Dal 16 febbraio a Palazzo dei Diamanti
Boldini e la moda in mostra a Ferrara
Giovanni Boldini, Gertrude Elizabeth (nata Blood), Lady Colin Cambell, 1894, Olio su tela, Londra, National Portrait Gallery, Dono di Winifed Brooke Alder per volere di Lady Colin Cambell
Francesca Grego
18/01/2019
Ferrara - Ammalianti signore dalla pelle splendente, la figura sinuosa e un’emozione fugace a turbarne lo sguardo: sono le donne di Giovanni Boldini, il pittore ferrarese innamorato di Parigi che meglio di tutti seppe interpretare il fascino della Belle Époque. Con i suoi ritratti sensibili e chic conquistò in pochi anni l’ammirazione dell’alta società europea, specie del pubblico (e della committenza) femminile: “Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentono di suscitare mostrandosi nei loro momenti migliori” scrisse di lui Cecil Beaton, tra i primi fotografi di moda del Novecento, notando con humour britannico come “anche il più insopportabile dei suoi ritratti riveli un immenso divertimento”.
Ma come sarebbero apparse quelle bellissime dame senza i loro abiti eleganti e sofisticati, senza le sete e le organze, i velluti e i taffettà tagliati da una nuova generazione di couturier? Boldini non ci dà il tempo di chiedercelo: con pennellate leggere e dinamiche fonde abito e personalità, fino a fare delle sue facoltose modelle le icone di un’epoca glamour.
A esplorare nel dettaglio i rapporti del grande ritrattista con il look sta per arrivare nella sua Ferrara Boldini e la moda, a Palazzo dei Diamanti dal 16 febbraio al 2 giugno: un viaggio nel mondo di quello che nel 1931 Vogue definì “il pittore dell’eleganza”. Le oltre 100 opere in mostra - disegni, dipinti, incisioni - si arricchiscono di nuove risonanze nell’accostamento con abiti storici, libri e oggetti preziosi.
Accanto ai lavori di Boldini sono presentati quelli di grandi artisti coevi come Edgar Degas, Édouard Manet o John Singer Sargent, interpreti insieme a lui di una stagione di trasformazioni in cui la moda - intesa come abito, alternanza di stili o come trasfigurazione del corpo in oggetto del desiderio - sembra esprimere la quintessenza della vita moderna. Non a caso ad accompagnarci tra le atmosfere di Parigi nella sua epoca d’oro sono proprio gli scrittori che per primi seppero cogliere la novità e il valore della moda: Charles Baudelaire, Oscar Wilde, Marcel Proust.
Da una capitale all’altra viaggiando nel tempo: non è poi così difficile a Palazzo dei Diamanti, emblema del Rinascimento ferrarese con le sue ottomila bugne (i cosiddetti diamanti) di marmo bianco e rosa.
Uscendo dalla mostra, non resta quindi che esplorare la città degli Estensi, nel Cinquecento tra i più fiorenti centri artistici e culturali d’Europa. Ne è testimonianza l’imponente Castello dei duchi d’Este, maniero inespugnabile e invidiato palazzo di corte, cui fa da contraltare la ricca Cattedrale di San Giorgio, in un centro storico che ha conservato intatte le caratteristiche di “Città del Rinascimento”.
Addentrandosi tra i vicoli del quartiere medievale si scoprono gioielli di arte religiosa come il Monastero di Sant’Antonio in Polesine, con affreschi di scuola giottesca, mentre alla Pinacoteca Nazionale si viaggia nell’arte dal Duecento al Settecento, tra dipinti di Gentile da Fabriano, Mantegna, Carpaccio, Cosmé Tura, Garofalo, Guercino. E a proposito di Guercino, impossibile non citare la Chiesa di San Sebastiano, dove il pittore di Piacenza ha lasciato importanti tracce del proprio passaggio, come la pala del Miracolo di San Carlo Borromeo.
Il Museo Archeologico, infine, ci permette di risalire alle origini di Ferrara e del suo territorio con i reperti della città etrusca di Spina, rimasta sepolta fino al 1922: nelle sale affrescate dal Garofalo a Palazzo Costabili, spiccano i vasi a figure rosse provenienti dalle migliori botteghe ateniesi, secondo alcuni esperti la più importante collezione del V secolo esistente al mondo.
Leggi anche:
• FOTO: Boldini e il mito di un'epoca oltre le mode
• Boldini e la moda
• Ottocento: da Hayez a Segantini un secolo d’arte italiana
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A esplorare nel dettaglio i rapporti del grande ritrattista con il look sta per arrivare nella sua Ferrara Boldini e la moda, a Palazzo dei Diamanti dal 16 febbraio al 2 giugno: un viaggio nel mondo di quello che nel 1931 Vogue definì “il pittore dell’eleganza”. Le oltre 100 opere in mostra - disegni, dipinti, incisioni - si arricchiscono di nuove risonanze nell’accostamento con abiti storici, libri e oggetti preziosi.
Accanto ai lavori di Boldini sono presentati quelli di grandi artisti coevi come Edgar Degas, Édouard Manet o John Singer Sargent, interpreti insieme a lui di una stagione di trasformazioni in cui la moda - intesa come abito, alternanza di stili o come trasfigurazione del corpo in oggetto del desiderio - sembra esprimere la quintessenza della vita moderna. Non a caso ad accompagnarci tra le atmosfere di Parigi nella sua epoca d’oro sono proprio gli scrittori che per primi seppero cogliere la novità e il valore della moda: Charles Baudelaire, Oscar Wilde, Marcel Proust.
Da una capitale all’altra viaggiando nel tempo: non è poi così difficile a Palazzo dei Diamanti, emblema del Rinascimento ferrarese con le sue ottomila bugne (i cosiddetti diamanti) di marmo bianco e rosa.
Uscendo dalla mostra, non resta quindi che esplorare la città degli Estensi, nel Cinquecento tra i più fiorenti centri artistici e culturali d’Europa. Ne è testimonianza l’imponente Castello dei duchi d’Este, maniero inespugnabile e invidiato palazzo di corte, cui fa da contraltare la ricca Cattedrale di San Giorgio, in un centro storico che ha conservato intatte le caratteristiche di “Città del Rinascimento”.
Addentrandosi tra i vicoli del quartiere medievale si scoprono gioielli di arte religiosa come il Monastero di Sant’Antonio in Polesine, con affreschi di scuola giottesca, mentre alla Pinacoteca Nazionale si viaggia nell’arte dal Duecento al Settecento, tra dipinti di Gentile da Fabriano, Mantegna, Carpaccio, Cosmé Tura, Garofalo, Guercino. E a proposito di Guercino, impossibile non citare la Chiesa di San Sebastiano, dove il pittore di Piacenza ha lasciato importanti tracce del proprio passaggio, come la pala del Miracolo di San Carlo Borromeo.
Il Museo Archeologico, infine, ci permette di risalire alle origini di Ferrara e del suo territorio con i reperti della città etrusca di Spina, rimasta sepolta fino al 1922: nelle sale affrescate dal Garofalo a Palazzo Costabili, spiccano i vasi a figure rosse provenienti dalle migliori botteghe ateniesi, secondo alcuni esperti la più importante collezione del V secolo esistente al mondo.
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