Dal 6 novembre alla storica Libreria Bocca in Galleria a Milano

Compenetrazioni di colori, forme e luce negli smalti di Giovanna Ferrero Ventimiglia

Giovanna Ferrero Ventimiglia nel suo studio a Milano
 

E.Z.

27/10/2024

Per Giovanna Ferrero Ventimiglia l’arte è espressione del suo amore per la vita. Nella sua abitazione/studio a Milano c’è un continuo via vai di gente.

Imballate nelle scatole, arrivano le lampade “Lei” di nuova progettazione, realizzate con basi di metallo decorate con i piccoli smalti, prodotte in collaborazione con lo studio GLab. Saranno esposte alla Libreria Bocca in Galleria dal 6 novembre insieme all’ultima serie di smalti, in occasione della presentazione del nuovo sito web dell’artista. Suona il campanello, arrivano altri amici di passaggio per un saluto. “Mi sento come il ‘gioco della pignatta’, quello dove devi rompere il sacchetto di caramelle. Mi sento piena di cose da dire e da fare. E’ come se fossi bulimica di vita”.

Sul tavolino in salotto c’è una versione preparatoria di Non ti scordar di me” lavoro realizzato nel 2023 e che, attualmente, nella sua versione definitiva, è esposto nella collettiva “Breast” in corso a Palazzo Franchetti di Venezia fino al 24 novembre. La mostra, curata da Carolina Pasti, presenta una selezione di circa 40 opere realizzate da artisti contemporanei - da Robert Mappelthorpe a Laure Prouvost, da Louise Bourgeois a Salvador DalÍ - che esplorano come il seno sia stato compreso e rappresentato nell’arte.



Giovanna Ferrero Ventimiglia, Non ti scordar di me, 2023, bronzo 15 x 11 cm, Foto Monica Spezia


Si tratta di una scultura modellata a partire dallo stesso seno di Giovanna Ferrero: il corpo dell’artista si trasforma in un oggetto carico di significato personale.
“E’ una scultura che nasce quasi per gioco” afferma. “Cinque anni dopo la scomparsa di Clemente, finalmente il mio cuore ricomincia a battere per una persona. Per attirare l'attenzione di questo amore silenzioso, per poterlo raccontare ho fatto il calco del mio seno in bronzo e di donarlo così che potesse sussurrare il mio nome ogni giorno. Quando la curatrice mi ha chiesto di preparare un testo per accompagnare la scultura, ho pensato di raccontare la verità perché io sono fatta così. Secondo me un artista racconta quello che vuole, vero o non vero”. Il lavoro sarà presto realizzato in una dimensione grande formato e farà parte di una nuova collettiva che sarà allestita a Los Angeles.

Giovanna Ferrero Ventimiglia ha iniziato la propria carriera come artista, mentre studiava Architettura al Politecnico di Milano. A quel tempo realizzava dipinti di grandi dimensioni, fatti con le mani senza l’uso dei pennelli. Poi dal 1993 tutto si interrompe, fino al 2019 che segna il momento della svolta. “A quel punto mi sono detta: la vita è talmente breve che bisogna inseguire i propri sogni”. E per ricominciare è tornata indietro, sulle tracce della sua storia personale e della sua famiglia, ricucendo la distanza con il passato e recuperando una tradizione della gioielleria e delle arti decorative che ha radici antiche, quella dello smalto su metallo. Una tecnica che accoppia paste vitree a superfici metalliche, impiegate come supporto, attraverso un processo di fusione al forno e che si colloca tra la lavorazione del vetro e l’oreficeria.





“Quando ero piccola vedevo mio nonno Renato Morganti, ingegnere, che faceva dei disegni che amavo tantissimo, per realizzare degli smalti che venivano prodotti materialmente da artigiani specializzati perché necessitano di cuocere nei forni a più di 300°. Per lui era un hobby, anche se non ha mai voluto chiamarlo così perché era un lavoro molto sentito. Ho sempre voluto farli un po' miei, ma prima non c’è stato tempo: figli, famiglia, lavoro. Era il mio sogno e così un giorno ho iniziato. Solo che trovare gli artigiani è stato difficile perché ormai sono pochi. Collaboro con maestri specializzati a Firenze, che lavorano nell’alta gioielleria”.

Gli smalti sono di forma quadrata, di 10 centimetri per lato, montati su basi di materiali diversi pietra, pelle, pergamena, legno.
“Traccio il disegno e scelgo i colori tenendo conto che si alterano molto durante il processo di cottura. A me piace l’uso di colori trasparenti perché la trasparenza con la luce acquista nuove sfumature e inoltre consente di vedere la lavorazione sulla base di metallo che sta sotto.”

La scelta delle forme e dei colori ricorda le Compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla.“I colori sono sempre stati alla base del mio processo creativo. L’uso dei colori è un modo per esprimere i miei stati d’animo. Ero partita dai colori primari, ora invece mi piacciono molto le tonalità calde, i rosa, i marroni, il nero. Il nero è molto complesso perché cambia tono a seconda del metallo di base argento, ottone, bronzo. E poi ci sono le forme che vengono riempite con il colore e, sottostanti, le trame del metallo che vedi solo avvicinandoti. E questo è un aspetto che conferisce grande preziosità.”


Una coppia di lampade "Lei" di Giovanna Ferrero Ventimiglia. Foto Monica Spezia


Piccoli e raffinati smalti che sembrano gioielli e che Giovanna Ferrero ha deciso di applicare a lampade di design da lei stessa progettate. “Questa è la lampada “Lei” ma ho già disegnato la lampada “Noi” che presto verrà messa in produzione”. “Lei” ha una base cubica su un lato della quale è applicato uno smalto in metallo, e due cappelli. “Ho realizzato anche una lampada totalmente diversa, con tre corni, e una versione con un singolo corno. Non so perché, ma mi è venuto spontaneo fare due cose completamente diverse e contemporaneamente. Da un lato lavoro su forme rotonde, dall’altro su forme squadrate. Questa divisione in due del mio lavoro si percepirà molto chiaramente nel nuovo sito internet”.

L’ispirazione per l’arte nasce dall’osservazione della natura e dei lavori dei grandi maestri. “Posso perdermi guardando il colore arancio di un mandarino, in tutte le sue sfumature. Posso stare le ore al parco a osservare le infinite tonalità di colori delle foglie oppure il pavimento di un palazzo veneziano. Per me il colore è fondamentale, anche il grigio del cemento è fonte di ispirazione. Colore, trasparenza e luce sono essenziali nel mio lavoro. Nell’arte guardo ai grandi maestri. Se si osservano da vicino le opere di Giuseppe Capogrossi ed Enrico Castellani si nota che la forma cambia il colore. Un artista che ho amato molto è Luciano Baldessari che è stato un grande architetto. Penso che alla fine uno fa tutto quello che ha visto e assorbito spontaneamente nella sua vita.”


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