Vitrine - 270°. Sara Enrico
Dal 07 Marzo 2013 al 18 Aprile 2013
Torino
Luogo: GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via Magenta 31
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Stefano Collicelli Cagol
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 4429595
E-Mail info: gam@fondazionetorinomusei.it
Sito ufficiale: http://www.gamtorino.it/
In concomitanza alla presentazione del nuovo capitolo di Vitrine, mercoledì 6 marzo alle ore 18.30 saranno inaugurati il Gabinetto Disegni e Stampe della GAM, la mostra La seduzione del Disegno e il nuovo appuntamento in Wunderkammer dedicato a Giovanni Migliara
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta il terzo appuntamento della seconda edizione di Vitrine, il progetto dedicato alla giovane ricerca artistica sviluppata in Piemonte. L’edizione di quest’anno è stata affidata a Stefano Collicelli Cagol che ha selezionato cinque artiste legate in modi diversi al Piemonte, nate tra gli anni Settanta e Ottanta. Dopo Paola Anziché e Helena Hladilova, la terza artista selezionata è Sara Enrico che presenta alla GAM a partire dal 7 marzo un progetto inedito visibile fino al 18 aprile 2013.
Sara Enrico interroga il significato e le potenzialità del fare pittura partendo dall’analisi della superficie pittorica e dei colori in essa disposti. In un primo tempo la ricerca dell’artista si è focalizzata nell’esplorare le relazioni esistenti tra la pastosità dei colori a olio con la fisicità della tela, da lei variamente manipolata. Piegando la tela su sé stessa con il colore già steso e intervenendo con la pressione delle mani a ridistribuirlo, l’artista ha ottenuto composizioni regolate dalla casualità, simili – per la simmetria che le contraddistingue – a macchie di Rorschach.
Da questa ricerca, tesa a ripensare concettualmente la pittura come medium artistico attraverso il confronto con gli elementi che la costituiscono, Sara Enrico si è gradualmente concentrata sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie digitali. Nelle opere più recenti, infatti, l’utilizzo dello scanner permette all’artista di sondare le potenzialità ancora inesplorate della superficie pittorica.
RGB (skin) e untitled (Jacquard) nascono entrambe dalla scansione di un ritaglio di tela. Nel primo caso, il ritaglio è stato movimentato dall’artista mentre era in funzione lo scanner. Il file ottenuto è stato quindi rielaborato digitalmente attraverso Photoshop© – un noto programma di computer per il fotoritocco delle immagini – che ha generato i patterns fluorescenti a partire dal bianco della tela utilizzata. In un secondo momento, riprendendo le sperimentazioni sulla simmetria e sulla piega delle opere precedenti, Enrico è intervenuta eliminando alcune aree di colore dall’immagine ottenuta digitalmente. L’artista ha poi riportato la composizione finale su tessuti in fibre artificiali esposti a Vitrine. Ricordando il profilo dei cartamodello, questi patterns stampati suggeriscono l’associazione della superficie pittorica con l’idea di seconda pelle, di rivestimento e di abito.
In untitled (Jacquard) la stessa tela usata per RGB (skin) è stata distesa sullo scanner da cui è stata tratta un’immagine digitale poi tradotta con un laborioso processo in uno Jacquard. Enrico ha ottenuto il prezioso tessuto grazie alla collaborazione di un tecnico specializzato nell’utilizzo di questo particolare telaio. Il macchinario (inventato dal francese Joseph-Marie Jacquard agli albori della rivoluzione industriale) viene solitamente considerato l’antesignano del calcolatore, da cui discendono i computer. Fu il primo meccanismo infatti a cui venne applicata una scheda perforata in grado di guidare i movimenti del telaio per ottenere la tessitura di un pattern complesso.
Questa lontana parentela rafforza così la relazione tra pittura, artigianato, produzione tessile e nuove tecnologie proposta dall’artista nei suoi nuovi lavori. Il tessuto Jacquard nasce dalla complessa iterazione di trama e ordito, gli strumenti essenziali per la creazione di un tessuto. Allo stesso modo, le opere dell’artista mantengono un rapporto di essenzialità nell’esplorare le potenzialità insite agli strumenti base della pittura: la tela e i colori.
Pensate appositamente per lo spazio di Vitrine, le opere di Sara Enrico forniscono l’occasione per una riflessione sui rapporti tra arte e artigianato e tra arte e tessuto, particolarmente interessante visto lo stretto legame esistente tra il Piemonte e il settore tessile. Inoltre, le opere dell’artista presentate nell’atrio della GAM di Torino permettono di ripensare il valore della pittura oggi e le sue possibili declinazioni attraverso le nuove tecnologie.
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta il terzo appuntamento della seconda edizione di Vitrine, il progetto dedicato alla giovane ricerca artistica sviluppata in Piemonte. L’edizione di quest’anno è stata affidata a Stefano Collicelli Cagol che ha selezionato cinque artiste legate in modi diversi al Piemonte, nate tra gli anni Settanta e Ottanta. Dopo Paola Anziché e Helena Hladilova, la terza artista selezionata è Sara Enrico che presenta alla GAM a partire dal 7 marzo un progetto inedito visibile fino al 18 aprile 2013.
Sara Enrico interroga il significato e le potenzialità del fare pittura partendo dall’analisi della superficie pittorica e dei colori in essa disposti. In un primo tempo la ricerca dell’artista si è focalizzata nell’esplorare le relazioni esistenti tra la pastosità dei colori a olio con la fisicità della tela, da lei variamente manipolata. Piegando la tela su sé stessa con il colore già steso e intervenendo con la pressione delle mani a ridistribuirlo, l’artista ha ottenuto composizioni regolate dalla casualità, simili – per la simmetria che le contraddistingue – a macchie di Rorschach.
Da questa ricerca, tesa a ripensare concettualmente la pittura come medium artistico attraverso il confronto con gli elementi che la costituiscono, Sara Enrico si è gradualmente concentrata sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie digitali. Nelle opere più recenti, infatti, l’utilizzo dello scanner permette all’artista di sondare le potenzialità ancora inesplorate della superficie pittorica.
RGB (skin) e untitled (Jacquard) nascono entrambe dalla scansione di un ritaglio di tela. Nel primo caso, il ritaglio è stato movimentato dall’artista mentre era in funzione lo scanner. Il file ottenuto è stato quindi rielaborato digitalmente attraverso Photoshop© – un noto programma di computer per il fotoritocco delle immagini – che ha generato i patterns fluorescenti a partire dal bianco della tela utilizzata. In un secondo momento, riprendendo le sperimentazioni sulla simmetria e sulla piega delle opere precedenti, Enrico è intervenuta eliminando alcune aree di colore dall’immagine ottenuta digitalmente. L’artista ha poi riportato la composizione finale su tessuti in fibre artificiali esposti a Vitrine. Ricordando il profilo dei cartamodello, questi patterns stampati suggeriscono l’associazione della superficie pittorica con l’idea di seconda pelle, di rivestimento e di abito.
In untitled (Jacquard) la stessa tela usata per RGB (skin) è stata distesa sullo scanner da cui è stata tratta un’immagine digitale poi tradotta con un laborioso processo in uno Jacquard. Enrico ha ottenuto il prezioso tessuto grazie alla collaborazione di un tecnico specializzato nell’utilizzo di questo particolare telaio. Il macchinario (inventato dal francese Joseph-Marie Jacquard agli albori della rivoluzione industriale) viene solitamente considerato l’antesignano del calcolatore, da cui discendono i computer. Fu il primo meccanismo infatti a cui venne applicata una scheda perforata in grado di guidare i movimenti del telaio per ottenere la tessitura di un pattern complesso.
Questa lontana parentela rafforza così la relazione tra pittura, artigianato, produzione tessile e nuove tecnologie proposta dall’artista nei suoi nuovi lavori. Il tessuto Jacquard nasce dalla complessa iterazione di trama e ordito, gli strumenti essenziali per la creazione di un tessuto. Allo stesso modo, le opere dell’artista mantengono un rapporto di essenzialità nell’esplorare le potenzialità insite agli strumenti base della pittura: la tela e i colori.
Pensate appositamente per lo spazio di Vitrine, le opere di Sara Enrico forniscono l’occasione per una riflessione sui rapporti tra arte e artigianato e tra arte e tessuto, particolarmente interessante visto lo stretto legame esistente tra il Piemonte e il settore tessile. Inoltre, le opere dell’artista presentate nell’atrio della GAM di Torino permettono di ripensare il valore della pittura oggi e le sue possibili declinazioni attraverso le nuove tecnologie.
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