Giorgio Celiberti e Mazzocca&Pony. Oniriche GenerAzioni
Dal 12 Luglio 2015 al 08 Agosto 2015
Castelfranco Veneto | Treviso
Luogo: Castellano Arte Contemporanea
Indirizzo: via Roma 38
Orari: mar-sab 10-13 / 16-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 348 0302605
E-Mail info: info@castellanoartecontemporanea.com
Sito ufficiale: http://www.castellanoartecontemporanea.com
Un caro amico mi presentò Giorgio Celiberti una quindicina d'anni fa, entrando per caso in una sua personale a Roma. Un omino vestito di nero, barba e capelli bianchi, mi strinse la mano dicendomi: “tu hai gli occhi curiosi e intuitivi dell'artista”. Una risata sciolse la tensione dell'emozione di conoscere un artista che tanto ammiravo. Non immaginavo certo, allora, di aprire anni dopo uno spazio espositivo nella mia città, ma a distanza di due anni, nel 2007, riuscimmo a far arrivare il Maestro a Castelfranco Veneto.
La mostra fu occasione di approfondire la conoscenza. Numerosi infatti i viaggi a Udine per scegliere insieme le opere da esporre e, per me, di “entrare” ancor più nella poetica dell'artista. Da allora siamo sempre rimasti in contatto. Più volte gli ho fatto vedere i miei lavori, tra i quali un suo ritratto in affresco, sempre le sue critiche colpivano nel segno. Spesso, insieme ai complimenti, non mancavano le note pungenti, ma sincere. Molte volte le parole del Maestro mi facevano riflettere per giorni, a volte non le accettavo. Correva il 2009 quando, per esempio, mi disse: “la tua ricerca ti deve portare al collage, non so come, ma arriverai là”. Ho sempre detestato i collage perché, a ragione della mia formazione, erano su carta e rappresentavano una tecnica che ritenevo infantile, superata. Ricordo di esserci rimasta male, fino al punto di accantonare quel pensiero.
La mia ricerca è continuata negli anni, seguendo caparbiamente la mia strada. Un giorno, pochi mesi fa, per la didascalia di una mia opera scrissi: “collage di pvc inciso …”. In quel momento mi tornarono all'improvviso in mente le parole di Celiberti che avevo rimosso anni prima.
La grandezza di un artista sta tutta qui, nel vedere “oltre”. Ringrazio infinitamente il Maestro e amico Giorgio Celiberti per avermi “punta”, insegnandomi a superare rigidi canoni mentali. Il confronto con chi ha più esperienza, quindi maggiore autocoscienza nei processi che generano Arte, mi ha spronato ad avere fede nei confronti di me stessa e nello stesso tempo mi ha infuso dubbi che mi sono serviti a evolvere e progredire.
Questa mostra è nata così, da due battute al telefono: - Maestro vorresti fare una mostra con me, solo con me, le tue opere e le mie? - Sarebbe un onore per me! È stata la sua lapidaria risposta. Il valore di questo evento sta tutto nella reciproca, stimolante interazione Maestro-allieva: due generazioni a confronto.
Luigina Mazzocca
Giorgio Celiberti (Udine, 1929) è un pittore e scultore italiano.
È uno degli ultimi artisti viventi che hanno partecipato alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra, nel 1948. Testimone superbo dell’arte italiana nel mondo a cavallo di due secoli, è animato da una gestuale furia creativa che lo ha portato a sperimentare e ricercare il segno del proprio linguaggio con i materiali più diversi. Grande disegnatore, è passato dalla pittura a olio su tela alla pittura ad affresco: un affresco materico, graffiante, tagliente per pulizia e ricchezza di contenuto. Anche la scultura su terracotta trasferita in bronzo o in allumio custodisce le stesse caratteristiche. Più che importante, si può dire determinante per l'evolversi della sua poetica è stato un viaggio a Terenzin, vicino a Praga, nel 1965. Visitò il campo di concentramento dove trovarono la morte migliaia di bambini ebrei. Rimase oltremodo sconvolto nel vedere e toccare con mano le “tracce” della loro breve esistenza.
Le X con le quali le giovani vittime contavano i giorni di prigionia, le lettere T, Z, N riferite al luogo, i cuoricini o altri semplici disegni di animali che venivano graffiati o disegnati a volte col sangue. Da allora le sue opere rappresentano la risposta all'invocazione di aiuto di quei bambini e non solo. Celiberti è come se dialogasse con loro, con ognuno e con tutti. Da quel viaggio di 50 anni fa Giorgio parla d'amore, rincorre le farfalle, coccola i gatti, scrive, gioca con tutti quei bambini con i quali ha creato un ponte di comunicazione. Lui è il padre, l'amico e la voce di tutte quelle voci da allora mute, di quelle migliaia di anime pure. La sua sofferenza esistenziale sta nel vivere contemporaneamente in due mondi. È legato da un lato e per spirito di sopravvivenza, alle necessità corporee, carnali, ma dall'altro è sempre in compagnia di quei bambini che lo mantengono “bimbo”. È questa la misura, la cifra autentica della sua immaginazione; di quell'inventiva che ne fa un genio vivente, ancora non compreso appieno dalla critica contemporanea. Una cosa è certa: anche lui, come quei bambini, vivrà in eterno. Le “tracce” che lascerà nel mondo sono già ora tutte le sue opere che gli rendono testimonianza ogni giorno.
Mazzocca&Pony (Treviso 1963, vive a Castelfranco Veneto -TV) pittrice e creativa.
Una vita dedicata all'arte, l'ha portata a sperimentare innumerevoli tecniche e materiali.
Con la maturità artistica ha sintetizzato il suo pensiero con il ciclo che ha intitolato “Il Giardino dell'Eden”. Utilizza vestiti usati, pregni del vissuto di chi li ha usati, li compatta con filo di ferro zincato e li “mineralizza” con resina per conservarli in eterno. Il “mondino” che ne risulta è come una singola cellula o una primigenia molecola da cui tutto è scaturito, ma conserva in sé la memoria del passato ridiventando mattone vivo da cui ripartire. I mondini vengono poi applicati su una scheletratura modellata con un unico filo di ferro zincato a figurare Alberi di differenti forme e misure, oppure su un supporto di collage di Pvc inciso. Ogni singola opera è parte di un unico Giardino fantastico dal quale attingere ossigeno per la vita.
Lei dice di sé: Ho avuto la sfortuna di nascere con questo dna, per quanto mi sforzassi di intraprendere altri lavori più redditizi, ricadevo sempre là. Dal 1999 mi sono rassegnata e ho iniziato seriamente a fare solo arte. Ero come un fiume in piena, volevo recuperare tutto il tempo perduto. Ho attraversato moltissimi “cicli" che raccontano di me, della mia vita, delle mie sofferenze. Ora vorrei che la mia arte possa essere un racconto prospettico di pace e amore per tutti quelli che mi incrociano nella loro Vita.
La mostra fu occasione di approfondire la conoscenza. Numerosi infatti i viaggi a Udine per scegliere insieme le opere da esporre e, per me, di “entrare” ancor più nella poetica dell'artista. Da allora siamo sempre rimasti in contatto. Più volte gli ho fatto vedere i miei lavori, tra i quali un suo ritratto in affresco, sempre le sue critiche colpivano nel segno. Spesso, insieme ai complimenti, non mancavano le note pungenti, ma sincere. Molte volte le parole del Maestro mi facevano riflettere per giorni, a volte non le accettavo. Correva il 2009 quando, per esempio, mi disse: “la tua ricerca ti deve portare al collage, non so come, ma arriverai là”. Ho sempre detestato i collage perché, a ragione della mia formazione, erano su carta e rappresentavano una tecnica che ritenevo infantile, superata. Ricordo di esserci rimasta male, fino al punto di accantonare quel pensiero.
La mia ricerca è continuata negli anni, seguendo caparbiamente la mia strada. Un giorno, pochi mesi fa, per la didascalia di una mia opera scrissi: “collage di pvc inciso …”. In quel momento mi tornarono all'improvviso in mente le parole di Celiberti che avevo rimosso anni prima.
La grandezza di un artista sta tutta qui, nel vedere “oltre”. Ringrazio infinitamente il Maestro e amico Giorgio Celiberti per avermi “punta”, insegnandomi a superare rigidi canoni mentali. Il confronto con chi ha più esperienza, quindi maggiore autocoscienza nei processi che generano Arte, mi ha spronato ad avere fede nei confronti di me stessa e nello stesso tempo mi ha infuso dubbi che mi sono serviti a evolvere e progredire.
Questa mostra è nata così, da due battute al telefono: - Maestro vorresti fare una mostra con me, solo con me, le tue opere e le mie? - Sarebbe un onore per me! È stata la sua lapidaria risposta. Il valore di questo evento sta tutto nella reciproca, stimolante interazione Maestro-allieva: due generazioni a confronto.
Luigina Mazzocca
Giorgio Celiberti (Udine, 1929) è un pittore e scultore italiano.
È uno degli ultimi artisti viventi che hanno partecipato alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra, nel 1948. Testimone superbo dell’arte italiana nel mondo a cavallo di due secoli, è animato da una gestuale furia creativa che lo ha portato a sperimentare e ricercare il segno del proprio linguaggio con i materiali più diversi. Grande disegnatore, è passato dalla pittura a olio su tela alla pittura ad affresco: un affresco materico, graffiante, tagliente per pulizia e ricchezza di contenuto. Anche la scultura su terracotta trasferita in bronzo o in allumio custodisce le stesse caratteristiche. Più che importante, si può dire determinante per l'evolversi della sua poetica è stato un viaggio a Terenzin, vicino a Praga, nel 1965. Visitò il campo di concentramento dove trovarono la morte migliaia di bambini ebrei. Rimase oltremodo sconvolto nel vedere e toccare con mano le “tracce” della loro breve esistenza.
Le X con le quali le giovani vittime contavano i giorni di prigionia, le lettere T, Z, N riferite al luogo, i cuoricini o altri semplici disegni di animali che venivano graffiati o disegnati a volte col sangue. Da allora le sue opere rappresentano la risposta all'invocazione di aiuto di quei bambini e non solo. Celiberti è come se dialogasse con loro, con ognuno e con tutti. Da quel viaggio di 50 anni fa Giorgio parla d'amore, rincorre le farfalle, coccola i gatti, scrive, gioca con tutti quei bambini con i quali ha creato un ponte di comunicazione. Lui è il padre, l'amico e la voce di tutte quelle voci da allora mute, di quelle migliaia di anime pure. La sua sofferenza esistenziale sta nel vivere contemporaneamente in due mondi. È legato da un lato e per spirito di sopravvivenza, alle necessità corporee, carnali, ma dall'altro è sempre in compagnia di quei bambini che lo mantengono “bimbo”. È questa la misura, la cifra autentica della sua immaginazione; di quell'inventiva che ne fa un genio vivente, ancora non compreso appieno dalla critica contemporanea. Una cosa è certa: anche lui, come quei bambini, vivrà in eterno. Le “tracce” che lascerà nel mondo sono già ora tutte le sue opere che gli rendono testimonianza ogni giorno.
Mazzocca&Pony (Treviso 1963, vive a Castelfranco Veneto -TV) pittrice e creativa.
Una vita dedicata all'arte, l'ha portata a sperimentare innumerevoli tecniche e materiali.
Con la maturità artistica ha sintetizzato il suo pensiero con il ciclo che ha intitolato “Il Giardino dell'Eden”. Utilizza vestiti usati, pregni del vissuto di chi li ha usati, li compatta con filo di ferro zincato e li “mineralizza” con resina per conservarli in eterno. Il “mondino” che ne risulta è come una singola cellula o una primigenia molecola da cui tutto è scaturito, ma conserva in sé la memoria del passato ridiventando mattone vivo da cui ripartire. I mondini vengono poi applicati su una scheletratura modellata con un unico filo di ferro zincato a figurare Alberi di differenti forme e misure, oppure su un supporto di collage di Pvc inciso. Ogni singola opera è parte di un unico Giardino fantastico dal quale attingere ossigeno per la vita.
Lei dice di sé: Ho avuto la sfortuna di nascere con questo dna, per quanto mi sforzassi di intraprendere altri lavori più redditizi, ricadevo sempre là. Dal 1999 mi sono rassegnata e ho iniziato seriamente a fare solo arte. Ero come un fiume in piena, volevo recuperare tutto il tempo perduto. Ho attraversato moltissimi “cicli" che raccontano di me, della mia vita, delle mie sofferenze. Ora vorrei che la mia arte possa essere un racconto prospettico di pace e amore per tutti quelli che mi incrociano nella loro Vita.
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