I 30 emergenti 2003 di PDN: Lorenzo Pesce
Foto di Lorenzo Pesce |
Lorenzo Pesce
31/03/2003
Tra i trenta fotografi emergenti che la prestigiosa rivista fotografica "Photo District News" ha segnalato per il 2003, uno solo è italiano. L'onore spetta a un giovane di grande talento: Lorenzo Pesce. Senso della linea, abilità nel ricreare gli spazi, colori tenui, quasi malinconici, eppoi improvvisamente caldi per paesaggi, ritratti, nature morte. Classe 1973, trascorsi dieci anni fra New York, Londra e Los Angeles, Pesce è tornato a Roma perché – dice – ama i colori di questa città, il modo di vivere, i tramezzini, i bar, i tifosi romanisti "che rappresentano perfettamente la 'gente de core' di una città lasciata quando Bush senior bombardava l'Iraq e ritrovata quando l'Iraq veniva bombardato da un Bush junior in tutti i sensi". Per capire il suo amore verso Roma, del resto, basterebbe il posto dove ha voluto incontrarmi: una trattoria d'altri tempi, sperduta fra vicoli strettissimi, nota solo ai veri esperti, dove si mangia per pochi euro e l'oste è burbero come da copione.
Come sei arrivato alla fotografia?
È stato un caso. Studiavo lettere con scarsissimi risultati. Intanto spedivo foto di Los Angeles a un mio amico romano. L'insegnante le vide e mi consigliò di fare un corso. Poi andai a New York a lavorare come assistente di Stephen Barker. Da lui ho imparato moltissimo. Faceva esposizioni lunghe di nudi. Foto straordinarie. Quando, un anno dopo, andai a Londra, avevo già accumulato un po' di esperienza, ma quel che mi capitò lì fu davvero straordinario. Facevo il cameriere e conobbi David Collins, un interior designer molto noto. Andai a fare un servizio per lui e dopo la prima giornata di lavoro mi cacciarono. Certo, mi muovevo lentamente, ero un po' impacciato. Ma non credevo di meritare tanta severità. Corsi a sviluppare le foto. Tornai. Mi chiesero scusa. E mi pagarono il doppio: 1600 sterline per una giornata di lavoro! Non male!
No. Non direi. Ma dopo sei tornato negli States.
Sì. Volevo raffinare certe tecniche che in effetti non conoscevo affatto e l' Art Centre College of Design di Pasadena mi sembrava il posto migliore. Dopo un anno, poi, sono entrato nell'agenzia Blur Photo, ho fatto vari lavori per riviste di viaggi e campagne pubblicitarie. Ma, quando ho finito il College e me ne sono andato a New York erano i primi di settembre del 2001, un periodo in cui gli americani non hanno certo avuto molto interesse per la fotografia.
Per questo sei tornato in Italia?
In parte. In realtà, credo che il pubblico europeo sia più adatto al mio stile. Un photo editor di Vibe me l'ha detto chiaro e tondo: "troppa arte". Mah!
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