Fino al 15 luglio nella cittadina marchigiana

Ascoli Piceno celebra Cola dell'Amatrice con prestiti illustri e un taccuino inedito

Nicola Filotesio (Cola dell'Amatrice), Trittico di Appignano del Tronto, 1500-1549, tavola, pittura a tempera, 145 x 98 cm, Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica
 

Samantha De Martin

20/03/2018

Ascoli Piceno - Giorgio Vasari lo considerava “Maestro raro e del migliore che fusse mai stato in que' Paesi”.
A distanza di quasi 500 anni da quando vi aveva messo piede per la prima volta, Cola dell’Amatrice torna ad Ascoli Piceno, la sua seconda casa, per un’importante mostra nell’ambito del progetto “Mostrare le Marche”, impegno con cui la Regione intende valorizzare ulteriormente il patrimonio culturale nel biennio 2017-2018.
Nella cittadina marchigiana Nicola Filotesio era arrivato nel 1508 per eseguire il Polittico di Piagge e vi era poi rimasto per 40 anni, lasciando alla città il suo immenso dono pittorico.

Queste testimonianze, affiancate da altre opere provenienti da sedi prestigiose che, tutte insieme, offriranno una visione esaustiva del valore dell’artista, saranno al centro della mostra Cola dell’Amatrice da Pinturicchio a Raffaello, a cura di Stefano Papetti e Luca Pezzuto.

Tra le 60 opere in mostra sono presenti anche importanti documenti giunti ad Ascoli per la prima volta. Grazie al contributo della Biblioteca Comunale di Fermo, si potranno infatti ammirare gli inediti fogli del Taccuino di Cola, con gli studi dalle opere di altri autori, progetti, ricette per la fabbricazione di vernici e colori, indicazioni iconografiche che compongono una sorta di zibaldone relativo al modus operandi dell’artista.

La rassegna, in corso fino al 15 luglio, sarà soprattutto un’occasione per approfondire le tecniche utlizzate dal pittore di Amatrice e per conoscere gli studi che ruotano intorno al maestro.
Oltre a ricomporre il percorso dell’artista quattrocentesco - da Amatrice a luoghi emblematici come l’Abbazia di Farfa lungo la Salaria, ai passaggi tra Roma e gli Appennini, l’Aquila, Perugia, Siena, Urbino - l’esposizione ammicca soprattutto al contesto in cui l’artista ha studiato e vissuto, dedicando ampio spazio anche ai capolavori di Pinturicchio, Raffaello, Perugino, Luca Signorelli, Pietro Vannini e Filippino Lippi.

Da una prima sezione che - attarverso il confronto fra le prime tavole eseguite da Cola, come gli sportelli della Abbazia di Farfa, lo stendardo di Perugino, le tavole di Pinturicchio e Antoniazzo Romano prestate dai musei di Rieti,  Perugia, Siena - affronta il tema della formazione dell’artista, il visitatore passa alla seconda parte del percorso, incentrata sull’arrivo del pittore ad Ascoli, nel 1508. La Pala di san Vittore del 1514, l'Istituzione dell’Eucarestia, la Morte della Vergine che rientrerà ad Ascoli dai Musei Capitolini o il trittico di Force, oggi nella Pinacoteca Vaticana, costituiscono importanti progetti, fortemente influenzati da quanto Cola dell’Amatrice aveva visto nell’Urbe.

L’appuntamento di Ascoli si snoda in diverse sedi, dalla Pinacoteca Civica - che già ospita alcuni delle opere più rappresentative del pittore - al refettorio del convento dell’Annunziata, che ospita l’affresco raffigurante la Salita al calvario. Un’altra sezione sarà accolta nell’aula capitolare del complesso monumentale di San Francesco, in cui, accanto ai disegni dell’artista, trovano posto le sculture in terracotta dipinta dei colleghi abruzzesi Saturnino Gatti e Silvestro dell’Aquila.

La disponibilità di alcune importanti istituzioni museali, come la Pinacoteca Vaticana ed i Musei Capitolini, nonché di alcune prestigiose fondazioni bancarie, consentirà ai visitatori di ammirare per qualche tempo nel capoluogo piceno le imponenti tavole dipinte da Cola dell’Amatrice per le chiese della città e del territorio. Questi lavori, nei primi decenni dell’Ottocento, furono indebitamente immessi sul mercato antiquario romano da conoscitori senza scrupoli per finire nelle collezioni museali di tutto il mondo, non ultima quella del Museo di Melbourne che conserva una tavola raffigurante Sant’Elena con la croce.

Molte delle tavole in mostra provengono anche da quei centri appenninici di Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria segnati dal recente terremoto e al centro, nel Rinascimento, di una importante fioritura artistica.

Nell’ambito del medesimo progetto Mostrare le Marche, rientrano anche la mostra, prossimamente a Fermo, Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e Avanguardia, da Nicola di Ulisse ai Crivelli e l’appuntamento di Matelica dal titolo Milleduecento. Civiltà figurativa fra Marche e Umbria al tramonto del Romanico. Per l’autunno 2018 è invece in programma la mostra-evento, di respiro internazionale, dedicata a Lorenzo Lotto.


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