Gli artisti di Intercity

Intercity Palermo
 

11/05/2001

Abbiamo incontrato gli artisti protagonisti a Intercity, tappa dedicata a Palermo. "Secondo te qual è stata quella caratteristica predominante, per cui sei stato scelto?" Claudio Cavallaro "Bella domanda, so che loro volevano fare una mostra abbastanza varia anche nel modo di esprimersi di ogni artista ma anche nella raccolta delle varie città siciliane, perché anche se è scritto “da Palermo” in realtà veniamo da più luoghi come Catania, Siracusa e appunto Palermo. La peculiarità del lavoro è che è basato su una ricerca della musicalità nell’immagine, infatti, fotografo le industrie cercando in esse la loro bellezza”notturna”, cogliendo l‘aspetto musicale quindi vivo del soggetto: così come accade nei concerti, che è già un evento di musica, estrapoli una musica che è la tua, quella che percepisci in quel momento. Questo è un aspetto abbastanza contemporaneo della ricerca in cui c’è un insieme delle varie forme artistiche come la musica, la fotografia e l’azione, perché tutto deriva da l’azione, e sono tutti elementi che si intersecano, per cui forse questo risulta essere interessante." Filippo Leonardi: "Credo sicuramente il mio modo di lavorare, che è molto sperimentale. In genere tutti i miei lavori non sono dei lavori statici ma che si modificano per l’intervento di agenti atmosferici o di circostanze varie e quindi sicuramente a Paola Licita è piaciuto questo modo di rischiare o di lavorare rischiando. Il lavoro è il risultato dì stratificazioni della storia, è nato da questo racconto della tradizione popolare catanese in cui la lumaca è il simbolo di stabilità perché ovunque va ha la sua casa; invece nella mia circostanza io la utilizzo come elemento destabilizzante perché sono loro a reggere delle lastre di vetro trasparenti che posiziono sul dorso in maniera molto simmetrica ma che loro contribuiscono a destabilizzare; quindi un elemento di stabilità diventa all’opposto elemento scatenate passando dall’ordine al caos in maniera molto lenta. C’è l’idea paradossale che la stabilità non sempre è una condizione favorevole, il lavoro riassume questo pensiero." Giuliana Lo Porto: "La risposta è uno scoop, perché io e Paola siamo amanti, è troppo innamorata dì me. E’ stato amore a prima vista e ha deciso di fare le carte false per portarmi qui a Roma, è puro amore. Il lavoro fa parte di un ciclo che è iniziato con il tema della morte e parte dall’assunto che la coscienza della morte è l’elemento che maggiormente qualifica la nostra specie. Il lavoro, che è stato semplificato, altro non è che un oggetto malato, è un servizio da tè che è stato modificato, totalmente chiuso, cesellato; è in porcellana e poggia su un tavolino nero." Sergio Amato: "Perché la mia ricerca attinge al passato, il mio punto di riferimento sono i pittori ellenici fino all’arte contemporanea, che si sono occupati della “carne”, come il Masaccio, Velazquez ed il realismo di Coubert. Gioco molto con gli elementi simbolici ed ogni immagine sta all’interno di uno spazio temporale, io le apro come dei file per ripetere dei contenuti che vanno dalle righe di un quaderno a dei cavalli fino a delle città. Io dipingo quello che vedo e che conosco: la realtà è percepire ciò che ti appare."