Andrea Morucchio. The Rape of Venice
Dal 06 Giugno 2015 al 22 Novembre 2015
Venezia
Luogo: Museo di Palazzo Mocenigo
Indirizzo: Santa Croce 1992
Orari: 10 - 17 | chiuso il lunedì
Curatori: Vittorio Urbani, Matteo Bertelè
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 721798
E-Mail info: mocenigo@fmcvenezia.it
Sito ufficiale: http://mocenigo.visitmuve.it
In coincidenza con la 56ma Biennale di Venezia, l’artista Andrea Morucchio presenta l’opera The Rape of Venice, un progetto prodotto da MAVIVE Parfums e parte di MUVE CONTEMPORANEO, l’offerta espositiva legata ai linguaggi dell’arte contemporanea che la Fondazione Musei Civici di Venezia ha programmato nella stagione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2015.
The Rape of Venice è un’installazione multimediale e multisensoriale allestita nel nuovo spazio espositivo White Space MAVIVE di Palazzo Mocenigo che tocca le tematiche più delicate e attuali riguardanti la salvaguardia della storica città lagunare.
Il progetto The Rape of Venice è costituito da:
- Una superficie stampata calpestabile che riproduce decostruiti i mosaici della pavimentazione della Basilica di San Marco.
- Una diffusione sonora di suoni subacquei remixati delle eliche di natanti che solcano le acque della laguna.
- Delle proiezioni video di titoli di testate internazionali che trattano la questione del declino di Venezia.
- La diffusione di una fragranza creata ispirandosi al profumo di alghe ghiacciate della Laguna di Venezia, citazione da Fondamenta degli Incurabili di J. Brodskji.
The Rape of Venice, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea con la sinergia di una serie di elementi eterogenei porta il pubblico a riflettere sulla condizione attuale della città di Venezia, ovvero il suo declino e la trasformazione da città a parco giochi per milioni di turisti; The Rape of Venice, opera tutt’altro che didascalica o propagandistica, dovrebbe determinare in chi la esperisce, calandosi con empatia nello spazio installativo, sensazioni di sospensione, di instabilità, di smarrimento e nell’osservatore più sensibile anche una conseguente presa di coscienza e di posizione rispetto al tema che ha ispirato il progetto artistico.
L’opera è stata concepita per raggiungere una dimensione sinestetica nella quale i diversi sensi del visitatore vengono sollecitati fino ad arrivare a un climax che vede il profumo rappresentare la speranza di fronte alla distruzione data dagli elementi visivi, tattili e uditivi. In questo senso la speranza ha il profumo delle alghe ghiacciate, citando Brodskij, il cui odore è la profonda essenza originaria della città anadiomene nata dalle acque come Venere. È questo profumo così caratteristico che rimane a ricordarci la vera natura della città e resta intatto rispetto a tutti gli stravolgimenti che stanno mettendo a rischio la stessa esistenza della sua civiltà anfibia. Il primordiale profumo delle alghe richiama la speranza di ritrovare una dimensione sostenibile per il futuro di Venezia.
Si tratta di un progetto che solleva e tratta il tema principale di EXPO 2015 ovvero quello della sostenibilità ambientale. The Rape of Venice lo interpreta contestualizzandolo nella città di Venezia, nei fenomeni che ne minano la sua integrità dando spazio a una speranza, il ritorno alla sua vera natura, rappresentata dal suo primordiale elemento, il profumo dell’alga. Un progetto artistico che per la sua natura intrinsecamente politica e per le caratteristiche di multimedialità e interdisciplinarietà corrisponde all’impostazione curatoriale della prossima Biennale di Venezia All the World’s Futures; “Una Biennale ambiziosa, confusionaria, politica, sensuale, visiva, letteraria. Deve provocare esperienze, provare a mettere in relazione i media dell’arte in modo diverso. Creare nuove intersezioni”.
(Okwui Enwezor - Direttore 56esima Biennale di Venezia)
Inoltre:
i cinquanta titoli utilizzati per le proiezioni dell’installazione impostati come una locandina - foglio con un titolo di spicco estratto da un giornale, con una grafica coordinata vengono raccolti in un “tabloid” online consultabile sul sito ufficiale e nei social network con la citazione della testata da cui sono tratti e un link che porta al sito per la lettura. A tutti gli effetti si tratta di una parte del progetto che esce dal suo ambito espositivo attraverso un’intervento che utilizzando il web rimanda all’aspetto giornalistico che caratterizza The Rape of Venice.
Un intervento site specific “collaterale” a The Rape of Venice nella terrazza di uno storico locale all’entrata della Biennale ai Giardini come continuazione dell’installazione multisensoriale con un riadattamento dell’elemento musivo decostruito della Basilica di San Marco. Le immagini qui riproposte mostrano una composizione di frammenti floreali e mitologici posizionate in modo verticale circondate dalla vegetazione dei Giardini.
Durante il periodo espositivo sono previsti una serie di incontri con critici dell’arte ma anche con scrittori, storici, saggisti che analizzano e approfondiscono le questioni fondanti il progetto installativo.
Andrea Morucchio veneziano di formazione giuridica, è un artista multidisciplinare che inizia ad appropriarsi del mezzo fotografico dal 1989 fino la metà degli anni Novanta dedicandosi prevalentemente al reportage. Successivamente il corpus della sua produzione artistica mutaciando nell’utilizzo di tecniche differenti supportate da riflessioni di carattere politico sociale. Da fotografo, artista e curatore, Andrea si serve dalla scultura, dell’installazione, del video, fino alla performance, creando ambienti in cui i visitatori si sentono liberi di improvvisare e sperimentare, rivelando le possibilità creative al di fuori dei settori tradizionali dell'arte main stream
Vedi anche:
Venise, toujours Venise
The Rape of Venice è un’installazione multimediale e multisensoriale allestita nel nuovo spazio espositivo White Space MAVIVE di Palazzo Mocenigo che tocca le tematiche più delicate e attuali riguardanti la salvaguardia della storica città lagunare.
Il progetto The Rape of Venice è costituito da:
- Una superficie stampata calpestabile che riproduce decostruiti i mosaici della pavimentazione della Basilica di San Marco.
- Una diffusione sonora di suoni subacquei remixati delle eliche di natanti che solcano le acque della laguna.
- Delle proiezioni video di titoli di testate internazionali che trattano la questione del declino di Venezia.
- La diffusione di una fragranza creata ispirandosi al profumo di alghe ghiacciate della Laguna di Venezia, citazione da Fondamenta degli Incurabili di J. Brodskji.
The Rape of Venice, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea con la sinergia di una serie di elementi eterogenei porta il pubblico a riflettere sulla condizione attuale della città di Venezia, ovvero il suo declino e la trasformazione da città a parco giochi per milioni di turisti; The Rape of Venice, opera tutt’altro che didascalica o propagandistica, dovrebbe determinare in chi la esperisce, calandosi con empatia nello spazio installativo, sensazioni di sospensione, di instabilità, di smarrimento e nell’osservatore più sensibile anche una conseguente presa di coscienza e di posizione rispetto al tema che ha ispirato il progetto artistico.
L’opera è stata concepita per raggiungere una dimensione sinestetica nella quale i diversi sensi del visitatore vengono sollecitati fino ad arrivare a un climax che vede il profumo rappresentare la speranza di fronte alla distruzione data dagli elementi visivi, tattili e uditivi. In questo senso la speranza ha il profumo delle alghe ghiacciate, citando Brodskij, il cui odore è la profonda essenza originaria della città anadiomene nata dalle acque come Venere. È questo profumo così caratteristico che rimane a ricordarci la vera natura della città e resta intatto rispetto a tutti gli stravolgimenti che stanno mettendo a rischio la stessa esistenza della sua civiltà anfibia. Il primordiale profumo delle alghe richiama la speranza di ritrovare una dimensione sostenibile per il futuro di Venezia.
Si tratta di un progetto che solleva e tratta il tema principale di EXPO 2015 ovvero quello della sostenibilità ambientale. The Rape of Venice lo interpreta contestualizzandolo nella città di Venezia, nei fenomeni che ne minano la sua integrità dando spazio a una speranza, il ritorno alla sua vera natura, rappresentata dal suo primordiale elemento, il profumo dell’alga. Un progetto artistico che per la sua natura intrinsecamente politica e per le caratteristiche di multimedialità e interdisciplinarietà corrisponde all’impostazione curatoriale della prossima Biennale di Venezia All the World’s Futures; “Una Biennale ambiziosa, confusionaria, politica, sensuale, visiva, letteraria. Deve provocare esperienze, provare a mettere in relazione i media dell’arte in modo diverso. Creare nuove intersezioni”.
(Okwui Enwezor - Direttore 56esima Biennale di Venezia)
Inoltre:
i cinquanta titoli utilizzati per le proiezioni dell’installazione impostati come una locandina - foglio con un titolo di spicco estratto da un giornale, con una grafica coordinata vengono raccolti in un “tabloid” online consultabile sul sito ufficiale e nei social network con la citazione della testata da cui sono tratti e un link che porta al sito per la lettura. A tutti gli effetti si tratta di una parte del progetto che esce dal suo ambito espositivo attraverso un’intervento che utilizzando il web rimanda all’aspetto giornalistico che caratterizza The Rape of Venice.
Un intervento site specific “collaterale” a The Rape of Venice nella terrazza di uno storico locale all’entrata della Biennale ai Giardini come continuazione dell’installazione multisensoriale con un riadattamento dell’elemento musivo decostruito della Basilica di San Marco. Le immagini qui riproposte mostrano una composizione di frammenti floreali e mitologici posizionate in modo verticale circondate dalla vegetazione dei Giardini.
Durante il periodo espositivo sono previsti una serie di incontri con critici dell’arte ma anche con scrittori, storici, saggisti che analizzano e approfondiscono le questioni fondanti il progetto installativo.
Andrea Morucchio veneziano di formazione giuridica, è un artista multidisciplinare che inizia ad appropriarsi del mezzo fotografico dal 1989 fino la metà degli anni Novanta dedicandosi prevalentemente al reportage. Successivamente il corpus della sua produzione artistica mutaciando nell’utilizzo di tecniche differenti supportate da riflessioni di carattere politico sociale. Da fotografo, artista e curatore, Andrea si serve dalla scultura, dell’installazione, del video, fino alla performance, creando ambienti in cui i visitatori si sentono liberi di improvvisare e sperimentare, rivelando le possibilità creative al di fuori dei settori tradizionali dell'arte main stream
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