Giovanni da Fiesole (Beato Angelico)

Vicchio di Mugello 1400 ca - Roma 18/02/1455

© Arte.it | Luca Signorelli (1450 - 1523), Presunto ritratto di Fra Angelico, Dettaglio dell'Affresco dell'Anticristo, Circa 1501, Duomo di Orvieto

Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro detto il Beato Angelico, fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1982. 
Tuttavia già dopo la sua morte fu chiamato Beato Angelico tanto per l'emozionante religiosità dei suoi lavori quanto per le sue doti di umanità e umiltà.

Nel Trittico di san Pietro martire, commissionato dalle suore di San Pietro Martire di Firenze e realizzato tra 1428 e il 1429 il pittore mostra di conoscere le novità di Gentile da Fabriano e di Masaccio, abbracciando sempre più il secondo pur sviluppando, a partire dagli anni trenta, uno stile personale, interessato a conferire volume alle figure all’interno di uno spazio realistico, regolato dalle leggi della prospettiva.

Le grandi pale compiute tra gli anni venti e gli anni trenta del Quattrocento per la chiesa di San Domenico di Fiesole gli valsero una notevole fama. Tra il 1424-1425 eseguì la prima delle tre tavole per gli altari della chiesa di San Domenico: la cosiddetta Pala di Fiesole, tra le prime opere certe dell'artista.
All'inizio degli anni Trenta risalgono le celebri annunciazioni su tavola, come l'Annunciazione del Prado - che presenta per la prima volta l’impiego della luce diafana ad avvolgere la composizione - l'Annunciazione di San Giovanni Valdarno e quella di Cortona. L’Incoronazione della Vergine agli Uffizi o quella del Louvre, risalgono rispettivamente al 1432 e al 1434-1435.

Probabilmente Angelico mantenne il suo laboratorio di San Domenico fino a buona parte del 1440. Fu protagonista di quell'irripetibile stagione artistica che, sotto i Medici, vide a Firenze grandi opere pubbliche tra cui lo stesso convento di San Marco, alla cui decorazione pittorica l’artista partecipò.
Pietra miliare dell’arte del Rinascimento con la loro armonia e semplicità, gli affreschi di San Marco sono anche i più celebri del Beato Angelico. I fatti evangelici, privi di distrazioni decorative, vengono per la prima volta letti con un'efficacia maggiore rispetto al passato.
Le figure appaiono semplificate e alleggerite, la cromia più tenue.

Nella seconda metà del 1445, il pittore fu chiamato a Roma da papa Eugenio IV. Nella città soggiornò dal 1446 al 1449, nel convento di Santa Maria sopra Minerva. L'unica sua commissione papale superstite è rappresentata dagli affreschi della Cappella Niccolina, nel Palazzo Apostolico vaticano.
L'11 maggio 1447, con il consenso del papa, si recò a Orvieto per lavorare alla volta della Cappella di San Brizio nella cattedrale. Tornato a Roma, completò la Cappella Niccolina entro il 1448 per rientrare, due anni dopo, a Firenze.
C’è molta incertezza riguardo quegli anni, come anche riguardo l'Incoronazione della Vergine del Louvre, mentre è sicuramente documentabile a dopo il 1450 la Pala di Bosco ai Frati, commissionata da Cosimo de' Medici.
L'ultima opera del pittore è riconosciuta nel tondo con l'Adorazione dei Magi, avviato forse nel 1455 e completato da Filippo Lippi.
Intorno al 1452 l'Angelico fece ritorno a Roma, per realizzare varie opere in Santa Maria sopra Minerva, un ciclo oggi perduto.
Fra Giovanni morì nella città eterna il 18 febbraio del 1455 e fu sepolto nella chiesa della Minerva.



Le opere