti.
Non avevo idea di dove stesse andando. Non avevo fede: un ateo in una trincea. Era così semplice...come creare qualcosa di talmente bello da far piangere? Un solo pensiero umano. Abbiamo vissuto tra gli opposti, e abbiamo condiviso bugie.
Ho visto l'estate diventare inverno. Era stata una buona idea ballare in ospedale sulle note di Little Richard e Fats Domino. E' accaduto tutto molto in fretta; correndo in studio per fare prima abbiamo esaurito il tempo.
Ho mandato un sms a mia sorella con la foto di un nuovo dipinto. “Sembra la superficie di Venere”, lei risponde. Chi è più bella di Venere, la madre di Roma? Se non posso avere quella reale, avrò lei.
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