Una dinastia di pittori. Jacopo Bassano, i figli e la bottega I capolavori della collezione Banca Popolare di Vicenza
Dal 06 Dicembre 2013 al 04 Maggio 2014
Vicenza
Luogo: Palazzo Thiene
Indirizzo: Contrà San Gaetano Thiene
Orari: venerdì, sabato domenica 10-18
Curatori: Fernando Rigon
Prolungata: Fino al 4 Maggio 2014
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0444 339989/ 0444 339216
E-Mail info: palazzothiene@popvi.it
Sito ufficiale: http://www.palazzothiene.it/
Undici tele esposte tra cui le tre appena acquistate: “Orfeo incanta gli animali”, “Matrimonio mistico di Santa Caterina” e un´ Adorazione La mostra dedicata ai “Capolavori che ritornano” saluta ad ogni fine d´anno l´arrivo di un capolavoro dell´arte veneta in Palazzo Thiene, sede storica della Banca Popolare di Vicenza. Celebrando con il 2013 il suo diciottesimo appuntamento, “Capolavori che ritornano” vuole confermare l´esito della politica adottata dalla Banca Popolare di Vicenza nel campo dell´acquisizione di opere d´arte: oculatezza, lungimiranza e costante monitoraggio dei mercati internazionali dell´arte, che ha reso oggi la collezione di pittura antica della Banca Popolare di Vicenza una raccolta di inestimabile valore artistico. La mostra “Una dinastia di pittori. Jacopo Bassano, i figli e la bottega” - curata dal prof. Fernando Rigon - è stata inaugurata martedì dal presidente della Banca Popolare, Gianni Zonin, e sarà aperta a Palazzo Thiene fino al 2 febbraio 2014. «Abbiamo riportato a casa opere straordinarie che si ritenevano perdute - ha spiegato Zonin - rintracciandole sui mercati mondiali. La nostra raccolta così diventa la più importante collezione privata dei Bassano ma ancora più grande è la nostra soddisfazione di poterla esporre al pubblico»
La mostra espone per la prima volta insieme capolavori del grande maestro della pittura veneta del Rinascimento, dei suoi figli e della bottega. Recuperati in meno di venti anni in Inghilterra, Francia, Austria, Svizzera e perfino negli Stati Uniti, dove la fama di Jacopo li aveva fatti giungere fin dai secoli passati, 11 capolavori dei Bassano sono tornati nello scrigno di Palazzo Thiene. Qualche mese fa ad una importante asta a Vienna è stata acquistata la tela “Orfeo incanta gli animali”, straordinario dipinto dell´ultima stagione di Jacopo Bassano, soggetto citato fra le opere rinvenute alla sua morte nello studio del maestro, presente a fine Seicento nell´inventario della raccolta di una nobile famiglia bassanese e successivamente scomparso. A pochi giorni di distanza, sono stati individuati nel mercato antiquario internazionale altri due capolavori: il “Matrimonio mistico di Santa Caterina con angeli musicanti” di Leandro Bassano e l´“Adorazione dei pastori”, opera di uno sconosciuto artista della Bottega in cui potrebbe riconoscersi la mano dell´ultima dei Bassano, la nipote di Jacopo, Chiaretta, che non firmò mai le sue opere. Ora si confrontano e dialogano con l´Orfeo, Santa Caterina e l´Adorazione, gli altri capolavori della collezione BPVi, opera dello stesso Jacopo e dei figli Francesco, Leandro e Gerolamo. I BASSANO. Gli artisti della famiglia dal Ponte operarono per più di un secolo e mezzo nella città di Bassano del Grappa, assumendone ben presto il nome. Il capostipite Francesco, detto il Vecchio, (1477/78 – 1539) di origine asiaghese, fu il primo ad avviare una prospera bottega a Bassano del Grappa, nelle vicinanze del ponte di legno sul Brenta, dopo un apprendistato a Vicenza presso Giovanni Speranza, seguace di Bartolomeo Montagna. Ma fu il figlio Jacopo (1510 – 1592) il vero genio di un´arte che nelle sue mani assurse a livelli e a notorietà di portata europea. Dopo un apprendistato veneziano, il giovane Jacopo avviò una delle avventure pittoriche più affascinanti e più ricche di spunti del Rinascimento. L´opera di Jacopo, le cui tematiche apparivano alternative rispetto all´arte dominante della Serenissima, riscosse ben presto un grande consenso, anche di mercato, tanto che le opere a soggetto evangelico o biblico, ambientate nei paesaggi pedemontani del bassanese, divennero richiestissime, soprattutto tra le nuove classi emergenti.Jacopo avviò nella sua bottega una vera e propria “industria delle immagini” per soddisfare la crescente richiesta di opere: i figli Francesco (1549-1592), Giambattista (1553-1613), Leandro (1557- 1622) e Gerolamo (1566-1621), si dedicarono a realizzare grandi quantità di soggetti, anche seriali, sia sacri che mitologici. Francesco, il più dotato dei figli di Jacopo, aprì una filiale a Venezia, dove l´arte dei Bassano era già molto conosciuta e apprezzata. Tuttavia Jacopo non volle mai lasciare il suo paese d´origine. L´ultima esponente di famiglia fu una donna, Chiaretta, figlia del terzogenito Giambattista, sposa del pittore asiaghese Antonio Scajaro, allievo del di lei zio, Gerolamo Bassano, il più giovane dei figli di Jacopo. Con la morte di Giacomo e Carlo Scajaro, figli di Chiaretta e bisnipoti del Patriarca, la dinastia si estinse nel 1661 e l´attività cessò definitivamente.
La mostra espone per la prima volta insieme capolavori del grande maestro della pittura veneta del Rinascimento, dei suoi figli e della bottega. Recuperati in meno di venti anni in Inghilterra, Francia, Austria, Svizzera e perfino negli Stati Uniti, dove la fama di Jacopo li aveva fatti giungere fin dai secoli passati, 11 capolavori dei Bassano sono tornati nello scrigno di Palazzo Thiene. Qualche mese fa ad una importante asta a Vienna è stata acquistata la tela “Orfeo incanta gli animali”, straordinario dipinto dell´ultima stagione di Jacopo Bassano, soggetto citato fra le opere rinvenute alla sua morte nello studio del maestro, presente a fine Seicento nell´inventario della raccolta di una nobile famiglia bassanese e successivamente scomparso. A pochi giorni di distanza, sono stati individuati nel mercato antiquario internazionale altri due capolavori: il “Matrimonio mistico di Santa Caterina con angeli musicanti” di Leandro Bassano e l´“Adorazione dei pastori”, opera di uno sconosciuto artista della Bottega in cui potrebbe riconoscersi la mano dell´ultima dei Bassano, la nipote di Jacopo, Chiaretta, che non firmò mai le sue opere. Ora si confrontano e dialogano con l´Orfeo, Santa Caterina e l´Adorazione, gli altri capolavori della collezione BPVi, opera dello stesso Jacopo e dei figli Francesco, Leandro e Gerolamo. I BASSANO. Gli artisti della famiglia dal Ponte operarono per più di un secolo e mezzo nella città di Bassano del Grappa, assumendone ben presto il nome. Il capostipite Francesco, detto il Vecchio, (1477/78 – 1539) di origine asiaghese, fu il primo ad avviare una prospera bottega a Bassano del Grappa, nelle vicinanze del ponte di legno sul Brenta, dopo un apprendistato a Vicenza presso Giovanni Speranza, seguace di Bartolomeo Montagna. Ma fu il figlio Jacopo (1510 – 1592) il vero genio di un´arte che nelle sue mani assurse a livelli e a notorietà di portata europea. Dopo un apprendistato veneziano, il giovane Jacopo avviò una delle avventure pittoriche più affascinanti e più ricche di spunti del Rinascimento. L´opera di Jacopo, le cui tematiche apparivano alternative rispetto all´arte dominante della Serenissima, riscosse ben presto un grande consenso, anche di mercato, tanto che le opere a soggetto evangelico o biblico, ambientate nei paesaggi pedemontani del bassanese, divennero richiestissime, soprattutto tra le nuove classi emergenti.Jacopo avviò nella sua bottega una vera e propria “industria delle immagini” per soddisfare la crescente richiesta di opere: i figli Francesco (1549-1592), Giambattista (1553-1613), Leandro (1557- 1622) e Gerolamo (1566-1621), si dedicarono a realizzare grandi quantità di soggetti, anche seriali, sia sacri che mitologici. Francesco, il più dotato dei figli di Jacopo, aprì una filiale a Venezia, dove l´arte dei Bassano era già molto conosciuta e apprezzata. Tuttavia Jacopo non volle mai lasciare il suo paese d´origine. L´ultima esponente di famiglia fu una donna, Chiaretta, figlia del terzogenito Giambattista, sposa del pittore asiaghese Antonio Scajaro, allievo del di lei zio, Gerolamo Bassano, il più giovane dei figli di Jacopo. Con la morte di Giacomo e Carlo Scajaro, figli di Chiaretta e bisnipoti del Patriarca, la dinastia si estinse nel 1661 e l´attività cessò definitivamente.
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