L'assistente tecnico museale
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Courtesy of Galleria Borghese |
Galleria Borghese
17/12/2001
Nell’ambito del progetto di valorizzazione del patrimonio museale e archivistico italiano, intrapresa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nella seconda metà degli anni ’90, è stata creata la figura dell’Assistente Tecnico Museale.
All’inizio del 1999 è stato così bandito il concorso tramite Gazzetta Ufficiale, a cui hanno richiesto di partecipare decine di migliaia di aspiranti, che hanno sostenuto le prove scritte e orali nell’estate dello stesso anno: i primi vincitori sono entrati in servizio dopo l’estate nei principali musei, archivi e biblioteche italiane.
I loro compiti sono molteplici ma ruotano principalmente intorno all’accoglienza dei visitatori, tramite la distribuzione di materiale informativo e l’assistenza durante la visita al museo.
La loro presenza è limitata per il momento a due giorni a settimana, specialmente nel week-end e nei giorni festivi, quando l’affluenza si presume maggiore. Ma questa è stata solamente una delle ultime iniziative tese al miglioramento dell’ambiente museale che, seppure con enorme ritardo rispetto agli altri paesi europei, sono state predisposte negli ultimi anni, intuendo che il ricchissimo patrimonio culturale italiano può trasformarsi anche in una vera e propria miniera d’oro per le casse statali.
Prendendo spunto da alcune esperienze straniere, si è cercato di ampliare la gamma dei servizi offerti all’interno dei musei e delle esposizioni, con il duplice intento di fare emergere la domanda latente di cultura nel nostro paese e di trasformarla in una importante occasione di reddito.
L’esempio a cui tutti guardano in questo campo è il Metropolitan Museum di New York, che riesce a coprire quasi il 50% delle sue spese con i proventi dei biglietti e dei diritti.
Il primo passo legislativo è stata l’approvazione della legge n. 4/1993, che ha previsto l’istituzione presso i maggiori musei e biblioteche dei servizi di caffetteria, ristorazione e guardaroba, nonché quelli di tipo editoriale, quali la vendita di cataloghi e di riproduzioni delle opere. Tali servizi dovevano essere affidati in concessione a soggetti privati con durata quadriennale, rinnovabile una sola volta.
A completare il quadro si è aggiunta la legge n. 85/1995, che oltre a prevedere la possibilità di affidare questi servizi a fondazioni culturali o bancarie, ha ampliato il novero di tali servizi, aggiungendo quelli di accoglienza, di guida e assistenza alla visita, di utilizzazione commerciale delle riproduzioni anche all’esterno del museo, di gestione dei biglietti d’ingresso e di organizzazione di mostre e iniziative culturali. Per la prima volta, dal punto di vista economico, si pone l'accento anche sul grande risparmio di risorse che tale affidamento comporta per lo Stato. Il percorso legislativo ha poi vissuto un’altra tappa significativa con la l. 78/1997, che ha abrogato la natura di tassa per i biglietti d’ingresso, consentendo ai privati di gestire autonomamente il servizio, ed ha istituito il logo dei Beni Culturali, sorta di marchio di fabbrica che può essere concesso a titolo oneroso a chi voglia utilizzare immagini o riproduzioni di opere appartenenti al nostro patrimonio culturale.
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