A Milano in mostra i fasti neoclassici

La pittura neoclassica
15/03/2002
Fu Maria Teresa d’Austria, nella seconda metà del Settecento, ad affidare all’architetto Giuseppe Piermarini l’incarico di aggiornare al gusto del tempo il vecchio palazzo che era da secoli sede del potere in città. Dalle enormi stanze di rappresentanza Napoleone Bonaparte e i suoi collaboratori governarono, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il processo di rinnovamento delle istituzioni politiche italiane. Quando, nell’agosto del 1943, le bombe devastarono l’edificio sembrò di aver perso per sempre un pezzo di storia dell’età moderna.
A sessant’anni di distanza alcune sale restaurate del Palazzo Reale di Milano ospitano una straordinaria mostra: “Il Neoclassicismo in Italia. Da Tiepolo a Canova”. Curata da Fernando Mazzocca, che vi ha riunito più di 400 oggetti d’arte provenienti dai maggiori musei del mondo, la rassegna offre uno spaccato esauriente della cultura figurativa dell’età dei lumi.
Anziché contrapporre l’epoca neoclassica alle precedenti stagioni barocche e rococò, si è voluta sottolineare la continuità della nuova cultura visiva con i migliori esiti della tradizione classicista del Cinquecento e del Seicento italiano. E’ così che, dopo due sale tese ad esaltare il fondamentale ruolo di ispirazione che l’antico greco e romano ebbe per gli artisti residenti a Roma e a Napoli (Piranesi, Bellotto, Hackert, Pannini), il percorso espositivo si apre con tre stupende tele di Giambattista Tiepolo, cariche di una luce cristallina e di un raro potere di suggestione. Ad esse si allacciano, in contrapposizione o continuità, le pale (di soggetto sacro e mitologico) di Pompeo Batoni e di Raphael Mengs, artefici della riforma dello stile in senso purista e razionalista. Alla pittura di storia, e al ruolo di exempla virtutis che gli eroi antichi (da Socrate a Cincinnato, da Alessandro Magno ad Enea) hanno svolto per maestri non solo italiani, è dedicata la sezione successiva. Opere di Pecheux, Gauffier, Julien de Parme, Vien e Giani pescano nell’universo letterario e storico che fu anche di Jacques-Louis David. Grande rilievo è dato, ancora avanti, al ruolo svolto dalle Accademie nella formazione dell’artista e alla definitiva assunzione di pittori e scultori al rango di intellettuali. Decine di autoritratti (molti dei quali provenienti dagli Uffizi) propongono una nuova immagine del cosmopolita universo artistico: uomini e donne che, dismessi gli abiti ingombranti e le parrucche d’antico regime, si atteggiano in movenze garbate e sorrisi gentili, accompagnati solo talvolta dagli strumenti del mestiere.
La seconda parte della mostra si concentra sulla presentazione dell’arte di corte. Roma, Napoli, il Granducato di Toscana, il Ducato di Parma, il Regno di Sardegna, Milano sono i centri di massima diffusione del verbo neoclassico. L’esposizione congiunta di dipinti, sculture, oggetti d’arredamento e d’oreficeria palesa la pluralità delle voci e degli intenti all’interno dell’ingarbugliata realtà politica italiana. A chiudere il percorso è l’opera di Antonio Canova: disegni, terracotte, gessi e marmi provenienti da collezioni pubbliche e private.
Il Neoclassicismo in Italia. Da Tiepolo a Canova
Milano, Palazzo Reale (Piazza Duomo 12)
2 marzo – 28 luglio 2002
Tutti i giorni 9.30-19.30; giovedì 9.30-23; lunedì chiuso
Biglietto: 9,30 euro (inclusa audioguida)
Catalogo Skira-Artificio (40 euro)
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