Monna Lisa fa i bagagli

Courtesy of © Louvre | gioconda2
 

25/02/2004

Tabù. Questo è innanzitutto la Gioconda. Non cercare di penetrare il segreto del suo sorriso e non chiedere mai quanto costerebbe spostarla, anche solo per poco tempo. Queste le regole. La domanda, pur se fatta a fin di bene, provoca reazioni molto forti. Il direttore del museo ideale di Leonardo Da Vinci, Alessandro Vezzosi, è categorico. Voler spostare la Gioconda sarebbe un atto di feticismo. “Uno spostamento così rischioso – dice – potrebbe essere giustificato solo da alte ragioni morali. Se cadesse una bomba su una città, per esempio, gli si potrebbe mandare la Gioconda per un certo periodo, come risarcimento morale! ” La risposta ci lascia perplessi, ma intanto squilla il telefono. E’ Patrizia Meunieur che chiama, la portavoce del Louvre. Ed è arrabbiatissima. Sulla segreteria telefonica le avevamo lasciato un messaggio, in cui le chiedevamo di fare qualche calcolo su quanto potesse costare un trasferimento dell’opera di Leonardo. “La risposta non esiste” è la prima cosa che dice. “Perché la domanda non esiste” continua ancora meno conciliante. Ma alla fine, concesso che voler muovere la Gioconda sia un’idea folle e scriteriata, ci spiega cosa significa economicamente il quadro per il Louvre. Secondo la Meunieur almeno sei milioni di persone ogni anno staccano il biglietto del Louvre solo per vedere la Monna Lisa. E un biglietto per entrare nel più grande museo francese costa 45 franchi prima delle tre del pomeriggio e 30 dopo quell’ora, vale a dire 13 o 9mila lire. Facendo una media di 11mila lire, la Gioconda vale, in un anno, circa 66 miliardi 348 milioni. E continuando in questo modo, perdere il quadro anche solo per un mese potrebbe costare al Louvre più o meno 5 miliardi e mezzo. Ma naturalmente nessuno accetterebbe mai uno spostamento di così breve durata. Dopo una spiegazione di questo tipo è sicuramente un azzardo chiedere per che valore potrebbe essere assicurata l’opera. La risposta è secca: “non ha valore, non può essere assicurata!”. Prova a venirci incontro Vezzosi, che intanto ha fatto qualche calcolo su un’esposizione che si trovò a curare nel 1993. Certo la “Dama con l’ermellino” non può essere paragonata per importanza alla Gioconda. Ma quando si trattò di spostarla da Cracovia a Malmö, fu assicurata, contro qualsiasi danno, per un valore di 100 milioni di dollari. Il premio complessivo pagato dai curatori della mostra era di 308 milioni di lire. Ma i costi dell’esposizione lievitarono propria a causa delle molte garanzie imposte per assicurare l’opera, tra cui la realizzazione di due contenitori, uno per il trasporto e uno per l’esposizione dell’opera. Impermeabilizzato il primo, climatizzato e computerizzato l’altro. Inoltre era previsto un sistema di custodia armata giorno e notte a vegliare sulla signora e sul suo ermellino. Così, complessivamente, i sei mesi di esposizione erano costati circa 1 miliardo 152 milioni di lire. “Ma il valore per cui vengono assicurate le opere – continua Vezzosi – varia molto di volta in volta . Recentemente un versione di bottega della Madonna dei fusi, che è stata spostata da una collezione privata di New York ad Arezzo, è stata assicurata per un valore di 300 miliardi di lire.” Il motto preferito dalle compagnie di assicurazioni nell’800 recitava che solo due cose non si possono assicurare al mondo: i debiti di gioco e l’onore delle donne. Ma poi nessun assicuratore ha voluto pronunciarsi sul valore di un’assicurazione per il capolavoro leonardesco. Porte chiuse a Generali Fine arts e Assitalia. Il mistero, quindi, resta: una cifra indicibile e l’essenza di un sorriso che nessuno potrà svelare. Se qualcuno ci vorrà provare, questa è l’unica cosa certa, dovrà andare a Parigi.

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