Dal 12 settembre al 6 gennaio al Museo Civico Archeologico di Bologna
Short & Sweet. A Bologna arriva Martin Parr
Martin Parr, Common Sense © Martin Parr/Magnum Photos
Samantha De Martin
11/09/2024
Bologna - “Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico che dalla conferenza di un sociologo”.
Parola di Martin Parr, uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo, il cui sguardo, simile a una lente di ingrandimento dai colori sgargianti sulla realtà, cattura momenti eccentrici della vita quotidiana cogliendo l'essenza di luoghi o situazioni attraverso la ricerca del dettaglio perfetto.
La sua prospettiva unica e spesso provocatoria sulla società contemporanea, dopo il successo di pubblico recentemente ottenuto al Mudec - Museo delle Culture di Milano, sbarca adesso al Museo Civico Archeologico di Bologna con il progetto espositivo Short & Sweet, da lui direttamente curato.
Protagoniste del percorso prodotto da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE in collaborazione con il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna e Magnum Photos, e con il patrocinio del Comune di Bologna, saranno, dal 12 settembre al 6 gennaio, oltre 60 fotografie selezionate appositamente dal fotografo per questo progetto e affiancate al corpus di immagini della serie Common Sense.
Un’intervista inedita, a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta, ripercorre invece la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca. Attraverso la serie The Non-Conformists seguiamo l’autore all'età di ventitré anni mentre si muove, assieme alla sua compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, nella metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Dal 1975 al 1980 la coppia documenta quotidianamente gli eventi ai quali assiste, in particolare quelli dei Non Conformisti. Attraverso la cronaca fotografica di Parr, senza filtri e fuori dalla retorica, osserviamo le vite di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il naso”, a comporre una sorta di documento storico che definisce il carattere ferocemente indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.
Martin Parr, O’Connell Bridge, Dublino, Irlanda, ottobre 1981 Da Bad Weather © Martin Parr/Magnum Photos
L’ultimo progetto in bianco e nero sviluppato da Parr, Bad Weather, prima della serie a colori, è realizzato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta e pubblicato nel 1982. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale per descrivere un’ossessione britannica. Parr affronta questa volta le condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni, pioggerelline, tempeste di neve documentate tra Inghilterra e Irlanda. “Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole - afferma l’autore - e mi piaceva l'idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali”.
Piuttosto che all’iconico paesaggio britannico il fotografo sceglie di guardare all’umanità, racchiudendo, in una serie, le reazioni e le espressioni di quanti vivono costantemente sopportando clima uggioso e temperature pungenti.
Un ritratto delle famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località balneare vicino Liverpool, espressione del declino economico nella metà degli anni Ottanta in cui versava il nord-ovest dell'Inghilterra, inaugura il primo progetto a colori, intitolato The Last Resort (1982-1985). Il primo esempio di reportage spietato e lucido sulla fine del mondo operaio e dei suoi valori, nonché l'avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del benessere e del consumo, lascia spazio all’installazione Common Sense.
A Bologna 250 fotografie in formato A3, offrono così uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare occidentale ed europea. Incrociamo soggetti legati al cattivo gusto e alla volgarità contemporanea, immortalati dal fotografo con cinismo e sarcasmo assieme ad accostamenti audaci, oggetti kitsch che catturano l'attenzione suscitando interesse.
Se nella serie Small World (1989-2008) Parr segue le orme del turista medio nel tentativo di rivelare, attraverso le sue fotografie, la grande farsa del viaggio, restituendo uno specchio particolarmente crudele del mondo del turismo, simile a un sogno annacquato e omogeneizzato, la serie Everybody Dance Now (1986-2018) conduce nell’universo della danza, la forma di espressione più democratica, secondo Parr, dopo la fotografia. Incrociamo in mostra l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, assieme ai cliché dell' “inglese”, reinventati e trasformati in rivelazioni provocatorie con la serie Establishment (2010-2016).
Martin Parr, Miami, Florida, USA, 1998 Da Life’s a Beach © Martin Parr/Magnum Photos
Ed ecco la spiaggia - con primi piani di bagnanti, nuotate e picnic - soggetto con il quale Parr si è sempre confrontato, al centro della serie Life’s a Beach (2013). Scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo restituiscono un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo mostrarsi in pubblico. Attento al costume, sensibile alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di chi si muove nel mondo globalizzato, Martin Parr osserva la moda nelle sue varie accezioni, allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, e prediligendo un approccio spiritoso. A lungo ha fotografato in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia abiti e accessori esagerati o assurdi accanto a posture ed espressioni. Nella serie Fashion sono ad esempio raccolte immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate. Non sono molto diverse da quelle che il fotografo ha realizzato nei più disparati contesti sociali in tanti anni di implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità massificata.
Questo avvincente viaggio al Museo Civico Archeologico di Bologna può contare sul medesimo stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese, cartina tornasole della società contemporanea e delle sue pieghe più contraddittorie che appartengono al mondo occidentale, restituito attraverso una cronaca fotografica acuminata, con pungente sarcasmo.
Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana che, in fondo, interessa un po' tutti noi.
Parola di Martin Parr, uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo, il cui sguardo, simile a una lente di ingrandimento dai colori sgargianti sulla realtà, cattura momenti eccentrici della vita quotidiana cogliendo l'essenza di luoghi o situazioni attraverso la ricerca del dettaglio perfetto.
La sua prospettiva unica e spesso provocatoria sulla società contemporanea, dopo il successo di pubblico recentemente ottenuto al Mudec - Museo delle Culture di Milano, sbarca adesso al Museo Civico Archeologico di Bologna con il progetto espositivo Short & Sweet, da lui direttamente curato.
Protagoniste del percorso prodotto da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE in collaborazione con il Museo Civico Archeologico del Settore Musei Civici Bologna e Magnum Photos, e con il patrocinio del Comune di Bologna, saranno, dal 12 settembre al 6 gennaio, oltre 60 fotografie selezionate appositamente dal fotografo per questo progetto e affiancate al corpus di immagini della serie Common Sense.
Un’intervista inedita, a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta, ripercorre invece la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca. Attraverso la serie The Non-Conformists seguiamo l’autore all'età di ventitré anni mentre si muove, assieme alla sua compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, nella metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Dal 1975 al 1980 la coppia documenta quotidianamente gli eventi ai quali assiste, in particolare quelli dei Non Conformisti. Attraverso la cronaca fotografica di Parr, senza filtri e fuori dalla retorica, osserviamo le vite di operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il naso”, a comporre una sorta di documento storico che definisce il carattere ferocemente indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.
Martin Parr, O’Connell Bridge, Dublino, Irlanda, ottobre 1981 Da Bad Weather © Martin Parr/Magnum Photos
L’ultimo progetto in bianco e nero sviluppato da Parr, Bad Weather, prima della serie a colori, è realizzato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta e pubblicato nel 1982. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale per descrivere un’ossessione britannica. Parr affronta questa volta le condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni, pioggerelline, tempeste di neve documentate tra Inghilterra e Irlanda. “Di solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole - afferma l’autore - e mi piaceva l'idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole tradizionali”.
Piuttosto che all’iconico paesaggio britannico il fotografo sceglie di guardare all’umanità, racchiudendo, in una serie, le reazioni e le espressioni di quanti vivono costantemente sopportando clima uggioso e temperature pungenti.
Un ritratto delle famiglie a basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località balneare vicino Liverpool, espressione del declino economico nella metà degli anni Ottanta in cui versava il nord-ovest dell'Inghilterra, inaugura il primo progetto a colori, intitolato The Last Resort (1982-1985). Il primo esempio di reportage spietato e lucido sulla fine del mondo operaio e dei suoi valori, nonché l'avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del benessere e del consumo, lascia spazio all’installazione Common Sense.
A Bologna 250 fotografie in formato A3, offrono così uno studio ravvicinato del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare occidentale ed europea. Incrociamo soggetti legati al cattivo gusto e alla volgarità contemporanea, immortalati dal fotografo con cinismo e sarcasmo assieme ad accostamenti audaci, oggetti kitsch che catturano l'attenzione suscitando interesse.
Se nella serie Small World (1989-2008) Parr segue le orme del turista medio nel tentativo di rivelare, attraverso le sue fotografie, la grande farsa del viaggio, restituendo uno specchio particolarmente crudele del mondo del turismo, simile a un sogno annacquato e omogeneizzato, la serie Everybody Dance Now (1986-2018) conduce nell’universo della danza, la forma di espressione più democratica, secondo Parr, dopo la fotografia. Incrociamo in mostra l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, assieme ai cliché dell' “inglese”, reinventati e trasformati in rivelazioni provocatorie con la serie Establishment (2010-2016).
Martin Parr, Miami, Florida, USA, 1998 Da Life’s a Beach © Martin Parr/Magnum Photos
Ed ecco la spiaggia - con primi piani di bagnanti, nuotate e picnic - soggetto con il quale Parr si è sempre confrontato, al centro della serie Life’s a Beach (2013). Scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo restituiscono un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo mostrarsi in pubblico. Attento al costume, sensibile alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di chi si muove nel mondo globalizzato, Martin Parr osserva la moda nelle sue varie accezioni, allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, e prediligendo un approccio spiritoso. A lungo ha fotografato in Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia abiti e accessori esagerati o assurdi accanto a posture ed espressioni. Nella serie Fashion sono ad esempio raccolte immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in occasione di sfilate. Non sono molto diverse da quelle che il fotografo ha realizzato nei più disparati contesti sociali in tanti anni di implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità massificata.
Questo avvincente viaggio al Museo Civico Archeologico di Bologna può contare sul medesimo stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese, cartina tornasole della società contemporanea e delle sue pieghe più contraddittorie che appartengono al mondo occidentale, restituito attraverso una cronaca fotografica acuminata, con pungente sarcasmo.
Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana che, in fondo, interessa un po' tutti noi.
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