In visita al Museo del Risorgimento

Museo del Risorgimento
 

25/02/2004

Un evento in più quest’anno ha arricchito il carnet dei festeggiamenti per il 2 giugno, giornata tradizionalmente legata alla ricorrenza della nascita della Repubblica italiana: in via dei Fori imperiali a Roma, laddove le forze armate eseguivano le loro scenografiche parate militari, nel complesso del Vittoriano riapriva, dopo oltre vent’anni di chiusura, il Museo centrale del Risorgimento. La riapertura segna la conclusione di anni di duro lavoro, volto al recupero di cimeli e opere d’arte che già a partire dagli ultimi anni del XIX secolo cominciarono ad essere raccolte fino al termine della prima Guerra mondiale, con lo scopo di rendere una fedele testimonianza del lungo e difficile processo di unificazione della penisola italiana. Oggi il museo offre al visitatore la possibilità di immergersi immediatamente nell’atmosfera di un’epoca, attraverso la visione in presa diretta di oggetti che assurgono a simboli di una collettività che negli anni addietro fu unita da un ideale di altissimo valore come l’unità della propria nazione. Entrando nelle sale del Vittoriano, che più che da contenitore funge come parte integrante del museo, subito ci si potrà trovare difronte a testimonianze riguardanti i grandi personaggi del nostro Risorgimento: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele II. Qui i protagonisti non rivivono solo nelle imagini di ritratti ufficiali, ma esprimono le loro gesta e il loro pensiero grazie a documenti d’archivio, ad armi o anche semplicemente a indumenti come i jeans indossati dallo stesso Garibaldi nello sbarco a Marsala. Il museo non pone però l’accento solo sulle grandi figure della storia dell’unità d’Italia: i curatori e gli studiosi del progetto espositivo hanno sentito il bisogno di dare visibilità storica anche alla moltitudine di combattenti, che con la stessa vita pagarono il prezzo della causa italiana o di comuni cittadini che vissero comunque in prima persona gli avvenimenti del nostro Risorgimento. Si potranno ammirare così oggetti come il Tricolore dei Mille, fotografie di gruppi di Bersaglieri alla breccia di Porta Pia, un numero copioso di armi usate durante le Guerre d’Indipendenza, e poi stampe, giornali, banconote dell’epoca fino ad arrivare alla drammatiche testimonianze disegnate e fotografate dagli stessi soldati in trincea durante la prima Guerra Mondiale. Oltre tutto ciò sentiamo di segnalare con non minor evidenza i reperti filmati che l’Istituto Luce ha messo a disposizione del progetto museale: documenti di alto valore evocativo con immagini che oggi nelle sale del Vittoriano ritrovano forse, dopo un accurato restauro e montaggio, uno smalto mai avuto precedentemente. Proprio per l’occasione alcuni architetti dell’Istituto Luce hanno allestito all’interno del percorso espositivo una saletta per la programmazione della pellicola “Gloria”, unico film ufficiale della Grande Guerra, montato durante il 1934 dallo stesso istituto che mise insieme diversi materiali realizzati da cine-operatori dell’esercito italiano durante i giorni dei combattimenti al fronte. Sono immagini che fanno rivivere negli occhi di chi le guarda emozioni fortissime, ma soprattutto danno vivido risalto alle imprese di uomini la cui sofferenza e sacrificio non sempre viene fuori così nitidamente dalle pagine polverose di alcuni libri di storia. E’ proprio questo in fondo l’intento primario del museo, come afferma lo stesso curatore Marco Pizzo, restituire allo spettatore l’immagine di un’epoca così importante per la storia del nostro paese senza però cadere nella retorica e nella semplicistica apologia del sentimento patriottico: la storia deve insegnare ma soprattutto rendere tangibile persone, avvenimenti, umori di un periodo che a noi oggi appare lontano ma di cui in realtà ancora il nostro quotidiano ne subisce gli effetti. Ecco allora che i numerosi dipinti, sculture, armi, monete, documenti filmati, oggetti comuni del museo del Risorgimento riattivano la memoria di ognuno di noi trasferendoci in una realtà che mai lontanamente potrà annoiarci, ma al contrario affascinarci per la sua vivida presa emotiva che avrà su ognuno di noi.