Cartier-Bresson a Genova fino all'11 giugno
Sotto lo sguardo dell'Occhio del Secolo

Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos |
Henri Cartier-Bresson, Prostitute. Calle Cuauhtemoctzin, Città del Messico, Messico, 1934
Francesca Grego
13/03/2017
Genova - “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà percettive convergono davanti alla realtà che fugge”: così Henri Cartier-Bresson descrive l'arte in cui fu maestro al punto da essere definito “l'occhio del secolo”.
Con 140 scatti a Palazzo Ducale una mostra ripercorre l'intera parabola del grande reporter, in contemporanea con le celebrazioni dei 70 anni dell'agenzia Magnum, di cui Cartier-Bresson fu tra i fondatori e i principali protagonisti.
Dalla prima celeberrima fotografia del 1932, in cui un uomo salta tra le pozzanghere della stazione parigina di Saint-Lazare, ai reportage che con straordinaria lucidità raccontano grandi eventi e fenomeni della storia mondiale, la mostra evidenzia il potentissimo connubio fra osservazione partecipata della realtà, padronanza quasi simbiotica dei mezzi tecnici e suggestioni pittoriche, che costituisce la cifra distintiva dell'opera di uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.
“Le prime 10 mila fotografie sono le peggiori”, ebbe a dire una volta il maestro: la sala iniziale della mostra è dedicata, per il piacere dell'occhio e dell'anima, interamente ai primi poetici scatti della fase in cui Bresson si riteneva ancora un pittore prestato alla fotografia, pregno delle influenze surrealiste di Duchamp, Magritte e Man Ray.
Subito dopo, il viaggio turbinante nel cuore della storia: dalla Seconda Guerra Mondiale, che il reporter visse in prima linea arruolandosi nella resistenza francese - “l'avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello” - al mitico viaggio nell'URSS degli anni Cinquanta, fino alle spedizioni in India e in Cina.
Ritratti, paesaggi, istantanee di vita, immagini icona e pieghe segrete della realtà: una carrellata di indispensabili domande senza risposta, in puro stile Cartier-Bresson.
Curata da Denis Curti, Cartier-Bresson. Fotografo sarà visitabile presso la Loggia degli Abati del Palazzo Ducale di Genova fino all'11 giugno.
Leggi anche:
70 anni di Magnum: tutte le mostre
Inaugura con McCurry e i 70 anni di Magnum il nuovo Brescia Photo Festival
Con 140 scatti a Palazzo Ducale una mostra ripercorre l'intera parabola del grande reporter, in contemporanea con le celebrazioni dei 70 anni dell'agenzia Magnum, di cui Cartier-Bresson fu tra i fondatori e i principali protagonisti.
Dalla prima celeberrima fotografia del 1932, in cui un uomo salta tra le pozzanghere della stazione parigina di Saint-Lazare, ai reportage che con straordinaria lucidità raccontano grandi eventi e fenomeni della storia mondiale, la mostra evidenzia il potentissimo connubio fra osservazione partecipata della realtà, padronanza quasi simbiotica dei mezzi tecnici e suggestioni pittoriche, che costituisce la cifra distintiva dell'opera di uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi.
“Le prime 10 mila fotografie sono le peggiori”, ebbe a dire una volta il maestro: la sala iniziale della mostra è dedicata, per il piacere dell'occhio e dell'anima, interamente ai primi poetici scatti della fase in cui Bresson si riteneva ancora un pittore prestato alla fotografia, pregno delle influenze surrealiste di Duchamp, Magritte e Man Ray.
Subito dopo, il viaggio turbinante nel cuore della storia: dalla Seconda Guerra Mondiale, che il reporter visse in prima linea arruolandosi nella resistenza francese - “l'avventuriero che è in me si sente obbligato a testimoniare le cicatrici di questo mondo con uno strumento più rapido del pennello” - al mitico viaggio nell'URSS degli anni Cinquanta, fino alle spedizioni in India e in Cina.
Ritratti, paesaggi, istantanee di vita, immagini icona e pieghe segrete della realtà: una carrellata di indispensabili domande senza risposta, in puro stile Cartier-Bresson.
Curata da Denis Curti, Cartier-Bresson. Fotografo sarà visitabile presso la Loggia degli Abati del Palazzo Ducale di Genova fino all'11 giugno.
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