La Grecia reclama i marmi trafugati due secoli fa

Bring Them Back

Il Partenone di Atene
 

Ludovica Sanfelice

23/10/2014

Una campagna internazionale online è la soluzione adottata dalla Grecia per sensibilizzare la comunità internazionale sul tema della restituzione delle sculture e dei reperti archeologici trafugati tra il 1802 e il 1811 nel Partenone di Atene dall’ambasciatore britannico Lord Elgin e oggi conservati al British Museum.

La battaglia legale che il Paese sta conducendo da molti anni per la ricomposizione del monumento ateniese ha trovato risonanza sui media in seguito alla decisione di affidare la causa all’avvocato Amal Alamuddin, nota alle cronache di tutto il mondo per il recente matrimonio con l’attore George Clooney.

Ad attirare però ancor più l’attenzione è l’originale spot promozionale con cui l’operazione “Bring Them Back” ironizza sul furto e descrive il significato della mutilazione di un’opera inventando la fantomatica scomparsa del Big Ben di Londra e attribuendo l’azione ad un vendicativo milionario greco, Mr. Elginiadis che, in collegamento con la finta anchorwoman che segue la notizia, giustifica il gesto dichiarando di essersi impossessato del simbolico orologio “per proteggerlo”. La stessa risposta con cui il British Museum ha rispedito al mittente la richiesta di restituzione dei marmi dell’acropoli. Per quanto la storia appaia implausibile il messaggio della Grecia è chiaro: Bring Them Back.

La strategia comunicativa del video fa leva su due aspetti: da un lato sollevare un problema di pertinenze sul fronte internazionale, dall’altro accrescere la consapevolezza del patrimonio suscitando nel popolo greco la volontà di rippropriarsene.

Le opere oggetto della contesa sono nel dettaglio 15 metope, 56 bassorilievi di marmo e 12 statue (in pratica l'intero frontone ovest), oltre a una delle sei cariatidi del tempietto dell'Eretteo.



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