Gemine Muse 2002

Gemine Muse
 

05/12/2002

Arte.it incontra Virginia Baradel, ideatrice e curatrice di Gemine Muse 2002, la manifestazione che vede protagonisti oltre quaranta artisti, selezionati da critici italiani, in un itinerario artistico che attraversa tutta l'Italia. Quando e com'è nata l’idea di Gemine Muse 2002 e quali sono gli obiettivi che persegue? V.B “L’idea di creare un appuntamento originale e ricco di sollecitazioni che creasse un ponte tra l’arte del passato e la giovane arte contemporanea è stata dell’assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Padova Giuliano Pisani. L’ideazione della formula di Gemine Muse è stata mia. Mi sembrava importante che l’opportunità di entrare in un museo non fosse solo quella di esporre saltuariamente o quella di interferire concettualmente con operazioni stranianti, così come è capitato negli ultimi anni. Era da superare, secondo me, ogni traccia di inferiorità e dunque di déplacement sibillino proprio partendo dal presupposto della grandezza dell’arte del passato e dello specifico di quella del presente che non avrà le stimmate della grandezza ma ha sicuramente il pregio della vitalità, al grado più avanzato, del sentimento del presente. Dunque ho immaginato un cimento tra “colleghi”, l’artista di ora e quello del passato. Un curioso genmellaggio, appunto, un “tu per tu” fuori dagli schemi che ha sortito effetti veramente straordinari. Tra il 2000 e il 2001 nove artisti (Gea Casolaro, Marina Paris, Simone Filippi, Emilio Fantin, Paul Journey, Kira Seiden, Lara Facco, Nada Cingolani, Silvia Levenson) si sono succeduti tra le opere dei Musei Civici agli Eremitani di Padova, a venti metri da Giotto con risultati sorprendenti. Così l’assessore Pisani ha deciso di proporla al GAI nazionale e al Cidac che hanno accolto la proposta e così è partito il grande circo di Gemine Muse”. In questo grandioso progetto un ruolo fondamentale è stato quello svolto dai critici. Sulla base di quali criteri hanno selezionato gli artisti e dove? V.B “Il GAI o il Cidac di ogni città ha scelto un giovane critico intercettato, per lo più, nel proprio ambito di attività, comunque del posto, anche se attivo e riconosciuto a livelli più ampi. Anche gli artisti sono artisti del posto, nella stragrande maggioranza sono iscritti agli archivi del GAI, il circuito dei giovani artisti. Un requisito critico importante era quello della compatibilità della ricerca del giovane artista con il confronto proposto”. Quali sono oggi in Italia i luoghi nei quali si formano i giovani protagonisti dell’arte contemporanea? V.B “Mah.Credo che sia a tutt’oggi fondamentale il ruolo delle Accademie e delle Facoltà umanistiche, per artisti e per critici. Poi però è la cultura viva, laddove i giacimenti culturali si scollano dai libri e dai monumenti, prendono aria, si confondono e si mischiano ai linguaggi del presente, a giocare un ruolo decisivo. Tuttavia credo che non si dia cognizione del passato senza cultura del presente e viceversa, pena uno sbilanciamento pericoloso o in direzione della polvere della storia o della superficialità del presente".