Emilio Leofreddi. Chandigarh
pagina di un giornale indiano
19/12/2005
Dharamsala - Chandigarh. 8 ore di bus per 200 km di strettissime strade di montagna a strapiombo per centinaia di metri su fiumi e foreste tropicali. All’arrivo a Chandigarh vengo perquisito dalla polizia in cerca di armi, è il Punjab e la rivolta autonomista dei Sik non è stata ancora del tutto sedata dal governo indiano.
Partenza da Chandigarh la città in India con il più alto reddito pro capite: “E' la città dove si comprano più schermi piatti per tv, cellulari, freezer ed elettrodomestici come fossero hot cake.” (detto da un imprenditore di Chandigarh).
Chandigarh “the city beautiful” la città ovattata senza odori e senza colori (a parte quelli delle pubblicità) e senza idoli, fatta di viali a quattro corsie rotatorie e cubi. Chandigarh, la città dove tutti ambiscono vivere e gli indiani che ci vivono, invece, sembrano silenziosi, rarefatti tra i grandi viali, forse intimiditi da uno stile di vita imposto dall’alto.
Concepita da Le Corbusier nel 1950, secondo la teoria che ogni isolato della città fosse autonomo, quindi con tutti i servizi, e nello stesso tempo ben collegato al resto della città, la città è divisa in “settori” identici e ogni settore è numerato dal n. 1 al n. 81. La stazione dei Bus e lo Shopping Center sono nel settore n.17, gli hotels nel settore n. 22b, Museum Art Gallery settore n.10c, Università settore n.14 ecc. . Il paradosso in tutto questo è che il bus stop (dove arrivano i bus dai diversi stati dell’India) è al centro della città, al settore17 , su un viale a 6 corsie diviso a metà da una inferriata alta più di 2 metri e lunga 1 o 2 km (quanto tutto il viale!) e dall’altra parte ci sono tutti gli hotels. E' il settore 22b, così per attraversare la strada e andare all’hotel bisogna prendere il rickshaw o il taxi che deve fare un giro di km per attraversare la strada. La città razionale! E i rickshaw-men (i rickshaw a pedali) a Chandigarh sono così attenti ai segnali stradali che per fare 100 metri a volte pedalano per chilometri per rispettare i vari divieti, sensi unici ecc.
Altro paradosso: mi ritrovo a Chandigarh nel mio viaggio per vedere come un architetto-designer occidentale (Le Corbusier) sia riuscito ad interagire con il pensiero orientale nella progettazione, non di un palazzo o di un monumento, ma addirittura, di una intera città. A proposito di oriente e occidente, arte e monumenti , Le Corbusier nel contratto di progettazione impose diverse clausole, una delle tante è che non si dovessero MAI erigere in città e nei parchi, statue e monumenti commemorativi o religiosi a persone o idoli, la motivazione: "E’ finito il tempo dell’esaltazione della singola persona"(da “Edict of Chandigarh”). Così in città non si vedono in assoluto statue o monumenti, e questo nel contesto indiano che è l’esaltazione dell’iconografia! I templi stessi (a maggioranza di religione Sik) sono stati progettati con la città, non ci sono infatti templi o statue antiche.
La risposta al razionalismo di Le Corbusier viene da un cantoniere indiano, Nek Chand Saini, che dal ’70 ha creato un mondo fantastico in un parco: il Rock Garden, popolato di statue personaggi paesaggi in miniatura e il tutto realizzato con i materiali di scarto della città stessa: cocci di mattonelle, tubi, plastica fili elettrici, con quella che noi chiamiamo “trash art” ha creato una Disneyland molto visitata dagli indiani. E' bellissimo vedere la domenica intere famiglie o coppiette di indiani pagare il biglietto per passeggiare al Rock Garden, settore n.1!
Insomma Chandigarh è una città talmente artificiale, e secondo me talmente brutta, da essere affascinante nel contesto indiano e penso dovrebbe essere studiata più sotto il profilo sociologico che urbanistico, infatti è poco frequentata dagli occidentali in India se non studiosi o architetti.
Partenza per Haridwar e Rishikesh, città sacre alle sorgenti del Gange dove statue, santi e icone varie sono l’antitesi alla teoria di Chandigarh, da una città iconoclasta a due città che sono esse stesse esaltazione dell’icona!
Partenza da Chandigarh la città in India con il più alto reddito pro capite: “E' la città dove si comprano più schermi piatti per tv, cellulari, freezer ed elettrodomestici come fossero hot cake.” (detto da un imprenditore di Chandigarh).
Chandigarh “the city beautiful” la città ovattata senza odori e senza colori (a parte quelli delle pubblicità) e senza idoli, fatta di viali a quattro corsie rotatorie e cubi. Chandigarh, la città dove tutti ambiscono vivere e gli indiani che ci vivono, invece, sembrano silenziosi, rarefatti tra i grandi viali, forse intimiditi da uno stile di vita imposto dall’alto.
Concepita da Le Corbusier nel 1950, secondo la teoria che ogni isolato della città fosse autonomo, quindi con tutti i servizi, e nello stesso tempo ben collegato al resto della città, la città è divisa in “settori” identici e ogni settore è numerato dal n. 1 al n. 81. La stazione dei Bus e lo Shopping Center sono nel settore n.17, gli hotels nel settore n. 22b, Museum Art Gallery settore n.10c, Università settore n.14 ecc. . Il paradosso in tutto questo è che il bus stop (dove arrivano i bus dai diversi stati dell’India) è al centro della città, al settore17 , su un viale a 6 corsie diviso a metà da una inferriata alta più di 2 metri e lunga 1 o 2 km (quanto tutto il viale!) e dall’altra parte ci sono tutti gli hotels. E' il settore 22b, così per attraversare la strada e andare all’hotel bisogna prendere il rickshaw o il taxi che deve fare un giro di km per attraversare la strada. La città razionale! E i rickshaw-men (i rickshaw a pedali) a Chandigarh sono così attenti ai segnali stradali che per fare 100 metri a volte pedalano per chilometri per rispettare i vari divieti, sensi unici ecc.
Altro paradosso: mi ritrovo a Chandigarh nel mio viaggio per vedere come un architetto-designer occidentale (Le Corbusier) sia riuscito ad interagire con il pensiero orientale nella progettazione, non di un palazzo o di un monumento, ma addirittura, di una intera città. A proposito di oriente e occidente, arte e monumenti , Le Corbusier nel contratto di progettazione impose diverse clausole, una delle tante è che non si dovessero MAI erigere in città e nei parchi, statue e monumenti commemorativi o religiosi a persone o idoli, la motivazione: "E’ finito il tempo dell’esaltazione della singola persona"(da “Edict of Chandigarh”). Così in città non si vedono in assoluto statue o monumenti, e questo nel contesto indiano che è l’esaltazione dell’iconografia! I templi stessi (a maggioranza di religione Sik) sono stati progettati con la città, non ci sono infatti templi o statue antiche.
La risposta al razionalismo di Le Corbusier viene da un cantoniere indiano, Nek Chand Saini, che dal ’70 ha creato un mondo fantastico in un parco: il Rock Garden, popolato di statue personaggi paesaggi in miniatura e il tutto realizzato con i materiali di scarto della città stessa: cocci di mattonelle, tubi, plastica fili elettrici, con quella che noi chiamiamo “trash art” ha creato una Disneyland molto visitata dagli indiani. E' bellissimo vedere la domenica intere famiglie o coppiette di indiani pagare il biglietto per passeggiare al Rock Garden, settore n.1!
Insomma Chandigarh è una città talmente artificiale, e secondo me talmente brutta, da essere affascinante nel contesto indiano e penso dovrebbe essere studiata più sotto il profilo sociologico che urbanistico, infatti è poco frequentata dagli occidentali in India se non studiosi o architetti.
Partenza per Haridwar e Rishikesh, città sacre alle sorgenti del Gange dove statue, santi e icone varie sono l’antitesi alla teoria di Chandigarh, da una città iconoclasta a due città che sono esse stesse esaltazione dell’icona!
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