Musei Vaticani tra tradizione e innovazione
Vaticano
06/02/2001
C’è un obiettivo da raggiungere a cui lei personalmente come direttore dei Musei tiene?
“Guai a chi non ha sogni nel cassetto, però bisogna sempre avere la giusta gradualità nel “realizzare”, soprattutto quando si lavora all’interno di strutture così articolate. Noi abbiamo costruito i nuovi ingressi dei Musei Vaticani, seguendo un progetto che permettesse di evitare quella sovrapposizione di entrata-uscita che geenrava proprio in prossimità della porta. E questo funziona. Ha risposto a tutte le necessità di questo straordinario anno. Si è trattato di un ammodernamento della struttura che i tempi richiedevano”.
A quale architetto affiderebbe l’incarico di progettare un’ipotetica nuova ala dei Musei?
“Non glielo dirò mai…”
Invece, quale artista contemporaneo potrebbe valorizzare – se questo è possibile – il cortile della Pigna con un’installazione?
“Il Cortile della Pigna non si tocca... per carità”.
Lei è un esperto di antichità etrusche. Ogni tanto le rimane del tempo per studiare?
“Guardi, io sono sempre stato dell’avviso che uno nella vita deve fare sempre con il massimo impegno quello che è stato chiamato a fare. Io prima facevo l’etruscologo, mi considero ancora un etruscologo, ho tanti lavori nel cassetto che conservo, qualcosa ogni tanto riesco a tirare fuori, ma sempre meno anche perché oggi sono chiamato ad un ruolo di maggior responsabilità”.
C’è curiosità – da parte dei Musei Vaticani - verso l’arte contemporanea?
“Noi siamo tornati ad essere committenti d’arte. Mentre si tende a vedere il museo come un “contenitore d’opere d’arte”, io vorrei riproporre, un po’ sulla scia dell’insegnamento di Paolo VI e di Giovanni Paolo II nella Lettera agli artisti , un dialogo con gli artisti viventi, che purtroppo hanno pochi riferimenti a livello di strutture. Credo sia molto importante porre in modo nuovo il “museo” che deve dialogare con l’arte, che non è solo passata, ma è anche presente e deve continuare verso il futuro. Oltretutto abbiamo una quantità e qualità di stili che non ha niente da invidiare all’estero; ad esempio la mostra Novecento alle Scuderie Papali del Quirinale è veramente straordinaria”.
Quale è la politica di acquisizioni adottata dai Musei Vaticani?
“I Musei Vaticani hanno già un patrimonio talmente vasto e completo che non abbiamo alcun interesse di andarlo ad incrementare tout court senza logica. Però se capita un’opera, un oggetto, una collezione, che sia legata ai musei, alla storia dei Pontefici e del Vaticano indubbiamente l’interesse c’è. Ma non è un interesse solo nostro, ma di tutto il mondo della cultura. Faccio un esempio. Nell’88 noi abbiamo acquisito dallo Stato Italiano la collezione Guglielmi, una grandissima collezione di antichità etrusche, greche e romane. Il Ministero dei Beni Culturali stesso ritenne che il Vaticano la dovesse comprare perché così si riuniva all’altra metà che già possedevamo dal ‘35. Dunque si è trattato di un passaggio di frontiera molto corretto, regolare, autorizzato, con l’interesse comune di musealizzare ed esporre. E’ stato fatto, insieme, un discorso di tutela”.
Qualche anticipazione sulle prossime mostre temporanee?
“Ne faremo una in autunno insieme alla Conferenza episcopale ungherese sui 1000 anni della Chiesa in Ungheria”.
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