Lied ohne Worte per soprano, coro misto di voci bianche

Ingresso al ghetto di Terezín

 

Dal 27 Gennaio 2020 al 27 Gennaio 2020

Venezia

Luogo: Ikona Photo Gallery

Indirizzo: Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909

Orari: h 18 ascolto e visione del video del concerto (durata 19’)

Costo del biglietto: Ingresso libero

Telefono per informazioni: +39 041 528937

E-Mail info: ikonavenezia@ikonavenezia.com

Sito ufficiale: http://www.ikonavenezia.com



Lied ohne Worte per soprano, coro misto di voci bianche, pianoforte ed elettronica (2004)
Claudio Ambrosini

drammaturgia, elaborazione dei testi, traduzioni: Claudio Ambrosini
testi originali di Beethoven, Schiller e di bambini internati nel campo di concentramento di Terezìn
(Pavel Friedmann, Hanus Hachenburg, "Teddy" L 410 e Altri senza nome).

opera dedicata al Ghetto di Venezia

Sonia Visentin soprano
Aldo Orvieto pianoforte
Coro di Voci Bianche Cesare Pollini
Marina Malavasi direttore

videoregistrazione del concerto

Lied ohne Worte si apre accostando frammenti tratti dalle poesie - bellissime, verrebbe da dire, se la parola non fosse agghiacciante in questo contesto - scritte da alcuni dei 15.000 bambini internati a Terezín, di cui solo 100 si sono salvati: pochi più, dunque, di quelli che sono oggi qui sul palco a cantare. Quindicimila bimbi che ritrovano per un momento la voce attraverso quella dei bambini di questa città per dirci della durissima vita del ghetto, dello stato di attesa senza speranza, della maturazione forzata che li porta costantemente a pensieri molto più gravi di quelli consoni alla loro età: una fanciullezza mai vissuta, che riappare per un attimo, esplode per un solo istante alla vista fuggevole di una farfalla. Gialla, come la stella cucita sui loro petti.

Come in un corto circuito, ai versi scritti nel campo di concentramento si contrappone l’inebriante “visione” di Schiller, quella espressa in An die Freude e fatta propria da Beethoven per il testo del notissimo Inno alla Gioia che chiude la Nona Sinfonia. Quanta speranza, quanta fiducia, utopia di una fratellanza universale in un mondo migliore, aveva concettualmente unito allora i due grandi artisti tedeschi, ubriacandoli di gioioso entusiasmo! Solo cento anni prima, o poco più. In quella stessa area geografica, in quella stessa cultura.

Del testo di Schiller è stata qui usata la versione che si dice aver preceduto quella a noi nota e che ipotizzava come fulcro non la parola "Freude" ma "Freiheit", libertà. Due parole strettamente connesse, interdipendenti, comunque; riunite nella conclusione al fremente appello beethoveniano (O Freude! Amici!) in una terna concettuale indissolubile. Lied ohne Worte è stato composto nel 2004 su commissione del Consiglio Comunale di Venezia e del Coordinamento Cittadino per il Giorno della Memoria, in occasione del 60° anniversario della liberazione di Auschwitz. E’ dedicato al Ghetto di Venezia, "primo" ghetto del mondo. Auspicabilmente, l’ultimo.
Claudio Ambrosini

#giornodellamemoria2020

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