Speciale Olanda

Mondrian tra Amsterdam, Parigi, Londra e New York

Piet Mondrian ritratto nel 1933 nel suo atelier di Parigi (Charles Karsten RKD)
 

Samantha De Martin

23/02/2017

1. Gli studi all'Accademia di Belle Arti
Nato in una rigida famiglia calvinista, Mondrian fu costretto dal padre a prendere il diploma come insegnante di disegno. D’estate lo zio Frits, paesaggista istruito da Anton Mauve che, a sua volta, aveva avuto per maestro Van Gogh - gli impartiva qualche lezione. Terminò l'Accademia di Belle Arti ad Amsterdam nel 1895.
“Aspetta che qualcosa accada” era il suo motto. Un'attesa accompagnata da un duro lavoro soprattutto notturno.
 
2. Distruggeva le lettere e dimenticava i compleanni
Delle tante lettere che Mondrian scriveva ai numerosi destinatari non è rimasto molto. L'artista chiedeva di distruggere la corrispondenza una volta letto il contenuto. Per il pittore la cosa che più contava, oltre alla privacy, era lo scambio di idee.
Anche se dimenticava sempre le date dei compleanni, Piet aveva con i suoi amici un rapporto intenso. A loro raccontava ogni tipo di avventura con le donne, inclusa quella a Parigi con una signorina russa che, dopo aver osservato il suo studio per qualche minuto gli confidò: “But… you can’t make love here”.

3. Piet e le donne: un rapporto turbolento
L'artista olandese alla ricerca dell'equilibrio perfetto, divenuto un modello ispiratore per la moda, il design e la pubblicità, ebbe con le donne un rapporto turbolento. Nel maggio 1930 ebbe una storia con la fotografa americana Florence Henri fino a quando non rinunciò a questa donna che, a suo dire, lo distraeva dal suo lavoro.
C'era poi la ferita ancora aperta da Lily Bles, figlia del poeta olandese Dop Bles che nel 1929 aveva visitato Parigi per una settimana, insieme alla ragazza diciannovenne. Tra il pittore e Lily era nato qualcosa che andava oltre la semplice amicizia. Nel 1931 Mondrian le aveva scritto una lettera chiedendole di sposarlo, ma non aveva ricevuto risposta. Aveva comprato un letto più grande, costruito una culla e verniciato il suo studio. Ma un giorno Lily si fece viva con una lettera nella quale diceva di considerare il matrimonio “fuori questione” aprendo una profonda ferita nel cuore dell'artista.
 
Piet Mondrian
André Kertész, After the opening of an exhibition of work by André Kertész at Galerie Au sacre du printemps, Paris, 1927. (Mondrian, second from right). Collection RKD – Netherlands Institute for Art History.

4. Gli anni felici a Parigi tra stimoli artistici e notti insonni

All'inizio del 1912 Mondrian si stabilì a Parigi in un monolocale al secondo piano di un edificio in Rue du Départ 26. Fu un periodo felice.
Entrò in contatto con il pittore cubista Henri Le Fauconnier. Mondrian entrò a far parte dei migliori ambienti artistici parigini. Il pittore dormiva fino a tardi e fino a notte fonda lavorava, frequentava le riunioni, i caffé, partecipava agli incontri con i colleghi.
A Parigi l'artista cambiò anche il suo nome da Mondriaan in Mondrian per enfatizzare quella profonda rottura con la chiusa palude artistica olandese che considerava la sua arte il prodotto di un artista folle.
 
5. Mondrian, la Grande guerra e i Paesi Bassi
La Prima Guerra Mondiale sorprese Mondrian nei Paesi Bassi. Era il 28 luglio del 1914 e rientrare a Parigi sarebbe stato impensabile. L'artista decise di trascorrere un po' di tempo spostandosi tra Arnhem e Amsterdam, Laren e Domburg.
Fu un periodo convulso. A gennaio Mondrian si trasferì nella pensione “De Linden” a Laren per poi spostarsi in una nuova casa. Ogni mattina beveva il caffé sul pianerottolo e fumava una sigaretta che lui stesso si preparava con il tabacco ‘Mary-land’. Conobbe Bart van der Leck e Theo van Doesburg, entrambi artisti che stavano compiendo un personale percorso verso l'astrazione artistica.
 
6. La rivista "De Stijl"
Nell'ottobre del 1917 Theo Van Doesburg fondava la nuova rivista “De Stijl” con contributi di Mondrian, del pittore Bart van der Leck, del poeta Antony Kok e dell'architetto Jacob Oud. Tra queste pagine maturava la consapevolezza di una radicale rottura con l'arte figurativa, a vantaggio di un linguaggio astratto. Il nome “De Stijl” passò a indicare un gruppo di artisti che diedero vita al movimento del neoplasticismo, che privilegiava una pittura basata sugli elementari della linea, del piano e dei colori primari, su una forma d'arte astratta, essenziale, geometrica.
L'immagine veniva decostruita e a rimanere erano solo i colori primari, orizzontali e verticali. Tra il 1917 e il 1918 Mondrian pubblicò il suo contributo in 11 capitoli dal titolo “Il nuovo plasticismo in pittura”.
“La natura mi ispira - scriveva l'artista - mi mette in uno stato emozionale che mi provoca un'urgenza di fare qualcosa, ma voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa fino a che non raggiungo le fondamenta delle cose. Credo sia possibile che attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, portate all'armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza possano divenire un'opera d'arte”.
 
7. Il ritorno a Parigi e lo studio in Rue de Coulmiers
Nel 1919 Mondrian ritornò a Parigi per restarvi fino al 1938. Sebbene avesse continuato a pagare l'affitto durante gli anni della guerra, al suo rientro trovò il suo studio in Rue du Départ occupato da altri. Si stabilì in Rue de Coulmiers. Lo studio divenne un tempio dell'arte plastica. Era una stanza sobria, piena di luce chiara, con, alle pareti, quadrati di cartoncino orizzontali e verticali, bianchi, neri, grigi, rossi, gialli, blu. Con l'evolversi del suo lavoro, i quadrati diventavano più grandi, meno numerosi e lasciati in maggior parte bianchi rispetto ai primi tempi. Le linee iniziarono a prevalere sulle zone di colore, diventando sottili, poi doppie, punteggiate da piccole zone colorate.
 
8. Dalle lenticchie alla verdura: la dieta salutista di un artista buongustaio
Nell'ottobre del 1921 Mondrian fece ritorno nel suo studio di Rue du Départ e poté finalmente cucinare per sé.
“Ora mangio molto più a buon mercato e meglio” raccontava a Jacob van Domselaer durante un pranzo “abbondante e delizioso” preparato dallo stesso Mondrian.
Nel 1932 Mondrian fu costretto, per motivi di salute, a una rigorosa dieta a base di frutta, verdura e lenticchie. Malgrado i problemi respiratori e l'artrite, una volta arrivato a New York, nel 1940, si sentì subito meglio. Il medico gli consigliò di smettere di fumare, sebbene inutilmente. In compenso iniziò una dieta a base di arance e insalate, patate, uova, pancetta e spinaci. Talvolta, intento com'era a ultimare qualche lavoro, si dimenticava di mangiare.

9. L'artista che amava svegliarsi tardi
Mondrian aveva l'abitudine di scrivere e lavorare fino a tarda notte e, al mattino, non amava essere svegliato. Gli amici lo sapevano: chiunque avesse voluto fissare un appuntamento avrebbe dovuto farlo per iscritto anche perché Mondrian detestava il telefono. Una mattina, poco dopo le 8, il giovane artista Michel Seuphor, che non conosceva queste rigorose abitudini, si presentò a casa di Mondrian. Il pittore lo accolse cortesemente, ma non riuscì a nascondere del tutto la sua irritazione.
“Solo più tardi mi fece notare che non ci si presenta a casa di un artista alle otto del mattino” raccontò Seuphor.
 
10. Il pittore impeccabile in abito e cappello
Nonostante conducesse una vita frugale, Mondrian spendeva volentieri il denaro che guadagnava dalle opere che gli venivano commissionate, per comprare abiti alla moda nelle migliori sartorie. E sembra proprio che la moda abbia molto risentito del suo stile inconfondibile, al punto da fondersi con esso. Da Hermès a Yves Saint-Laurent sono numerosi gli stilisti che si sono ispirati ai suoi rettangoli per confezionare abiti e accessori.
 
Piet Mondrian
"Mondrian con il grammofono nel suo studio al 353 East 56th Street, New York. Fritz Glarner, Piet Mondrian in his studio353 East 56th Street, New York, 1943. Collection RKD – Netherlands Institute for Art History.

11. Il genio “ballerino” che amava la musica
Mondrian amava ballare abbandonandosi a danze scatenate ma soprattutto ai ritmi del jazz. “Ballava con il busto ben dritto, con la testa verso l'alto e con passi pieni di stile” raccontavano gli amici. Ballava nell'Hotel Hamdorff di Laren, in compagnia di giovani ragazze, ballava a Parigi, quando andava al Café La Rotonde ad ascoltare il jazz, ballava a New York, dove scoprì il boogie woogie e musicisti come W.C. Handy, Mildred Bailey, Red Norvo, Duke Ellington e Pete Johnson. Ballava alla Uptown Café Society sulla East 58th Street, icona del più innovativo boogie woogie.
Nel 1927 la vendita dei suoi dipinti a vari collezionisti privati in Germania, Paesi Bassi e Svizzera gli consentì finalmente di acquistare alcuni dischi in vinile e frequentare sale da ballo costose come il Club Jockey in rue Rabelais. In quegli anni ebbe modo di ammirare l'americana Joséphine Baker e la sua danza, scatenata nel più pazzo e scoppiettante charleston.
Fu proprio l'esperienza del ballo, del jazz - che trovò la sua sublimazione nell'energia travolgente del boogie woogie a New York - a influenzare il suo ultimo stile, a forzare le linee, fino a quel momento rigorose, fino a spezzarle, a vantaggio di una miriade di frenetici triangoli blu, rossi, gialli.
 
12. Londra e la “fuga verso la libertà”
Il 21 settembre 1938, sentendosi minacciato dal Nazismo, Mondrian partì per Calais e poi alla volta di Londra. Conobbe diversi artisti da Naum Gabo a Oskar Kokoschka. Di questa città lo colpirono le scale mobili, la socievolezza dei londinesi e la loro calma.
 
13. New York, il successo e il boogie woogie
Il 3 ottobre del 1940 Mondrian sbarcava a New York stabilendosi in un appartamento al 353 East 56th e poi sulla 15 East 59th Street, all'angolo con la Fifth Avenue. Nella Grande Mela molti artisti da Marcel Duchamp, a Marc Chagall, vivevano in esilio. La fama aveva preceduto l'artista olandese. Il panorama artistico di New York lo stava aspettando e salutava con entusiasmo le sue opere. Nel 1942 alla Valentine Dudensing Gallery si tenne la sua prima personale. Incoraggiato dal successo e dalle vendite, Mondrian comprò due grandi tele sulle quali iniziò nuove composizioni. Broadway Boogie Woogie fu terminata proprio in tempo per una nuova mostra alla Valentine Dudensing Gallery.
Mondrian usciva spesso la sera, frequentava le mostre dei giovani artisti americani ed europei, andava ai concerti. L'atmosfera di New York e soprattutto i ritmi del boogie woogie lasciarono un'impronta indelebile nella sua pittura.
Il 1° febbraio del 1944 Mondrian moriva. Il giorno dopo il New York Times riportava la morte di “uno dei più noti pittori non figurativi al mondo”. Intanto il suo ultimo quadro restava incompiuto. I rigidi reticoli neri sparivano, i rettangoli venivano accostati l'uno all'altro, e non più bordati dalla linea nera, quasi a voler riprodurre il ritmo frenetico del Boogie-Woogie, la vitalità di Broadway, lo sfrecciare dei taxi gialli. Solo più tardi Vittoria Boogie Woogie sarebbe diventata un'icona dei tempi moderni e dell'uomo “che cambiò tutto” imprimendo una rivoluzionaria svolta nel panorama artistico mondiale.
 

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