L'impressionismo

La Passeggiata al chiaro di luna di Va Gogh
 

12/11/2002

Il movimento impressionista si è formato a Parigi tra il 1860 e il 1870, e si è presentato per la prima volta al pubblico nel 1874 con una mostra di artisti "indipendenti" presso lo studio del fotografo Nadar. Le figure emergenti del gruppo sono: Monet, Renoir, Degas, Cézanne, Pissarro, Sisley. La definizione risale al commento denigratore del critico Leroy sul quadro di Monet intitolato Impression, soleil levant, denominazione che gli artisti decisero di adottare nelle successive mostre, quasi come una sfida. La prima mostra nello studio del fotografo Nadar, a cui ne seguirono altre (1877, 1878, 1880, 1881, 1882, 1886) suscitò la reazione indignata della critica e del pubblico benpensante. Questi artisti si incontravano al caffè Guerbois trovandosi d'accordo sia nella loro avversione per l'arte accademica dei Salon ufficiali, sia nell'orientamento realista. Il cardine della loro poetica pittorica era il principio del lavoro "en plein air", che rendeva nel modo più immediato, con una tecnica rapida e senza ritocchi, l'impressione luminosa e la trasparenza dell'atmosfera e dell'acqua con pure note cromatiche. La sensazione visiva come percezione pura, libera da pregiudizi e condizionamenti, si manifesta nella sua pienezza di atto conoscitivo. Se Monet, Renoir, Sisley e Pissarro compirono uno studio diretto sul vero, lavorando sulle rive della Senna, Cézanne e Degas considerarono lo studio storico tanto importante quanto quello sulla natura. Tutti vissero però l'esperienza della pittura come un momento empirico, un atto conoscitivo pieno e legittimo. Gli impressionisti s'interrogarono circa il significato e la funzione dell'arte in un' epoca scientifica, in cui l'invenzione della fotografia, nel 1839, come mezzo di registrazione meccanica della realtà, rimise in discussione il valore e la finalità dell'arte pittorica. Nel 1884 George Seurat e Paul Signac si avvicinarono all'impressionismo con l'intento, dichiarato, di superarne i presupposti. Essi volevano dare un fondamento scientifico all'approccio visivo e operativo della pittura impressionista. I cosiddetti neo-impressionisti, richiamandosi alle ricerche di Chevreul, Sutton e Rood e alle leggi ottiche della visione e dei contrasti simultanei, instaurano la tecnica del puntinismo (pointillisme) consistente nella divisione dei toni nelle loro componenti, tante macchie di colori puri accostati tra loro in modo da ricomporre, nell'occhio dell'osservatore, l'unità del tono. Il colore è considerato una materia, un elemento portante, una vera e propria struttura. Come afferma Argan: "I neo-impressionisti non volevano fare una pittura scientifica, ma istituire una scienza della pittura, porre la pittura come una scienza a sé". La coscienza teorica che dipingere significa "costruire col colore" appare in Paul Cézanne che, chiudendo la parabola dell'impressionismo, forma con la sua opera il nucleo da cui partiranno tutte le correnti della prima metà del '900, contribuendo a definire, come dice Merleau-Ponty, “la dimensione ontologica del pensiero moderno”.