Due gioielli alla Pinacoteca di Brera

Courtesy of Pinacoteca di Brera | Bellotto
 

03/02/2001

Le due vedute della Gazzada rappresentano il punto più alto del breve soggiorno lombardo di Bellotto, avvenuto nel 1744, e uno dei capolavori assoluti nel genere, di cui rappresentano il superamento irreversibile. Furono commissionate al pittore, allora appena ventiduenne, da Gabrio e Giuseppe Perabò, proprietari della villa rappresentata in una delle tele. Arrivate a Brera nel 1831, costituirono per gli allievi dell’Accademia di Belle Arti (alloggiata nei locali adiacenti alla Pinacoteca) un punto di riferimento soprattutto nei decenni centrali del XIX secolo, in coincidenza con l’esplosione della pittura “en plein air”. La grande casa di campagna, il lago di Varese e le Alpi innevate del primo dipinto; il campanile barocco e le laboriose massaie del secondo sono immersi dall’artista in una luce viva, carica di ombre, avvolgente e pesante, capace di accordarsi bene all’indole “naturalmente” vigorosa della campagna. I dipinti rivelano così caratteri che, differenziandolo a fondo dal maestro Canaletto, sempre bisognoso della scintillante bellezza del contesto architettonico veneziano, Bellotto conserverà pressoché inalterati negli anni a venire: tra essi la capacità straordinaria di rendere, con colori cupi e minime variazioni cromatiche, il lieve tramestio della campagna, quel leggero frusciare delle fronde e scorrere delle acque. Il paesaggio naturale si confonde così con il paesaggio dell’anima, i cui toni, spesso bassi, Bellotto si trovò a condividere meglio, e forse non casualmente, con il pubblico del Nord Europa.

 
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