Matteo Fato. (SECRèTA)
Dal 17 Gennaio 2015 al 08 Marzo 2015
Treviso
Luogo: Ca' dei Ricchi
Indirizzo: via Barberia 25
Orari: da martedì a sabato 10-13 / 15.30-19.30
Curatori: Carlo Sala
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0422 419990
E-Mail info: segreteria@trevisoricercaarte.org
Sito ufficiale: http://www.trevisoricercaarte.org/
TRA Treviso Ricerca Arte inaugura la stagione espositiva di Ca' dei Ricchi con (SECRéTA), mostra personale dell'artista pescarese Matteo Fato. L'autore, tra i più stimati del panorama emergente italiano, ha realizzato negli ultimi anni varie esposizioni e residenze in Italia e all'estero tra cui la Dena Foundation for Contemporary Art di Parigi e ArtOmi a New York.
La mostra, curata da Carlo Sala, presenterà un intervento site specific giocato su una pluralità di mezzi espressivi: dalla pittura - con una dozzina di tele inedite - all'incisione fino alle installazioni che entrano in profondo dialogo con gli spazi di Ca' dei Ricchi. La sala infatti sarà dominata da una "nuova architettura" fatta di installazioni concepite da Matteo Fato che genereranno una mostra "mutante", perché alcuni elementi tridimensionali varieranno a seconda delle circostanze: infatti durante gli incontri ed eventi che scandiscono la normale vita dello spazio culturale, alcune sculture si chiuderanno celando al loro interno le opere pittoriche e ripristinando così l’ usuale funzionalità del luogo. Ad esempio il dipinto Senza titolo (Fuoco Fatuo), posto all'estremità della sala, in alcuni momenti verrà "inghiottito" dall'elemento in legno che lo riquadra fino a richiudersi e diventare una pedana.
L'immagine di questo dipinto ha un fortissimo valore simbolico per l'artista perché svela uno dei significati primigeni del suo fare arte. Infatti l'ardere del fuoco, se da un lato richiama a visioni arcaiche in bilico tra il sacro e il profano, dall'altro è perfetta metafora del fare pittura, processo che va continuamente alimentato configurandosi come una esigenza umana e intellettuale al tempo stesso. Infatti, accanto ai possibili significati narrativi e di tema dei singoli quadri, alla base è presente una riflessione sul rigore, il mistero e i processi mentali, compresa l'attesa, che precedono e accompagnano la pittura.
Il titolo dell'esposizione (SECRéTA) utilizza un vocabolo desueto del veneziano antico che indicava la prigione. Il luogo evocato assume un significato metaforico: tema di gran parte dei dipinti esposti sono infatti delle armature storiche (la serie intitolata Nudo all'Antica) che, se da un lato configuravano un preciso status sociale, dall'altro imprigionavano il corpo di chi le portava in un senso di costrizione. Il vocabolo è anche un rimando all'involucro materiale che contiene i dipinti, la cassa di legno generalmente utilizzata in termini funzionali per i trasporti, e che in questo caso l'artista integra all'opera esponendola in mostra come atto scultoreo tridimensionale.
L'intervento di Matteo Fato dentro le architetture medievali di Ca' dei Ricchi è giocato su una pluralità di spunti visivi, rimandi storici e autobiografici; lo spettatore si trova di fronte al dialogo tra vari medium: dalle installazioni in legno che avvolgono la sala creando delle contropareti modificandone l'architettura, ai dipinti, fino alle pregiate incisioni.
La mostra rimarrà aperta fino all'8 marzo; per l'occasione verrà realizzato un catalogo con testi del curatore Carlo Sala, del critico Simone Ciglia e del saggista Gianni Garrera.
Matteo Fato è nato a Pescara (Italia) nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato a numerose mostre in gallerie private e musei pubblici in Italia e all’estero. Nel 2012 ha concluso la residenza presso la Dena Foundation for Contemporary Art (Parigi), con la mostra personale Vidéos_Dessins, e la partecipazione alla mostra La collection Giuliana et Tommaso Setari, retour à l’intime (La maison rouge, Fondation Antoine de Galbert). Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il premio Level 0 – ArtVerona (2013), come artista selezionato da Giacinto Di Pietrantonio per il Museo Gamec, (Bergamo); il Premio Città di Treviglio (2012); la Menzione della Giuria al Premio Francesco Fabbri (2012); e il Premio Terna (2° classificato in Pittura) nel 2014. Nel 2008 è stato invitato in residenza presso la Fondazione Spinola Banna (Torino) con Adrian Paci come Visiting professor. Nel 2010 è stato selezionato come artista italiano in residenza presso ArtOmi, (New York). Da Luglio 2015 sarà in residenza per tre mesi presso il Nordic Artists' Centre Dalsåsen (NKD) in Norvegia. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. La sua ricerca si concentra sull’analisi dell’intesa tra immagine e puro segno, nell’attimo prima che questi diventi linguaggio riconoscibile. Un “bilico” rappresentativo in cui il linguaggio viene addomesticato e disciplinato affinché trovi posa sul limite della realtà. Fino a pochi anni fa la sua ricerca si era sviluppata principalmente attraverso l’utilizzo del disegno, della pittura, dell’incisione e della video-animazione. Negli ultimi progetti sviluppati Fato ha avuto modo di confrontarsi con materiali prima considerati solo semplici supporti o strutture, che tendono ora a divenire linguaggio, trovando espressione in una progettualità site-specific; “Quello che cerco di rappresentare è un tentativo di mettere in scena un allestimento per la pittura. Una natura morta del linguaggio, una -cosa naturale- della parola”
Dal 2009 ad oggi è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.
La mostra, curata da Carlo Sala, presenterà un intervento site specific giocato su una pluralità di mezzi espressivi: dalla pittura - con una dozzina di tele inedite - all'incisione fino alle installazioni che entrano in profondo dialogo con gli spazi di Ca' dei Ricchi. La sala infatti sarà dominata da una "nuova architettura" fatta di installazioni concepite da Matteo Fato che genereranno una mostra "mutante", perché alcuni elementi tridimensionali varieranno a seconda delle circostanze: infatti durante gli incontri ed eventi che scandiscono la normale vita dello spazio culturale, alcune sculture si chiuderanno celando al loro interno le opere pittoriche e ripristinando così l’ usuale funzionalità del luogo. Ad esempio il dipinto Senza titolo (Fuoco Fatuo), posto all'estremità della sala, in alcuni momenti verrà "inghiottito" dall'elemento in legno che lo riquadra fino a richiudersi e diventare una pedana.
L'immagine di questo dipinto ha un fortissimo valore simbolico per l'artista perché svela uno dei significati primigeni del suo fare arte. Infatti l'ardere del fuoco, se da un lato richiama a visioni arcaiche in bilico tra il sacro e il profano, dall'altro è perfetta metafora del fare pittura, processo che va continuamente alimentato configurandosi come una esigenza umana e intellettuale al tempo stesso. Infatti, accanto ai possibili significati narrativi e di tema dei singoli quadri, alla base è presente una riflessione sul rigore, il mistero e i processi mentali, compresa l'attesa, che precedono e accompagnano la pittura.
Il titolo dell'esposizione (SECRéTA) utilizza un vocabolo desueto del veneziano antico che indicava la prigione. Il luogo evocato assume un significato metaforico: tema di gran parte dei dipinti esposti sono infatti delle armature storiche (la serie intitolata Nudo all'Antica) che, se da un lato configuravano un preciso status sociale, dall'altro imprigionavano il corpo di chi le portava in un senso di costrizione. Il vocabolo è anche un rimando all'involucro materiale che contiene i dipinti, la cassa di legno generalmente utilizzata in termini funzionali per i trasporti, e che in questo caso l'artista integra all'opera esponendola in mostra come atto scultoreo tridimensionale.
L'intervento di Matteo Fato dentro le architetture medievali di Ca' dei Ricchi è giocato su una pluralità di spunti visivi, rimandi storici e autobiografici; lo spettatore si trova di fronte al dialogo tra vari medium: dalle installazioni in legno che avvolgono la sala creando delle contropareti modificandone l'architettura, ai dipinti, fino alle pregiate incisioni.
La mostra rimarrà aperta fino all'8 marzo; per l'occasione verrà realizzato un catalogo con testi del curatore Carlo Sala, del critico Simone Ciglia e del saggista Gianni Garrera.
Matteo Fato è nato a Pescara (Italia) nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Ha partecipato a numerose mostre in gallerie private e musei pubblici in Italia e all’estero. Nel 2012 ha concluso la residenza presso la Dena Foundation for Contemporary Art (Parigi), con la mostra personale Vidéos_Dessins, e la partecipazione alla mostra La collection Giuliana et Tommaso Setari, retour à l’intime (La maison rouge, Fondation Antoine de Galbert). Ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il premio Level 0 – ArtVerona (2013), come artista selezionato da Giacinto Di Pietrantonio per il Museo Gamec, (Bergamo); il Premio Città di Treviglio (2012); la Menzione della Giuria al Premio Francesco Fabbri (2012); e il Premio Terna (2° classificato in Pittura) nel 2014. Nel 2008 è stato invitato in residenza presso la Fondazione Spinola Banna (Torino) con Adrian Paci come Visiting professor. Nel 2010 è stato selezionato come artista italiano in residenza presso ArtOmi, (New York). Da Luglio 2015 sarà in residenza per tre mesi presso il Nordic Artists' Centre Dalsåsen (NKD) in Norvegia. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. La sua ricerca si concentra sull’analisi dell’intesa tra immagine e puro segno, nell’attimo prima che questi diventi linguaggio riconoscibile. Un “bilico” rappresentativo in cui il linguaggio viene addomesticato e disciplinato affinché trovi posa sul limite della realtà. Fino a pochi anni fa la sua ricerca si era sviluppata principalmente attraverso l’utilizzo del disegno, della pittura, dell’incisione e della video-animazione. Negli ultimi progetti sviluppati Fato ha avuto modo di confrontarsi con materiali prima considerati solo semplici supporti o strutture, che tendono ora a divenire linguaggio, trovando espressione in una progettualità site-specific; “Quello che cerco di rappresentare è un tentativo di mettere in scena un allestimento per la pittura. Una natura morta del linguaggio, una -cosa naturale- della parola”
Dal 2009 ad oggi è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.
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