L’8 ottobre l’opera sarà ricomposta e collocata nel nuovo Visitor Centre di San Bavone
L'Agnello Mistico di van Eyck: un capolavoro dai trascorsi rocamboleschi
Jan van Eyck, Angeli dal Polittico di Gand | Foto: Carulmare via Wikimedia Creative Commons
Samantha De Martin
08/02/2020
Chiuso nella sua teca in legno e vetro, il L'Adorazione dell’Agnello Mistico di Jan van Eyck, si fa ammirare nella sua nuova veste. Splendente. A partire dall’8 ottobre 2020 l’intero capolavoro, ricomposto in tutti i suoi pannelli, troverà collocazione nel nuovo Visitor Center (a quanto pare super high tech) della Cattedrale di San Bavone. Questa volta per sempre.
Al momento sono stati ricollocati nella Cattedrale di San Bavone, dopo un complesso restauro durato sette anni, solo i pannelli del registro inferiore, il pannello centrale con l'Agnello e i quelli interni originali. Gli altri, ad esempio quelli con Adamo ed Eva, sono esposti come singoli lavori, in dialogo con le altre opere dell’artista, nell’ambito della mostra Van Eyck, an optical revolution in corso fino al 30 aprile al Museum of Fine Arts di Gent.
A vederlo così, silenzioso e immobile, “coccolato” per quasi sette anni dai restauratori del KIK (Royal Institute for Cultural Heritage) che lo hanno riportato a nuova vita, il polittico sembra una normale opera, tornata, dopo un complesso intervento di restauro, al suo originario splendore. Eppure il capolavoro - completato nel 1432 da Jan van Eyck e da suo fratello Hubert, definito da Dürer un’opera “immensamente preziosa e stupendamente bella”, di peripezie ne ha attraversate tante. Anzi, a essere precisi, ha subito ben tredici reati e sette furti.
Commissionata a Hubert van Eyck (“maior quo nemo repertus", "pittore di cui non si è trovato uno più grande") dal nobile Joos Vijd, l’opera, dopo la morte di Hubert (che in effetti lavorò poco al progetto) fu portata a termine dal fratello Jan van Eyck. Il passaggio di consegne si nota in un’iscrizione collocata sulla cornice del polittico, che il recente restauro ha confermato essere originale. Il 6 maggio 1432 la pala fu esposta nella cappella privata della famiglia Vijd nella cattedrale, oggi dedicata a San Bavone, allora a San Giovanni.
Dal 1432, anno del suo completamento, milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo si recarono a Gand per ammirare quel capolavoro monumentale dipinto su 12 pannelli di quercia che mettono in scena, su due registri, il tema della Redenzione. Doveva sembrare davvero molto bello il polittico (osservato anche da chiuso) con l’ Agnello Mistico, simbolo di Cristo, adorato nel giardino del Paradiso da Angeli, Santi, Buoni Giudici, Cavalieri di Cristo, Eremiti, Pellegrini.
Le turbolente peripezie del capolavoro di van Eyck - minacciato dal fuoco, più volte smantellato, copiato, contrabbandato, censurato, attaccato dagli iconoclasti, nascosto, e addirittura segato - iniziano già nel 1550, quando un tentativo di pulitura, affidato a mani inesperte, si rivelò disastroso, tanto che si dovette subito correre ai ripari ridipingendo (e purtroppo alterando) interi dettagli dell’opera. Smontato in fretta, solo sedici anni più tardi, dalla Cappella Vijd e nascosto nella torre della cattedrale, dove per un soffio scampò ai calvinisti che avrebbero voluto venderlo alla regina Elisabetta I d’Inghilterra, tornò nella Cattedrale di Gand, spostato periodicamente da una cappella all’altra. Fino a quando, nell’incendio scoppiato il 1° giugno del 1640, non rischiò di scomparire per sempre divorato dalle fiamme.
Nel 1781 i nudi di Adamo ed Eva, considerati "troppo conturbanti", vennero spostati in sagrestia. Nel 1816 i pannelli laterali finirono nella mani del mercante Edward Solly, residente ad Aquisgrana, per entrare a far parte delle collezioni dei Musei Reali di Berlino, quando Federico III imperatore di Prussia acquistò in blocco la Collezione Solly (1821).
Non c’è tregua per la Pala di Gand. Durante la prima guerra mondiale, per sicurezza, altri pannelli vennero spostati dalla cattedrale, ma con il Trattato di Versailles tutti gli scomparti, anche quelli legalmente acquistati da Solly, vennero restituiti per contribuire al risarcimento che la Germania doveva versare agli stati vittoriosi, e in parziale compensazione per i danni inflitti al Belgio in guerra, venendo a ricomporre l'insieme del polittico in San Bavone.
Nel 1920 l'opera risultava finalmente ricomposta nella sua sede originaria. Ma era solo un’illusione. L’11 aprile del 1934, la notizia del furto, nella notte, dei due pannelli della pala d'altare, I giusti giudici e Giovanni Battista dalla Cattedrale di San Bavone, scosse la città. Un anno dopo il pannello con Giovanni Battista fu ritrovato, mentre dell'altro rubato (oggi sostituito da una riproduzione) non restò alcuna traccia.
Anche la Seconda Guerra Mondiale arrivò e, nel 1940, il Belgio, per motivi di sicurezza, decise di trasferire il polittico in Vaticano, dove sarebbe stato al sicuro. Ma nemmeno nei musei del Papa lo sfortunato capolavoro di Jan van Eyke avrebbe trovato pace. La notizia dell'Asse Roma-Berlino arrivò durante il trasporto, e il polittico venne provvisoriamente ricoverato in un museo locale a Pau, sui Pirenei francesi. Ma il colpo più duro arrivò con Hitler che, nel 1942, ne dispose il sequestro, destinando inizialmente l'opera al suo mai nato museo di Linz. Alla fine la Pala venne nascosta, per ragioni di sicurezza, prima nel Castello di Neuschwanstein, in Baviera, e poi in Austria, in una miniera di sale di Altaussee. A recuperarlo furono i cosiddetti “Monuments Men”, la squadra di ufficiali anglo-americani incaricati di proteggere e recuperare il patrimonio artistico europeo delle aree di guerra. Dalla miniera il polittico fece pertanto ritorno a Gand, accolto dalla popolazione in festa. Purtroppo nemmeno questa volta i cittadini riuscirono a goderne a lungo, visto che nella cittadina belga, l’opera rimase esposta solo per cinque anni, prima di essere sottoposta a un lungo restauro. Avrebbe fatto ritorno nella Cattedrale di San Bavone solo nel 1986.
Ecco perché oggi, per via di queste rocambolesche vicende, sembra quasi un miracolo riuscire ad ammirare il polittico in tutta la sua ritrovata bellezza. Dal prossimo 8 ottobre, quando anche gli ultimi tasselli si ricongiungeranno all’opera, e il puzzle sarà completoo, risplenderà a San Bavone, tutto intero, e (si spera) definitivamente.
Al momento sono stati ricollocati nella Cattedrale di San Bavone, dopo un complesso restauro durato sette anni, solo i pannelli del registro inferiore, il pannello centrale con l'Agnello e i quelli interni originali. Gli altri, ad esempio quelli con Adamo ed Eva, sono esposti come singoli lavori, in dialogo con le altre opere dell’artista, nell’ambito della mostra Van Eyck, an optical revolution in corso fino al 30 aprile al Museum of Fine Arts di Gent.
A vederlo così, silenzioso e immobile, “coccolato” per quasi sette anni dai restauratori del KIK (Royal Institute for Cultural Heritage) che lo hanno riportato a nuova vita, il polittico sembra una normale opera, tornata, dopo un complesso intervento di restauro, al suo originario splendore. Eppure il capolavoro - completato nel 1432 da Jan van Eyck e da suo fratello Hubert, definito da Dürer un’opera “immensamente preziosa e stupendamente bella”, di peripezie ne ha attraversate tante. Anzi, a essere precisi, ha subito ben tredici reati e sette furti.
Commissionata a Hubert van Eyck (“maior quo nemo repertus", "pittore di cui non si è trovato uno più grande") dal nobile Joos Vijd, l’opera, dopo la morte di Hubert (che in effetti lavorò poco al progetto) fu portata a termine dal fratello Jan van Eyck. Il passaggio di consegne si nota in un’iscrizione collocata sulla cornice del polittico, che il recente restauro ha confermato essere originale. Il 6 maggio 1432 la pala fu esposta nella cappella privata della famiglia Vijd nella cattedrale, oggi dedicata a San Bavone, allora a San Giovanni.
Dal 1432, anno del suo completamento, milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo si recarono a Gand per ammirare quel capolavoro monumentale dipinto su 12 pannelli di quercia che mettono in scena, su due registri, il tema della Redenzione. Doveva sembrare davvero molto bello il polittico (osservato anche da chiuso) con l’ Agnello Mistico, simbolo di Cristo, adorato nel giardino del Paradiso da Angeli, Santi, Buoni Giudici, Cavalieri di Cristo, Eremiti, Pellegrini.
Le turbolente peripezie del capolavoro di van Eyck - minacciato dal fuoco, più volte smantellato, copiato, contrabbandato, censurato, attaccato dagli iconoclasti, nascosto, e addirittura segato - iniziano già nel 1550, quando un tentativo di pulitura, affidato a mani inesperte, si rivelò disastroso, tanto che si dovette subito correre ai ripari ridipingendo (e purtroppo alterando) interi dettagli dell’opera. Smontato in fretta, solo sedici anni più tardi, dalla Cappella Vijd e nascosto nella torre della cattedrale, dove per un soffio scampò ai calvinisti che avrebbero voluto venderlo alla regina Elisabetta I d’Inghilterra, tornò nella Cattedrale di Gand, spostato periodicamente da una cappella all’altra. Fino a quando, nell’incendio scoppiato il 1° giugno del 1640, non rischiò di scomparire per sempre divorato dalle fiamme.
Nel 1781 i nudi di Adamo ed Eva, considerati "troppo conturbanti", vennero spostati in sagrestia. Nel 1816 i pannelli laterali finirono nella mani del mercante Edward Solly, residente ad Aquisgrana, per entrare a far parte delle collezioni dei Musei Reali di Berlino, quando Federico III imperatore di Prussia acquistò in blocco la Collezione Solly (1821).
Non c’è tregua per la Pala di Gand. Durante la prima guerra mondiale, per sicurezza, altri pannelli vennero spostati dalla cattedrale, ma con il Trattato di Versailles tutti gli scomparti, anche quelli legalmente acquistati da Solly, vennero restituiti per contribuire al risarcimento che la Germania doveva versare agli stati vittoriosi, e in parziale compensazione per i danni inflitti al Belgio in guerra, venendo a ricomporre l'insieme del polittico in San Bavone.
Nel 1920 l'opera risultava finalmente ricomposta nella sua sede originaria. Ma era solo un’illusione. L’11 aprile del 1934, la notizia del furto, nella notte, dei due pannelli della pala d'altare, I giusti giudici e Giovanni Battista dalla Cattedrale di San Bavone, scosse la città. Un anno dopo il pannello con Giovanni Battista fu ritrovato, mentre dell'altro rubato (oggi sostituito da una riproduzione) non restò alcuna traccia.
Anche la Seconda Guerra Mondiale arrivò e, nel 1940, il Belgio, per motivi di sicurezza, decise di trasferire il polittico in Vaticano, dove sarebbe stato al sicuro. Ma nemmeno nei musei del Papa lo sfortunato capolavoro di Jan van Eyke avrebbe trovato pace. La notizia dell'Asse Roma-Berlino arrivò durante il trasporto, e il polittico venne provvisoriamente ricoverato in un museo locale a Pau, sui Pirenei francesi. Ma il colpo più duro arrivò con Hitler che, nel 1942, ne dispose il sequestro, destinando inizialmente l'opera al suo mai nato museo di Linz. Alla fine la Pala venne nascosta, per ragioni di sicurezza, prima nel Castello di Neuschwanstein, in Baviera, e poi in Austria, in una miniera di sale di Altaussee. A recuperarlo furono i cosiddetti “Monuments Men”, la squadra di ufficiali anglo-americani incaricati di proteggere e recuperare il patrimonio artistico europeo delle aree di guerra. Dalla miniera il polittico fece pertanto ritorno a Gand, accolto dalla popolazione in festa. Purtroppo nemmeno questa volta i cittadini riuscirono a goderne a lungo, visto che nella cittadina belga, l’opera rimase esposta solo per cinque anni, prima di essere sottoposta a un lungo restauro. Avrebbe fatto ritorno nella Cattedrale di San Bavone solo nel 1986.
Ecco perché oggi, per via di queste rocambolesche vicende, sembra quasi un miracolo riuscire ad ammirare il polittico in tutta la sua ritrovata bellezza. Dal prossimo 8 ottobre, quando anche gli ultimi tasselli si ricongiungeranno all’opera, e il puzzle sarà completoo, risplenderà a San Bavone, tutto intero, e (si spera) definitivamente.
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