Licenze artistiche

Pollock
 

25/02/2004

La vita del pittore americano Jackson Pollock, con le sue battaglie di demoni interiori e il vizio per l’alcool, con i suoi quadri fatti di schizzi astratti entusiasmò i frequentatori di musei; una vita piena di rabbia, di arte e di ispirazione finita in un incidente automobilistico nel 1956. “Il pubblico considera Jackson Pollock un ragazzo vulnerabile con tutta una serie di problemi che la gente comune non ha”- dice Peter M.Brant, produttore co-esecutivo dell’omonimo “Pollock”, film che vede l’attore Ed Harris nella parte dell’espressionista astratto e Marcia Gay Harden in quella della sua amante e pittrice Lee Krasner. Hollywood continua a trovare nella vita di questi artisti una grande fonte di ispirazione nonostante le difficoltà di trasporre sullo schermo la loro vita interiore e artistica. Soltanto negli scorsi cinque anni sono stati realizzati film che descrivevano la vita di personaggi come Jean-Michel Basquiat, Goya, Vincent Van Gogh, Andy Wharol, Rembrandt, Pablo Picasso e Dora Carrington solo per citarne alcuni fra i più famosi. Film riguardo Georgia O’Keefe e Henri de Toulouse-Lautrec sono attualmente in lavorazione; due attrici, Jennifer Lopez e Salma Hayek provano a interpretare la vita dell’artista messicana Frida Khalo. “La parola arte evoca ancora un forte senso di rispetto in questa società, anche se molto probabilmente non viene compresa appieno”- dice Bruce Ferguson, presidente della Columbia University School of the Arts. Gran parte del richiamo e del fascino di queste storie di vita è facile da comprendere: gli artisti sono noti per i loro comportamenti scorretti, per il loro amoreggiare con il male, per il loro essere spesso sotto l’effetto di droghe. Basti prendere come esempio il Van Gogh di “Lust for Life” o Francis Bacon in “Love is the Devil” o ancora il terribile personaggio in “Surviving Picasso”. “Queste sono senz’altro delle esagerazioni”- dice Ferguson. “E’ il mito standard dell’artista, il mito romantico. Ha un grande valore culturale non solo per i registi di Hollywood ma , in un certo modo, anche per gli artisti stessi”. Naturalmente non sono solo i pittori ad essere entrati nel mito; artisti di ogni disciplina sono certamente una fonte inesauribile per gli scrittori di cinema, da Wolfgang Amadeus Mozart a Camille Claudel a Marquis de Sade. E anche i pittori dal canto loro, continuano – per così dire- a “dipingere” i registi. Entrambe le professioni perseguono, dopotutto, lo stesso obiettivo: la seduzione visiva. Forse i registi trovano nei pittori un dramma già pronto o forse è solo perché desiderano ardentemente essere considerati artisti loro stessi. “ Il cinema è la forma d’arte del 20esimo secolo”- spiega Ferguson, - “ si tratta sostanzialmente di una tela che possiede suono e movimento”. Ma le cose sono cambiate da quando nel 1930, Charles Laughton interpretatò Rembrandt nell’omonimo film. L’eccitato Michelangelo di Charlton Heston in “ Tha Agony and the Ecstasy”del 1965 ha dato l’idea a Greg Kinnear per il suo antieroe nel film “ As Good As it Gets” del 1967. “Se si osserva il percorso dell’artista, questi diviene sempre meno “eroico” man mano che ci si avvicina al 20esimo secolo”- afferma Ferguson; “Io credo che sia diventato più realistico nel senso che ha ridimensionato i suoi obiettivi e le sue ambizioni sono più modeste: l’artista non vuole più cambiare il mondo”. Recentemente perfino i confini tra artista e regista sono divenuti più confusi: i direttori Rebecca Horn (“Buster’s Bedroom”, 1990), David Salle (“Search and Destroy”,1995) e Robert Longo (“Jhonny Mnemonic”, 1995) si sono tutti orientati per il cinema dopo aver fatto carriera dietro un cavalletto. A dicembre Julian Schnabel, altro pittore divenuto regista ha replicato il successo di “Basquiat” (1996) dirigendo il film “Before Night Falls” che descrive la vita di un esule poeta e scrittore cubano Reinaldo Arenas . “Dipingevo fin da piccolo”, dice il pittore-regista, “e forse gli interrogativi riguardo la percezione visiva e l’intuizione artistica con i quali ho combattuto da pittore, hanno trovato risposta nella pellicola cinematografica. Credo che sono stati fatti molti film riguardo persone importanti e penso anche che siano film terribili. Prima di tutto, ritengo che qualsiasi cosa si stia descrivendo bisogna infondergli delle qualità umane; ciò significa donargli anche delle imperfezioni, dei difetti e la possibilità di essere sia cattivo che divertente, rimanendo fedele alla realtà.” Schnabel afferma che per fare film, egli utilizza la stessa gamma di valori che adopera per dipingere un quadro. Così è anche per Brant ,che ha prodotto insieme a Schnabel “Basquiat” e il film di Warhol “L’Amour” (1972). “ Tutti questi film che parlano della vita degli artisti sono molto interessanti perchè ogni film che abbia aspetto artistico ha un potenziale educativo più forte di qualunque museo ” afferma Brant, “ Io credo che raccontare storie che esaltino una persona che ha dedicato la sua vita all’arte, sia una cosa davvero nobile”.

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