IL PERCORSO DELLA MOSTRA
Leonardo
15/06/2001
Il percorso della mostra, sulla scorta del suo sottotitolo “precedenti, innovazioni, riflessi di un capolavoro”, può facilmente essere diviso in tre sezioni.
Nella prima vengono illustrati i precedenti, ovvero la tradizione iconografica dell’Ultima Cena prima di Leonardo: una veloce carrellata di opere (miniature, disegni, affreschi staccati, arazzi e tavole) che spaziano dal XII al XV secolo, utili a comprendere la portata dell’innovazione leonardesca in un panorama di piatta staticità, dovuta forse al generale intento illustrativo e contemplativo degli artisti precedenti.
La seconda sezione, vero e proprio cuore della rassegna, è quella dedicata al Cenacolo: attraverso 14 straordinari disegni si cerca di capire meglio la complessità dell’Ultima Cena, inserendola nel quadro degli studi vinciani sui “moti mentali”, sulla prospettiva, sulla fisiognomica. Di questi autografi, 6 sono dei veri e propri disegni preparatori al Cenacolo, provenienti dalla Collezione Reale di Windsor, mentre gli altri sono disegni per opere precedenti, ma utili comunque a comprendere la direzione degli studi di Leonardo.
Di fronte alla sala dei disegni è presente la copia dell’Ultima Cena del Giampietrino, del 1520. Viene così data al visitatore la possibilità di confrontare i disegni preparatori di Leonardo con una visione di insieme di quella che viene considerata la copia più fedele del Cenacolo, l’unica in grado di farci avvicinare (soprattutto dai un punto di vista della nitidezza del tratto e della luminosità dei colori) all’esperienza di un visitatore coevo di Leonardo.
La copia del Giampietrino segna anche l’ingresso nella terza sezione della mostra, quella più estesa, che riguarda l’influenza del Cenacolo sull’arte contemporanea e successiva.
Le singole sale sono divise per area geografica, collocazione temporale o ambito artistico. Abbiamo così la testimonianza dell’iniziale fortuna dell’Ultima Cena attraverso le numerose copie, di tecniche e dimensioni varie, nonché le citazioni. Nella sale dedicata ai riflessi del Cenacolo nella scultura bisogna segnalare almeno il gruppo scultoreo di Andrea da Milano e Alberto da Lodi, una serie di 13 statue lignee policrome a grandezza naturale. Si passa poi a considerare l’influsso del Cenacolo in altre aree geografiche, in particolare il Veneto, il Firenze e Roma: l’eredità vinciana viene indicata in alcune opere, tra l’altro, di Giorgione, Tiziano e Caravaggio, selezionate in maniera abbastanza trasparente, pur in presenza di qualche affinità di più difficile individuazione. Viene poi mostrata la fortuna del Cenacolo nell’Europa del nord, alimentata dalla diffusione delle stampe tra ‘500 e ‘600 che resero quasi necessario confrontarsi con la lezione leonardesca, per accettarla o contrastarla: testimoniano questa fortuna incisioni, disegni e dipinti, tra gli altri, di Durer, Rembrandt e Van Dyck. Ampio spazio è poi dedicato alla diffusione del “mito” del Cenacolo tra Settecento e Ottocento, mentre di grande interesse sono le ultime due sale. Nella prima sono raccolte alcuni esempi di edizioni a stampa, a partire dal famoso “Trattato sulla Pittura” di Leonardo, ma anche alcuni straordinari documenti fotografici sull’Ultima Cena. Nella seconda di queste sale, che coincide anche con la conclusione della mostra, viene testimoniata la fortuna più recente del Cenacolo con esempi nelle avanguardie (una per tutti, la serigrafia di Andy Wahrol) e un interessante accenno all’utilizzo iconografico dell’Ultima Cena da parte del cinema, con due esempi tratti da Buñuel e Pasolini.
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