MODERNITA' FUTURISTA IN MOSTRA
26/02/2004
Due grandi mostre attendono l’Italia fra maggio e ottobre: la prima, dedicata a Gino Severini e in particolare alle sue opere futuriste sulla Danza eseguite fra il 1909 e il 1916, verrà inaugurata a Venezia il 26 maggio nella collezione Peggy Guggenheim; la seconda, “Futurismo 1909-1944”, avrà luogo a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni dal 7 luglio fino al 22 ottobre.
La conferenza stampa, tenutasi a Roma il 10 maggio scorso, ha avuto il merito di riunire curatori e promotori delle due importanti mostre, i quali hanno fornito in anteprima tutte le informazioni riguardanti le esposizioni, ponendo in primo luogo l’accento sull’importanza che rivestono i due avvenimenti nel rilancio del movimento futurista italiano, quale esperienza culturale fra le più alte del novecento europeo.
Troppi anni sono intercorsi dall’ultima mostra sul Futurismo tenutasi a Venezia nel 1986, e questo lungo silenzio non ha fatto che limitare l’importanza dell’avanguardia italiana rispetto a quelle europee, facendoci dimenticare la modernità delle sue tematiche e il forte impatto che ebbe sull’esangue cultura italiana all’inizio del novecento.
Proprio in quest’ottica di rinnovato interesse vengono proposte le numerose opere delle due mostre. Nel caso dell’esposizione dedicata a Gino Severini la curatrice Daniela Fonti ha esposto il grande sforzo compiuto da alcuni studiosi e dalla collezione Peggy Guggenheim per riunire le cinquanta opere futuriste del pittore e più di quaranta lavori di artisti suoi contemporanei, tutti provenienti da collezioni pubbliche e private di importanza internazionale: dipinti che celebrano il mito della danza, non più quella classica ma la contemporanea, in voga nei cabaret e nei café-chantant parigini, che tanto attrassero gli artisti europei, fra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.
La danza divenne per l’artista l’immagine simbolo della modernità: modernità che esprime al meglio le sue linee-forza attraverso la resa del movimento e del dinamismo, e proprio a tale scopo nulla sembrò più adatto a Severini se non la rappresentazione di un corpo femminile danzante. Due in particolare furono le muse ispiratrici: Isadora Duncan e Loïe Fuller, ballerine americane divenute quasi dei miti nell’immaginario artistico di inizio secolo, grazie anche al loro rivoluzionario stile di vita.
La mostra ci guiderà dalle prime opere dell’artista che richiamano il mondo del cabaret parigino quali Le chat noir (NG of Canada), al ciclo dedicato ai balli in voga come le diverse elaborazioni del Tango argentino, per arrivare infine ai dipinti dove il pittore abbandonò qualsiasi riferimento descrittivo per far posto a forme astratte più congeniali al tema del movimento non più “particolare” ma “cosmico”.
Saranno anche in rassegna opere e fotografie di numerosi artisti di inizio secolo (Rodin, Seurat, Boccioni etc..) e due inedite sorprese: la proiezione del film “Gino Severini” realizzato nel 1967 dal nipote dell’artista e la diffusione di brani musicali d’ispirazione futurista composti nei primi due decenni del novecento.
Con un carattere più onnicomprensivo verrà allestita la mostra che si terrà a Roma sul Futurismo: per la prima volta non verranno presi in esame solo gli anni più eroici del movimento, il secondo decennio dello scorso secolo, ma tutto l’arco cronologico dell’avanguardia, dal suo atto di nascita, la pubblicazione del manifesto nel 1909, fino alla sua morte, che gli studiosi fanno coincidere con la scomparsa di Marinetti suo principale ispiratore e leader.
La visione complessiva dell’avanguardia verrà fornita in mostra anche dalla volontà di esporre non solo le testimonianze pittoriche del gruppo futurista, ma mettendo in luce anche tutti quei settori culturali e sociali in cui gli stessi protagonisti si cimentarono. Quattrocento opere di Balla, Boccioni, Carrà, Severini e molti altri, provenienti dalle collezioni più prestigiose del mondo, testimonieranno infatti le incursioni dei futuristi nel mondo letterario (poesia, prosa), in quello pittorico, nel teatro, nel cinema, nella moda, nella fotografia e nella grafica pubblicitaria, fino ad arrivare agli ancora attualissimi progetti architettonici.
Tipica del movimento fu questa volontà di intervento a carattere universale: ogni aspetto, ogni elemento doveva mutare e immolarsi sull’altare del progresso scientifico e tecnologico; il passato doveva cessare di premere sugli eventi del presente, anzi, ricondursi agli avvenimenti passati diveniva per un uomo addirittura un atto immorale. La vita moderna e il suo linguaggio dinamico e veloce: ecco l’ottimistica risposta dei futuristi alla storia degli uomini. Tutte tematiche ancora attualissime ed interessanti che il curatore della mostra Enrico Crispolti spera vengano approfondite in futuro anche grazie al quadro complessivo del movimento fornito dall’imminente mostra.
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