La strada per Guadalupe
Città del Messico
16/07/2003
Nessun uomo avrebbe potuto dipingerla. È come una polaroid scattata da Dio. L'esclamazione, contenuta nel libro di Eryk Hanut, è rivolta alla Tilma, l’immagine della Vergine di Guadalupe rimasta impressa nel mantello di agave (la tilma, appunto) di Juan Diego, l’atzeco a cui “La Señora” apparve nel 1531. La sua “casa” sorge sul colle Tepeyac, a Città del Messico: il battistero Iglesia Santa Marìa de Guadalupe, è il luogo sacro del cattolicesimo più visitato dopo San Pietro. Il santuario fu costruito nel 1695 ma nel 1976, a causa di cedimenti strutturali dovuti all’enorme affluenza di fedeli, si edificò accanto un’altra basilica dove attualmente si trova la Tilma, nel quartiere La Villa.
Più che un noioso pellegrinaggio “La strada per Guadalupe” è un appassionante viaggio, costruito su un doppio registro che intreccia passato e presente, alla scoperta di una delle più contorte personalità di culto mariano, la Vergine di Guadalupe, ambiguamente sospesa tra spiritualità cattolica e seduzione pagana. Il testo in lingua náhuatl (il Nican Mopohua) da cui Eryk Hanut accinge fedelmente i dialoghi delle apparizioni, non fa riferimento alcuno al nome Guadalupe, molto probabilmente una riconversione spagnola/cristiana dell’originario atzeco/pagano Tonantzin, che significa “colei che trionfa sul serpente”. Dal profano al sacro, insomma. L’ufficializzazione del culto in seno all’orizzonte cristiano non ha comunque risolto, e tantomeno annullato, la misteriosa complessità della figura carismatica della “Reina”, la Virgen morelita dalla pelle scura, per alcuni la Vergine dimessa, per altri l’ultima Dea trionfatrice. La Lupe sprigiona un fascino inesprimibile su tutti i visitatori e un potere, più simile all’ipnosi che alla devozione, nell’immaginario collettivo messicano. Al solo pronunciare il nome di Nuestra Señora, chiunque a Città del Messico si fa immediatamente il segno della croce. Leggendo il libro non si rimane impassibili di fronte a tanta fascinazione, anzi la si subisce fatalmente, allo stesso modo di Hanut che, in cerca di spunti per il suo libro, trova ben altro, quasi una rivelazione.
Un viaggio, a tratti allucinante, tra scenari paradossali ovunque intensi ed eccessivi. Dalle strade traficatissime di Città del Messico al “tempio” (la casa-museo) di Fridha Kalho, altra figura leggendaria del Messico, collegata alla Vergine di Guadalupe più di quanto si possa immaginare. E ancora dalla basilica odor di caprifoglio dove si venera la Tilma, alle impressionanti rovine di Tehotiuacán, il luogo dove “gli uomini diventano dei”.
Eryk Hanut
La strada per Guadalupe
Ponte alle Grazie editore
pp. 224, euro 14.
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