ART FILES CULTURA DIGITALE
Art Files Cultura Digitale
25/02/2004
Cosa ha portato l’incredibile diffusione del computer nella nostra vita quotidiana sarebbe lungo e difficile spiegarlo in queste poche righe, ma è certo che anche nelle creazioni e nelle tecniche di molti artisti contemporanei sono state tantissime le innovazioni e i linguaggi scoperti grazie ad esso: Arte Elettronica, Pittura Digitale, Fotografia Digitale, TecnoPittura. Ed è proprio da questi termini che prende spunto, ART FILES, la mostra che si è inaugurata a Pesaro nel Centro Arti Visive “Pescheria” e che vuole documentare la nuova cultura digitale che negli ultimi anni ha trasformato il modo di creare e di gestire le immagini.
I critici che hanno curato la mostra (parliamo di Ludovico Pratesi, Direttore Artistico del Centro, e Costantino D’Orazio), hanno presentato le realizzazioni di quindici artisti che operano esclusivamente con l’utilizzo del computer.
Quello che si nota non è un abbandono delle tecniche consolidate, come la pittura, ma un’innovazione al passo con i tempi, specchio fedele della nostra contemporaneità, hanno realizzato, attraverso grandi formati di stampa (plotter), dei quadri digitali che vengono esposti come i dipinti tradizionali.
I nuovi strumenti (tools) hanno aperto nuovi orizzonti espressivi, ed in virtù delle loro proprietà manipolatrici hanno modificato la fattezze delle immagini, anche partendo da temi centrali come: il corpo, il paesaggio, le astrazioni.
L’itinerario della mostra attraverso queste ultime frontiere, comincia con le elaborazioni di Matteo Basilè che già nel 1996 aveva esposto i primi lavori completamente realizzati al computer coniando un nuovo termine per spiegare la sua tecnica “plotter painting”: qui presenta il lavoro dal titolo Rebirth (Rinascita) con una madre ritratta con il suo pancione in attesa, sul quale è intervenuto con dei disegni grafici sovrapposti.
Utilizzando il proprio corpo come veicolo, Stefano Cantaroni mette in mostra immagini e visioni legate alla suggestione della pittura barocca affidando (come dichiara l’artista), la sua identità sempre a nuovi personaggi che gli permettono di avere molteplici vite.
Loris Cecchini presenta un lavoro che rientra nella serie “No casting” per definire la forma di negazione del cast tradizionale del cinema, infatti l’opera è una costruzione fittizia al cui interno troviamo la rappresentazione di un paesaggio urbano in miniatura, prodotto da oggetti da modellismo e ritratti fotografici degli esseri umani che assumono posizioni dinamiche.
Un’altro artista, Giacomo Costa, partendo sempre da una costruzione surreale sposta il suo focus sugli agglomerati urbani; la metropoli diventa metafora di ciò che gli uomini provano.
Dal “Cortile Interno” n.1 (nome dell’opera) appaiono innumerevoli palazzi cresciuti come funghi, dei duplicati governati dalla legge del caos.
Territorio fantastico come universo virtuale sono le immagini che compongono le opere della coppia, di origine greca, Dafni&Papadatos e che attingono dall’immaginario proveniente dalle Playstation e dei video giochi, in cui la dimensione della finzione diventa strumento dell’esperienza artistica.
Il luogo come spazio interattivo, rappresentato da luoghi reali modificati al computer, è il filo conduttore di un’altra coppia di artisti Fasoli m&m.
Non siamo di fronte a finzione ma alla realtà quotidiana, ma con una nota che stona, un diversivo come: i due uomini nudi, circondati da altri uomini, che aspettano la metropolitana in atteggiamenti che contrastano fortemente con l’ambiente che li accoglie.
Altro pioniere della pittura digitale è Alessandro Gianvenuti che scansionando il proprio corpo come si fa per le fotografie, produce immagini di tratti somatici che vengono amplificate e trasformate: deformazioni e aberrazioni rese ancora più evidenti dai colori sulla soglia dello stress.
“I lavori sono immagini digitali, in quanto la loro realtà si definisce attraverso i numeri e la loro visione viene formulata in primo luogo dal mio computatore”: Rafel Pareja introduce con queste parole una visione matematica, un processo costruttivo che indaga all’interno della rete, scaricando immagini, fotografie, dai migliaia di siti internet che poi rielabora con interventi pittorici.
L’itinerario della mostra continua seguendo sempre un approccio interazionista (artista-computer), e di contaminazione con artisti come: Adrian Tranquilli, Giuseppe Tubi, Caterina Notte e Daniela Monaci.
Ricordiamo, quando vediamo le mostre di arte contemporanea, di soffermarci sull’idea che l’arte è lo specchio della società e delle sue istanze, questo valeva ieri e vale anche oggi.
Senza perdere il proprio passato l’arte digitale si offre come una nuova chiave di lettura dell’immediato futuro, in cui gli archetipi collettivi rimangono e gli strumenti si evolvono.
Centro Arti Visive “Pescheria”, Corso XI Settembre n.186, Pesaro
La mostra rimarrà aperta fino al 15 luglio 2001, orari 18.30-20.30
Lunedì Chiuso. Ingresso gratuito
Informazioni 0721/387651
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