Francesco Bocchini. Magic
Dal 16 Dicembre 2012 al 09 Febbraio 2013
Venezia
Luogo: Galleria MichelaRizzo - Palazzo Palumbo Fossati
Indirizzo: San Marco 2597
Orari: da martedì a sabato 10-13/ 15-18
Curatori: Valerio Dehò
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 2413006
E-Mail info: info@galleriamichelarizzo.net
Sito ufficiale: http://www.galleriamichelarizzo.net
L’aspetto magico dell’arte fa parte della sua capacità di rendere vero ciò che non lo è, ma anche nel saper rappresentare l’invisibile e l’immateriale. Forse non c’è più spazio per un'Estetica della forma, ma artisti come Francesco Bocchini sanno ancora trovare le idee giuste da rendere attraverso delle opere, degli universi nascosti, strani, magici. Questi lavori recenti sono dedicati ai maghi e agli illusionisti, categorie spesso confinate nel calderone dell’esoterico e dei sotto prodotti culturali. Ma vi sono anche delle situazioni in cui la magia ha saputo creare qualcosa di cui l’uomo ha profondamente bisogno, l’idea che esista una realtà parallela a quella solita, ordinaria, banale. Scoprire il futuro, saper guardare oltre la realtà, scoprire legami tra il visibile e l’invisibile dà la forza a non arrendersi alla routine della vita o alle illusioni mediatiche. I lavori recenti di Bocchini sui maghi, i prestidigitatori e gli illusionisti suscitano l’interesse dell’artista verso gli elenchi, i cataloghi, gli inventari e nello stesso tempo si crea un contrasto con i soggetti e con le loro arti della magia della trasformazione della realtà in qualcos’altro.
Anche le macchine celibi di Bocchini hanno subito un cambiamento: in questo caso, i meccanismi sono sempre più visibili e sono portati in primo piano. La struttura di ferro rumorosa, resta classica, ma certamente abbiamo a che fare con organi meccanici che si muovono non solo creando un'opera cinetica, ma anche alimentando lo sguardo di forme e di illusioni. I maghi sono evocati, oltre che dai loro nomi scritti sulle lamiere colorate, dai gesti e dai movimenti delle macchine celibi che riprendono l'arte della prestidigitazione delle mani che sono più veloci degli occhi come dei simboli (colombe, bacchette, strisce colorate,...) e che fanno parte del bagaglio di un mestiere antico. La magia in questi lavori è qualcosa che ha a che vedere con il non rassegnarsi alla banalità del quotidiano e dell'illusione, spesso semplice e diretta, che rivela il bisogno di tutti a credere nell’impossibile.
Altro elemento tipico dei lavori di Francesco Bocchini sono le vetrine, veri e propri contenitori di vetro e lamiera, che contengono oggetti, mondi e fiori. Anche in questo caso l’attenzione alla classificazione e all’inventariazione viene fuori. In questo caso l’installazione diventa una sorta di museo dei mappamondi perduti, un magazzino di globi abbandonati. La grandezza del lavoro e l’accumulo dei globi simili, ma mai esattamente identici, danno l’idea dei mondi possibili e considerano la terra qualcosa di unico ma anche replicabile. Bocchini accumula, come i “Nouveau realiste”, ma offre un senso a questa accumulazione e la fa diventare l’immagine del mondo attuale, sempre troppo pieno di oggetti uguali e moltiplicati, ma che a ben guardarli sono diversi e, forse, unici.
Anche le macchine celibi di Bocchini hanno subito un cambiamento: in questo caso, i meccanismi sono sempre più visibili e sono portati in primo piano. La struttura di ferro rumorosa, resta classica, ma certamente abbiamo a che fare con organi meccanici che si muovono non solo creando un'opera cinetica, ma anche alimentando lo sguardo di forme e di illusioni. I maghi sono evocati, oltre che dai loro nomi scritti sulle lamiere colorate, dai gesti e dai movimenti delle macchine celibi che riprendono l'arte della prestidigitazione delle mani che sono più veloci degli occhi come dei simboli (colombe, bacchette, strisce colorate,...) e che fanno parte del bagaglio di un mestiere antico. La magia in questi lavori è qualcosa che ha a che vedere con il non rassegnarsi alla banalità del quotidiano e dell'illusione, spesso semplice e diretta, che rivela il bisogno di tutti a credere nell’impossibile.
Altro elemento tipico dei lavori di Francesco Bocchini sono le vetrine, veri e propri contenitori di vetro e lamiera, che contengono oggetti, mondi e fiori. Anche in questo caso l’attenzione alla classificazione e all’inventariazione viene fuori. In questo caso l’installazione diventa una sorta di museo dei mappamondi perduti, un magazzino di globi abbandonati. La grandezza del lavoro e l’accumulo dei globi simili, ma mai esattamente identici, danno l’idea dei mondi possibili e considerano la terra qualcosa di unico ma anche replicabile. Bocchini accumula, come i “Nouveau realiste”, ma offre un senso a questa accumulazione e la fa diventare l’immagine del mondo attuale, sempre troppo pieno di oggetti uguali e moltiplicati, ma che a ben guardarli sono diversi e, forse, unici.
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