Doni dal contemporaneo
Doni dal contemporaneo
31/03/2008
Si tratta di doni della contemporaneità, dei lavori di: Jan Fabre, Vanessa Beecroft, Enzo Cucchi, Getulio Alviani, Gabriele Basilico, vedovamazzei, Sislej Xhafa, Adrian Paci, Alberto Garutti, Peter Coffin, Keren Cytter, Mungo Thomson, Jordan Wolfson.
E’ un tema centrale e delicato quello dell’arricchimento di un museo con opere d’arte contemporanea. L’identità di una collezione pubblica è il frutto di una pluralità di scelte, di composite addizioni, di apporti interpretativi variamente determinati.
I risultati del percorso degli ultimi otto anni (2000 – 2007) della GAMeC parlano di internazionalità, danno visibilità alla ricerca di giovani artisti, aprono a progetti speciali realizzati per gli spazi del museo e della città, nella più ampia libertà di linguaggio.
Sei sono gli artisti, ai quali sono state dedicate delle mostre monografiche, dei quali rimarrà una traccia significativa nella collezione permanente: Gabriele Basilico (Milano 1944) che nel quadro della sua rigorosa esplorazione dello spazio urbano moderno fissa una personale visione della città di Bergamo in 16 grandi immagini in bianco e nero; Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) il cui ciclo Dedicato ai bambini nati dal 2000 in poi, rivisita in 12 scatti lo scenario familiare di altrettante persone partecipi di un altro progetto, che collega il reparto di ostetricia dell’ospedale cittadino con l’illuminazione della centralissima Piazza Dante: ogni nuova nascita viene così annunciata pubblicamente, generando un’intima relazione tra l’opera e la comunità che la ospita; Jan Fabre (Anversa, 1958) artista poliedrico che spazia dal teatro, alla cinematografia, dal disegno alla scultura, rappresentato alla GAMeC dal film De Schelde. Hé-wat-een-plezierige-zottigheid! (La Schelda, Questa pazzia è fantastica!,1988, bianco/ nero e colore, realizzato in 16 mm; Getulio Alviani (Udine 1939) il cui ambiente Interrelazione cromospeculare, del 1969, composto da elementi specchianti mobili che riflettono i colori primari (giallo, nero, rosso, blu) delle pareti perimetrali, porta il fruitore alla perdita della cognizione esatta di cosa sia reale e virtuale.
Nel caso di due personalità come Vanessa Beecroft (Genova, 1969) ed Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona 1949) la scelta è stata quella di presentare aspetti del loro lavoro apparentemente eccentrici, ma rivelatori delle matrici delle rispettive pratiche artistiche: le note performance della prima che indagano originalmente controversi aspetti della condizione femminile nella società contemporanea.
Cucchi invece, conosciuto soprattutto come pittore, esalta attraverso la scultura, peraltro praticata assiduamente, la qualità spaziale del suo immaginario. Visionarietà e tridimensionalità si compenetrano individuando nell’Ombra (2004, bronzo; opera donata alla GAMeC, da Bruno Bischofberger), confine tra materiale e immateriale, uno dei fondamenti della scultura.
Sotto la sigla aurea di ‘Eldorado’ la GAMeC dà spazio alla sperimentazione, innovazione, multimedialità di giovani artisti invitati a ideare progetti speciali per gli spazi, anche interstiziali, della Galleria. Sei sono gli artisti documentati nella collezione.
Tra le prime partecipazioni quella di vedovamazzei, sodalizio artistico tra Simeone Crispino (Frattaminore, 1962) e Stella Scala (Napoli, 1964), che realizza alla GAMeC nel 2001 il progetto Sun Dumm . La riflessione di Adrian Paci (Shkoder, Albania, 1969) è su identità e appartenenza culturale, attrito tra traumi collettivi e affetti personali.
Nella mani della promettente Keren Cytter (Tel Aviv, 1977) la contaminazione di codici cinematografici e televisivi, dà origine a strutture narrative complesse che indagano rapporti interpersonali, i meccanismi della memoria e del desiderio, il rapporto tra realtà e finzione. Il lavoro di Mungo Thomson (Davis, California1969) prende spunto dalla cultura popolare, dal mondo dei media e dell’intrattenimento, dai quali estrae i momenti meno immediati, alla ricerca di una grammatica della spontaneità.
Commissionato e prodotto dalla GAMeC, Landscape for Fire (2007) di Jordan Wolfson (New York, 1980) mette in luce il rapporto che le nuove generazioni intrattengono con la tecnologia e con i media.
Due opere concorrono a presentare il lavoro di Sislej Xhafa (Peja, Kosovo 1970). L’una, video (Skinheads Swimming, 2002), rivisita la scena cult del film ‘La Dolce Vita’ di Federico Fellini con Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, sostituendo alla coppia Ekberg / Mastroianni quella di due giovani skinhead che destabilizzano il cliché del gruppo di appartenenza, amandosi nella fontana; l’altra, una scultura in marmo nero del Belgio che raffigura Garibaldi (familiarmente chiamato Giuseppe, 2007), invita a ripensare un’icona della società occidentale, richiamando l’attenzione sull’aspetto quotidiano dell’eroe, ritratto a piedi, a grandezza naturale, alla ricerca del proprio cavallo, in sella al quale è stato raffigurato nei monumenti di tutto il mondo.
Il collezionista romano Stefano Sciarretta ha acquistato cinque opere di giovani artisti internazionali da destinare ad altrettanti musei italiani: tra loro la GAMeC riceve Rainbow (2005) del californiano Peter Coffin (Berkeley,1972) artista che indaga i processi mentali, fluttuando tra memoria, interpretazione e associazione creativa.
Collezione Permanente. Donazioni del nuovo millennio
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Fino al 27 luglio 2008
Orario martedì – domenica: 10 –19; giovedì 10 – 22 lunedì chiuso
Ingresso intero: 4,00 euro ridotto: 2,50 euro
Informazioni GAMeC
tel. +39 035 270272 - fax +39 035 236962
www.gamec.it
E’ un tema centrale e delicato quello dell’arricchimento di un museo con opere d’arte contemporanea. L’identità di una collezione pubblica è il frutto di una pluralità di scelte, di composite addizioni, di apporti interpretativi variamente determinati.
I risultati del percorso degli ultimi otto anni (2000 – 2007) della GAMeC parlano di internazionalità, danno visibilità alla ricerca di giovani artisti, aprono a progetti speciali realizzati per gli spazi del museo e della città, nella più ampia libertà di linguaggio.
Sei sono gli artisti, ai quali sono state dedicate delle mostre monografiche, dei quali rimarrà una traccia significativa nella collezione permanente: Gabriele Basilico (Milano 1944) che nel quadro della sua rigorosa esplorazione dello spazio urbano moderno fissa una personale visione della città di Bergamo in 16 grandi immagini in bianco e nero; Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) il cui ciclo Dedicato ai bambini nati dal 2000 in poi, rivisita in 12 scatti lo scenario familiare di altrettante persone partecipi di un altro progetto, che collega il reparto di ostetricia dell’ospedale cittadino con l’illuminazione della centralissima Piazza Dante: ogni nuova nascita viene così annunciata pubblicamente, generando un’intima relazione tra l’opera e la comunità che la ospita; Jan Fabre (Anversa, 1958) artista poliedrico che spazia dal teatro, alla cinematografia, dal disegno alla scultura, rappresentato alla GAMeC dal film De Schelde. Hé-wat-een-plezierige-zottigheid! (La Schelda, Questa pazzia è fantastica!,1988, bianco/ nero e colore, realizzato in 16 mm; Getulio Alviani (Udine 1939) il cui ambiente Interrelazione cromospeculare, del 1969, composto da elementi specchianti mobili che riflettono i colori primari (giallo, nero, rosso, blu) delle pareti perimetrali, porta il fruitore alla perdita della cognizione esatta di cosa sia reale e virtuale.
Nel caso di due personalità come Vanessa Beecroft (Genova, 1969) ed Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona 1949) la scelta è stata quella di presentare aspetti del loro lavoro apparentemente eccentrici, ma rivelatori delle matrici delle rispettive pratiche artistiche: le note performance della prima che indagano originalmente controversi aspetti della condizione femminile nella società contemporanea.
Cucchi invece, conosciuto soprattutto come pittore, esalta attraverso la scultura, peraltro praticata assiduamente, la qualità spaziale del suo immaginario. Visionarietà e tridimensionalità si compenetrano individuando nell’Ombra (2004, bronzo; opera donata alla GAMeC, da Bruno Bischofberger), confine tra materiale e immateriale, uno dei fondamenti della scultura.
Sotto la sigla aurea di ‘Eldorado’ la GAMeC dà spazio alla sperimentazione, innovazione, multimedialità di giovani artisti invitati a ideare progetti speciali per gli spazi, anche interstiziali, della Galleria. Sei sono gli artisti documentati nella collezione.
Tra le prime partecipazioni quella di vedovamazzei, sodalizio artistico tra Simeone Crispino (Frattaminore, 1962) e Stella Scala (Napoli, 1964), che realizza alla GAMeC nel 2001 il progetto Sun Dumm . La riflessione di Adrian Paci (Shkoder, Albania, 1969) è su identità e appartenenza culturale, attrito tra traumi collettivi e affetti personali.
Nella mani della promettente Keren Cytter (Tel Aviv, 1977) la contaminazione di codici cinematografici e televisivi, dà origine a strutture narrative complesse che indagano rapporti interpersonali, i meccanismi della memoria e del desiderio, il rapporto tra realtà e finzione. Il lavoro di Mungo Thomson (Davis, California1969) prende spunto dalla cultura popolare, dal mondo dei media e dell’intrattenimento, dai quali estrae i momenti meno immediati, alla ricerca di una grammatica della spontaneità.
Commissionato e prodotto dalla GAMeC, Landscape for Fire (2007) di Jordan Wolfson (New York, 1980) mette in luce il rapporto che le nuove generazioni intrattengono con la tecnologia e con i media.
Due opere concorrono a presentare il lavoro di Sislej Xhafa (Peja, Kosovo 1970). L’una, video (Skinheads Swimming, 2002), rivisita la scena cult del film ‘La Dolce Vita’ di Federico Fellini con Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, sostituendo alla coppia Ekberg / Mastroianni quella di due giovani skinhead che destabilizzano il cliché del gruppo di appartenenza, amandosi nella fontana; l’altra, una scultura in marmo nero del Belgio che raffigura Garibaldi (familiarmente chiamato Giuseppe, 2007), invita a ripensare un’icona della società occidentale, richiamando l’attenzione sull’aspetto quotidiano dell’eroe, ritratto a piedi, a grandezza naturale, alla ricerca del proprio cavallo, in sella al quale è stato raffigurato nei monumenti di tutto il mondo.
Il collezionista romano Stefano Sciarretta ha acquistato cinque opere di giovani artisti internazionali da destinare ad altrettanti musei italiani: tra loro la GAMeC riceve Rainbow (2005) del californiano Peter Coffin (Berkeley,1972) artista che indaga i processi mentali, fluttuando tra memoria, interpretazione e associazione creativa.
Collezione Permanente. Donazioni del nuovo millennio
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Fino al 27 luglio 2008
Orario martedì – domenica: 10 –19; giovedì 10 – 22 lunedì chiuso
Ingresso intero: 4,00 euro ridotto: 2,50 euro
Informazioni GAMeC
tel. +39 035 270272 - fax +39 035 236962
www.gamec.it
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