Dal 25 novembre al 17 marzo al Complesso Monumentale di San Francesco
Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi, dialoghi e scoperte in una mostra a Cuneo
Foto di allestimento, Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto | Foto: © Francesco Doglio
Samantha De Martin
24/11/2023
Cuneo - Le ali di Lucifero hanno recuperato il loro azzurro originale, come anche le nuvole il vivido rosso.
San Michele contiene invece traccia di un ripensamento: collocando, a dipinto finito, la spada del santo dietro la schiena e non più rivolta all’angelo ribelle, Lorenzo Lotto ha voluto concedere a Lucifero un’ulteriore possibilità.
Il San Michele Arcangelo scaccia Lucifero mostra, per la prima volta al pubblico, gli esiti del recente restauro, conclusosi lo scorso settembre, che ha restituito risultati inaspettati. Si tratta di una delle sette opere di Lorenzo Lotto che costituiscono il cosiddetto “ciclo lauretano”, disposte, quando era ancora in vita, presso la Cappella del Coro della Chiesa di Santa Maria di Loreto. Questi sette capolavori, accanto ai due affreschi strappati e portati su tela di Pellegrino Tibaldi, originariamente realizzati per la Cappella di San Giovanni della stessa chiesa lauretana, saranno protagonisti della mostra Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto, allestita al Complesso Monumentale di San Francesco di Cuneo dal 25 novembre 2023 al 17 marzo 2024.
Lorenzo Lotto, San Michele Arcangelo caccia Lucifero, 1545 circa, Olio su tela, 167 × 135 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto | © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM
Il percorso, a cura di Vito Punzi, direttore Museo Pontificio Santa Casa di Loreto, dal quale provengono le nove opere in mostra, si avvale del supporto organizzativo di MondoMostre e consolida la collaborazione tra Fondazione CRC − da sempre attiva nel sostegno e nella promozione di attività culturali finalizzate ad accrescere il ruolo e la riconoscibilità del territorio cuneese come centro di produzione artistica − e Intesa Sanpaolo.
Tra i lavori esposti il pubblico avrà modo di apprezzare anche l’Adorazione del Bambino, restaurata nell’ambito di Restituzioni 2016, il programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio del Paese promosso e curato da Intesa Sanpaolo.
“I dipinti staccati di Tibaldi - spiega il curatore Vito Punzi - non sono mai usciti dal museo. Originariamente si trovavano in basilica, nella Cappella di San Giovanni, da dove furono strappati a fine Ottocento e trasferiti su tela e nel museo, ma collocati all’epoca con un allestimento non adeguato. Si tratta di affreschi molto rovinati con i colori quasi del tutto persi. L’allestimento al museo di Cuneo, con un’illuminazione adeguata, darà sicuramente la possibilità di apprezzare il colore delle figure arrivato fino a noi”.
La mostra sarà illuminante per far luce sulle possibili reciproche influenze tra Lotto e Tibaldi, due artisti di differente cultura, considerato il breve periodo condiviso dai due nel cantiere di Loreto, indagato solo di recente. Uno sguardo alla bibliografia relativa alle opere realizzate da Pellegrino Tibaldi per il Santuario della Santa Casa e alla sua presenza a Loreto tra il 1554 e il 1555 consente di notare subito come questa non presenti studi specifici sulla compresenza in quegli stessi anni nel cantiere lauretano di Lorenzo Lotto. Il rapporto tra uno dei principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento e l’architetto lombardo dà modo di raccontare un momento fondamentale della storia del Santuario di Loreto, ma anche della storia dell’arte italiana.
Foto di allestimento, Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto | Foto: © Francesco Doglio
Dopo un periodo trascorso tra Roma, Bergamo, Venezia e Ancona, Lotto si trasferisce definitivamente a Loreto, per diventare il pittore di un Santuario che, grazie alla presenza della reliquia della casa di Maria di Nazareth, rappresentava il più importante baluardo della cristianità in Europa, dopo Roma. A partire dagli ultimi decenni del Cinquecento, questo luogo di culto era anche diventato un vero e proprio cantiere nel quale i Papi avevano deciso di chiamare alcuni dei più grandi architetti, pittori e scultori dell’epoca, come Bramante, Giuliano da Sangallo, Sansovino.
Il governatore della Santa Casa di allora, Gaspare de’ Dotti, aveva chiesto a Lotto di realizzare alcuni dipinti per la Cappella del Coro della Chiesa di Santa Maria, la futura Basilica. Per dare vita al “ciclo del Coro” il pittore utilizzò cinque delle opere che aveva portato da Ancona, alle quali aggiunse i due soli dipinti realizzati presso il Santuario durante gli ultimi anni della sua vita. Nel 1853 le sette opere - Adorazione dei Magi, Presentazione di Gesù al Tempio, Il Battesimo di Cristo, Il sacrificio di Melchisedech, Adorazione del Bambino, San Michele arcangelo caccia Lucifero, Cristo e l'Adultera - furono trasferite dalla Basilica nel Palazzo Apostolico lauretano. Da allora tutte le tele hanno subito diversi e poco felici interventi di restauro, fino a quelli, anche recentissimi, che hanno cercato di recuperare il “vero” Lotto.
Quando Tibaldi, non ancora ventenne, raggiunse Loreto, il maestro veneziano, ultrasettantenne, malato agli occhi e forse senza voce, era impegnato nella realizzazione dell’Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio.
“Per noi – spiega Punzi - questa mostra è finalmente un’occasione per mettere a confronto materialmente le opere, una accanto all’altra. Cosa che non è possibile fare al museo pontificio di Loreto, dove i lavori sono collocati in sale diverse. Lotto e Tibaldi, artisti ormai riconosciuti, si sono trovati a lavorare nel cantiere della Chiesa di Santa Maria di Loreto tra il 1553 e il 1555. Si tratta di una compresenza certa. La mostra dedicata a Lotto, più anziano, artista di formazione veneziana, e Tibaldi, molto più giovane, consente anche di effettuare un confronto tra generazioni. E poi è l’unica possibilità che abbiamo per confrontare le opere tra loro, non essendoci documenti”.
Foto di allestimento, Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto | Foto: © Francesco Doglio
L'esposizione è anche l’occasione per ammirare il San Michele scaccia Lucifero di Lorenzo Lotto, fresco di restauro.
“È emerso un importante ripensamento di Lotto - prosegue il curatore -. In origine l’artista aveva previsto la presenza di una spada nella mano destra di San Michele, proprio davanti al petto, puntata contro Lucifero, pronta a colpire. Adesso il restauro la rende visibile. Il ripensamento ha fatto si che Lotto decidesse di collocare, a dipinto finito, la spada dietro le spalle, come possiamo vederla oggi. Questo elemento, unito alla rappresentazione della mano sinistra di San Michele rivolta verso Lucifero, come a volergli concedere un’ultima possibilità di salvezza, esprime il valore della soluzione lottesca. È un Lucifero non ancora del tutto a caratura mostruosa, non è ancora del tutto decaduto, che conserva ancora i tratti della bellezza di angelo. È come se Lotto avesse voluto cogliere un momento prima della scelta definitiva di Lucifero”.
Ma la mostra si sofferma anche sulla presenza rilevante in Piemonte di manufatti che provano una diffusa e secolare devozione mariano-lauretana. Una sezione propone infatti una mappatura territoriale dei manufatti più significativi indicando un itinerario utile per i visitatori che vorranno integrare e approfondire l’esperienza vissuta nel percorso espositivo.
In Piemonte esistono infatti oltre 80 manufatti all’interno di chiese, oratori, santuari e cappelle dedicate alla Madonna di Loreto. Oltre 15 sono nella provincia di Cuneo. La tradizione vuole che il Santuario di Loreto sorga sul luogo in cui, il 10 dicembre del 1294, la dimora della Vergine Maria fu miracolosamente trasportata dagli Angeli. Per ricordare questo evento ogni anno si celebra la festa liturgica della Madonna di Loreto delle cui effigie il Piemonte è ricchissimo.
“In mostra - conclude Punzi - avremo una sezione fotografica, con alcuni degli oltre ottanta manufatti presenti in territorio piemontese, tra statue, riproduzioni della Santa casa in scala reale, dipinti con la traslazione della Santa casa. Il santuario della Madonna di Loreto di Graglia, in provincia di Biella, è uno dei luoghi di riferimento che testimonia la diffusione di questa devozione. L'appuntamento di Cuneo sarà anche un invito ad andare a vedere questi manufatti, alcuni dei quali di grande pregio artistico”.
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Il San Michele Arcangelo scaccia Lucifero mostra, per la prima volta al pubblico, gli esiti del recente restauro, conclusosi lo scorso settembre, che ha restituito risultati inaspettati. Si tratta di una delle sette opere di Lorenzo Lotto che costituiscono il cosiddetto “ciclo lauretano”, disposte, quando era ancora in vita, presso la Cappella del Coro della Chiesa di Santa Maria di Loreto. Questi sette capolavori, accanto ai due affreschi strappati e portati su tela di Pellegrino Tibaldi, originariamente realizzati per la Cappella di San Giovanni della stessa chiesa lauretana, saranno protagonisti della mostra Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto, allestita al Complesso Monumentale di San Francesco di Cuneo dal 25 novembre 2023 al 17 marzo 2024.
Lorenzo Lotto, San Michele Arcangelo caccia Lucifero, 1545 circa, Olio su tela, 167 × 135 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto | © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM
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Tra i lavori esposti il pubblico avrà modo di apprezzare anche l’Adorazione del Bambino, restaurata nell’ambito di Restituzioni 2016, il programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio del Paese promosso e curato da Intesa Sanpaolo.
“I dipinti staccati di Tibaldi - spiega il curatore Vito Punzi - non sono mai usciti dal museo. Originariamente si trovavano in basilica, nella Cappella di San Giovanni, da dove furono strappati a fine Ottocento e trasferiti su tela e nel museo, ma collocati all’epoca con un allestimento non adeguato. Si tratta di affreschi molto rovinati con i colori quasi del tutto persi. L’allestimento al museo di Cuneo, con un’illuminazione adeguata, darà sicuramente la possibilità di apprezzare il colore delle figure arrivato fino a noi”.
La mostra sarà illuminante per far luce sulle possibili reciproche influenze tra Lotto e Tibaldi, due artisti di differente cultura, considerato il breve periodo condiviso dai due nel cantiere di Loreto, indagato solo di recente. Uno sguardo alla bibliografia relativa alle opere realizzate da Pellegrino Tibaldi per il Santuario della Santa Casa e alla sua presenza a Loreto tra il 1554 e il 1555 consente di notare subito come questa non presenti studi specifici sulla compresenza in quegli stessi anni nel cantiere lauretano di Lorenzo Lotto. Il rapporto tra uno dei principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento e l’architetto lombardo dà modo di raccontare un momento fondamentale della storia del Santuario di Loreto, ma anche della storia dell’arte italiana.
Foto di allestimento, Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto | Foto: © Francesco Doglio
Dopo un periodo trascorso tra Roma, Bergamo, Venezia e Ancona, Lotto si trasferisce definitivamente a Loreto, per diventare il pittore di un Santuario che, grazie alla presenza della reliquia della casa di Maria di Nazareth, rappresentava il più importante baluardo della cristianità in Europa, dopo Roma. A partire dagli ultimi decenni del Cinquecento, questo luogo di culto era anche diventato un vero e proprio cantiere nel quale i Papi avevano deciso di chiamare alcuni dei più grandi architetti, pittori e scultori dell’epoca, come Bramante, Giuliano da Sangallo, Sansovino.
Il governatore della Santa Casa di allora, Gaspare de’ Dotti, aveva chiesto a Lotto di realizzare alcuni dipinti per la Cappella del Coro della Chiesa di Santa Maria, la futura Basilica. Per dare vita al “ciclo del Coro” il pittore utilizzò cinque delle opere che aveva portato da Ancona, alle quali aggiunse i due soli dipinti realizzati presso il Santuario durante gli ultimi anni della sua vita. Nel 1853 le sette opere - Adorazione dei Magi, Presentazione di Gesù al Tempio, Il Battesimo di Cristo, Il sacrificio di Melchisedech, Adorazione del Bambino, San Michele arcangelo caccia Lucifero, Cristo e l'Adultera - furono trasferite dalla Basilica nel Palazzo Apostolico lauretano. Da allora tutte le tele hanno subito diversi e poco felici interventi di restauro, fino a quelli, anche recentissimi, che hanno cercato di recuperare il “vero” Lotto.
Quando Tibaldi, non ancora ventenne, raggiunse Loreto, il maestro veneziano, ultrasettantenne, malato agli occhi e forse senza voce, era impegnato nella realizzazione dell’Adorazione dei Magi e della Presentazione al Tempio.
“Per noi – spiega Punzi - questa mostra è finalmente un’occasione per mettere a confronto materialmente le opere, una accanto all’altra. Cosa che non è possibile fare al museo pontificio di Loreto, dove i lavori sono collocati in sale diverse. Lotto e Tibaldi, artisti ormai riconosciuti, si sono trovati a lavorare nel cantiere della Chiesa di Santa Maria di Loreto tra il 1553 e il 1555. Si tratta di una compresenza certa. La mostra dedicata a Lotto, più anziano, artista di formazione veneziana, e Tibaldi, molto più giovane, consente anche di effettuare un confronto tra generazioni. E poi è l’unica possibilità che abbiamo per confrontare le opere tra loro, non essendoci documenti”.
Foto di allestimento, Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi. Capolavori dalla Santa Casa di Loreto | Foto: © Francesco Doglio
L'esposizione è anche l’occasione per ammirare il San Michele scaccia Lucifero di Lorenzo Lotto, fresco di restauro.
“È emerso un importante ripensamento di Lotto - prosegue il curatore -. In origine l’artista aveva previsto la presenza di una spada nella mano destra di San Michele, proprio davanti al petto, puntata contro Lucifero, pronta a colpire. Adesso il restauro la rende visibile. Il ripensamento ha fatto si che Lotto decidesse di collocare, a dipinto finito, la spada dietro le spalle, come possiamo vederla oggi. Questo elemento, unito alla rappresentazione della mano sinistra di San Michele rivolta verso Lucifero, come a volergli concedere un’ultima possibilità di salvezza, esprime il valore della soluzione lottesca. È un Lucifero non ancora del tutto a caratura mostruosa, non è ancora del tutto decaduto, che conserva ancora i tratti della bellezza di angelo. È come se Lotto avesse voluto cogliere un momento prima della scelta definitiva di Lucifero”.
Ma la mostra si sofferma anche sulla presenza rilevante in Piemonte di manufatti che provano una diffusa e secolare devozione mariano-lauretana. Una sezione propone infatti una mappatura territoriale dei manufatti più significativi indicando un itinerario utile per i visitatori che vorranno integrare e approfondire l’esperienza vissuta nel percorso espositivo.
In Piemonte esistono infatti oltre 80 manufatti all’interno di chiese, oratori, santuari e cappelle dedicate alla Madonna di Loreto. Oltre 15 sono nella provincia di Cuneo. La tradizione vuole che il Santuario di Loreto sorga sul luogo in cui, il 10 dicembre del 1294, la dimora della Vergine Maria fu miracolosamente trasportata dagli Angeli. Per ricordare questo evento ogni anno si celebra la festa liturgica della Madonna di Loreto delle cui effigie il Piemonte è ricchissimo.
“In mostra - conclude Punzi - avremo una sezione fotografica, con alcuni degli oltre ottanta manufatti presenti in territorio piemontese, tra statue, riproduzioni della Santa casa in scala reale, dipinti con la traslazione della Santa casa. Il santuario della Madonna di Loreto di Graglia, in provincia di Biella, è uno dei luoghi di riferimento che testimonia la diffusione di questa devozione. L'appuntamento di Cuneo sarà anche un invito ad andare a vedere questi manufatti, alcuni dei quali di grande pregio artistico”.
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