Mostra Sebastião Salgado. Altre Americhe a Lecce. Le informazioni sulla mostra Sebastião Salgado. Altre Americhe, i curatori, gli orari di ingresso, il costo dei biglietti, i numeri per prenotare, il comunicato stampa sulla mostra Sebastião Salgado. Altre Americhe del museo Castello Aragonese di Lecce.

Sebastião Salgado, Guatemala, 1978

Sebastião Salgado/Contrasto

Sebastião Salgado, Guatemala, 1978

Mappa

  • Città: Otranto
  • Provincia: Lecce
  • Indirizzo: Piazza Castello
  • Telefono: +39 0836 210094

Scheda Mostra

Sebastião Salgado. Altre Americhe

Sebastião Salgado


  • Luogo: Castello Aragonese
  • Curatori: Lélia Wanick Salgado
  • Enti promotori:
    • Comune di Otranto
  • Città: Otranto
  • Provincia: Lecce
  • Data inizio: 20 Maggio 2022
  • Data fine: 02 Novembre 2022
  • Costo del biglietto: Intero 12 Euro Ridotto 9 Euro (per gruppi di almeno 12 visitatori e convenzionati) Ridotto per minori 7 Euro (per minori di 18 anni, convenzioni e residenti nel comune di Otranto) Scolaresche 3 Euro Gratuito (per minori di 18 anni in visita con i genitori) Gratuito (minori fino a 6 anni, guide turistiche con patentino con gruppo, e disabili e un accompagnatore)
  • Telefono per informazioni: +39 0836 210094

Comunicato Stampa:

Sarà inaugurata il 20 maggio 2022 alle 19.30 la mostra di Sebastião Salgado nelle sale del Castello Aragonese di Otranto. Curata da Lélia Wanick Salgado, promossa dal Comune di Otranto e organizzata da Contrasto, resterà visitabile fino al 2 novembre 2022. 

Una mostra finora inedita in Italia, Altre Americhe è il primo grande progetto fotografico realizzato da Sebastião Salgado, quando dopo anni di vita in Europa, decise di tornare a conoscere e riconoscere la sua terra, il Brasile e l’American Latina. Munito di una macchina fotografica, nei numerosi viaggi compiuti tra il 1977 e il 1984, ha percorso un intero continente cercando di cogliere, nel suo bianco e nero pastoso e teatrale, l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Il risultato è un corpus di immagini di grande forza che evoca il valore di un continente, la sua economia, la sua religiosità e la persistenza delle culture contadine e indiane. 
 
Come ha affermato Salgado stesso, “quando ho cominciato questo lavoro, nel 1977, […] il mio unico desiderio era ritornare a casa mia, in quella amata America Latina […]. Armato di tutto un arsenale di chimere, decisi di tuffarmi nel cuore di quell’universo irreale, di queste Americhe latine così misteriose, sofferenti, eroiche e piene di nobiltà. Questo lavoro durò sette anni, o piuttosto sette secoli, per me, perché tornavo indietro nel tempo”.
 
“Siamo veramente felici di ospitare una mostra di Sebastião Salgado, considerato uno dei più grandi fotografi contemporanei a livello mondiale – sostiene Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto.
Un attento osservatore di quella che egli definisce la ‘famiglia umana’. Per anni in giro per il mondo narrando, attraverso i suoi scatti, storie di popoli e di un pianeta spesse volte martoriato. 
Le sue foto in bianco e nero mostrano il suo progetto di vita e documentano i cambiamenti ambientali, economici e politici degli ultimi decenni.
I visitatori sapranno certamente apprezzare gli scatti del fotografo brasiliano che ha fatto del suo lavoro una missione. Nonostante gli ultimi due anni ci hanno messo a dura prova, abbiamo comunque sempre garantito mostre di qualità nel Castello Aragonese – prosegue il sindaco Cariddi, contenitore culturale ormai divenuto cuore pulsante della nostra città, centro culturale che ospita ogni anno eventi, iniziative, installazioni di livello internazionale”.
 
In esposizione a Otranto, per la prima volta 65 opere di tre diversi formati. L’intensità delle fotografie in bianco e nero, la loro potenza plastica, hanno confermato per il mondo intero la nascita di un grande fotografo e un narratore del nostro tempo: Sebastião Salgado.
 
Come ha detto Alan Riding, del New York Times, Le fotografie di Salgado catturano di volta in volta la luce e l’oscurità del cielo e dell’esistenza, la tenerezza e il sentimento che coesistono con la durezza e la crudeltà. Salgado è andato a cercare un angolo dimenticato delle Americhe, erigendolo a prisma attraverso il quale può essere osservato il continente nel suo complesso. […] Salgado è il creatore di un archivio, il custode di un mondo, di cui celebra l’isolamento. Così facendo, mira a suscitare emozioni problematiche e contraddittorie. E anche in questo caso, ci riesce in pieno”.

La mostra è accompagnata da un libro pubblicato da Contrasto.

Sebastião Ribeiro Salgado nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. A 16 anni si trasferisce nella vicina Vitoria, dove finisce le scuole superiori e intraprende gli studi universitari. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i due si trasferiscono prima a Parigi e quindi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 torna insieme alla moglie a Parigi per intraprendere la carriera di fotografo. Lavorando prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum, per creare poi insieme a Lèlia la agenzia Amzonas Images, Sebastião viaggia molto, occupandosi prima degli indios e dei contadini dell’America Latina, quindi della carestia in Africa verso la metà degli anni Ottanta. Queste immagini confluiscono nei suoi primi libri. Tra il 1986 e il 2001 si dedica principalmente a due progetti. Prima documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e nelle mostre che ne accompagnano l’uscita (presentata in 7 diverse città italiane). Quindi documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo Mondo, in due libri di grande successo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino. (Contrasto, 2000). Grandi mostre itineranti (A Roma alle Scuderie del Quirinale e poi a Milano all’Arengario di Palazzo Reale) accompagnano anche in questo caso l’uscita dei libri. Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale - che era a rischio di sparizione - una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi inizia come progetto nel 2003 e dopo nove anni di lavoro viene presentato in tutto il mondo. Nel 2021 presenta per la prima volta la mostra Amazônia, il suo grande progetto successivo a Genesi.