Venice Secrets. Justice-Torture-Death

Venice Secrets. Justice-Torture-Death
Dal 28 Settembre 2019 al 28 Settembre 2019
Venezia
Luogo: Palazzo Zaguri
Indirizzo: Campo San Maurizio 30124
Orari: intero € 12, ridotto € 10, gratuito bambini fino a 5 anni e accompagnatori di disabili non autosufficienti (Previa presentazione carta di riconoscimento alla cassa)
Costo del biglietto: tutti i giorni 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
Sito ufficiale: http://venicesecrets.net/
Un’esposizione che rivela i segreti e il lato più oscuro di Venezia: torture, carceri, pene non capitali e pene di morte, inquisizione.
La storia della Repubblica di Venezia attraverso il tema della sua giustizia penale.
In mostra strumenti di morte e macchine di tortura originali.
TORTURE La tortura a Venezia era utilizzata per provocare la confessione “spontanea” dell’imputato e per un reato punibile con pena corporale e con gravi indizi di colpevolezza (come due testimoni attendibili…). Erano esclusi comunque i ragazzi sotto i 14 anni, le donne incinte e le puerpere fino a 40 giorni dopo il parto, gli ultrasessantenni, dottori, avvocati, cavalieri e malati. Tra gli esclusi non figurano i Nobili (per un concetto di uguaglianza molto moderno). Minaccia, sistemazione sullo strumento di tortura e tortura vera e propria i tre passaggi previsti. Squassada, tavolo di stiramento, tizzoni ardenti e pochi altri gli strumenti testimoniati ed ospitati dalla Camera del Tormento in Palazzo Ducale.
LA PREXON (LA CARCERE) Verso la metà del XIII secolo Venezia introduce la pena di detenzione in carcere per reati come omicidio colposo, bestemmia “minore”, “falso parto”, le scommesse, i debiti insoluti, la pubblicazione di libri proibiti… La prexon, poiché piuttosto dura, durava dai pochi giorni ai 4 anni. Il declino della pena detentiva iniziò a metà XVII secolo, per i costi di gestione delle prigioni, ma soprattutto per la penuria di vogatori volontari. La carcerazione si permuta quindi in “pena di vogar al remo in galea in cathena…” (la “galera”).
LE PENE NON CAPITALI E LA PENA DI MORTE Oltre alle pene corporali (amputazione di mani, occhi, braccia, orecchi…, frusta, bando, prigione e Galera…) e alle non corporali come le multe in denaro, la pena capitale si realizzava con svariate modalità, come l’impiccagione, il soffocamento, la descopata (un colpo di mazza del boia al capo del reo), l’affogamento… Omicidio con pensamento, Rapto di donna honesta, stupro, sodomia , incendiarij…molte le cause per tale pena, progressivamente nei secoli abbandonata proprio per la sua crudeltà, fino a venire quasi meno nell’ultimo secolo della Repubblica.
L’INQUISIZIONE Nel 1542 Roma istituisce il Tribunale del Santo Uffizio. Ma Venezia tarda ad accogliere le sollecitazioni del Papa, perché la Repubblica non tollera una giustizia che comprima le libertà della Serenissima. Un compromesso si raggiunge con la nomina del Tre Savi all’Eresia, che di fatto controllano il Tribunale Canonico.
Storie di eretici, streghe, processi, condanne, patiboli, figure immense come Giordano Bruno, Galileo Galilei, Veronese e Paolo Sarpi. Ma la Serenissima, terra di accoglienza e convivenza spesso “interessata”, ha mantenuto la propria autonomia anche nell’era buia dell’Inquisizione.
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