Nei luoghi della pittura di Monet
Monet
25/02/2004
Dal 29 settembre 2001 al 10 febbraio 2002, Casa dei Carraresi a Treviso ospita un’antologia scelta delle tele dipinte da Claude Monet nei luoghi della sua lunga e operosa vita. Novanta opere di eccellente qualità, per un valore assicurativo di 1.200 miliardi, ripartite dal curatore Marco Goldin in quattro sezioni identificate come “tappe” dell’itinerario artistico e insieme geografico del maestro.
La prima, “In Normandia e Bretagna”, propone le spiagge, le scogliere di Etretat, Belle-Île, Purville, dipinte nell’orbita di Boudin e Daubigny nonché le capanne dei doganieri legate all’adolescenza trascorsa a Le Havre, presso l’estuario della Senna. Nella sezione spicca “Veduta di Rouelles”, la tela convenzionalmente considerata più precoce che documenta l’iniziale adesione al realismo di Courbet.
La seconda parte, intitolata “Lungo la Senna”, seleziona le tele caratterizzate dalla resa degli effetti atmosferici determinati dal trasmutare dell’acqua lungo le sponde fluviali. Tra queste le inedite “Barche” (1869), dipinte in compagnia di Auguste Renoir alla Grenouillère, “Il Bacino di Argenteuil” (1872) e le due versioni de “Il disgelo” (1880) eseguite nel Bâteau-atelier dal quale l’artista sosteneva di vedere “tutto quello che accade sulla Senna”.
“Città e villaggi” documenta la fascinazione di Monet per le capitali cosmopolite Parigi, Londra e Venezia, ritratte durante le sue frequenti peregrinazioni per l’Europa. Oltre “Stazione Saint-Lazare” (1877), “Le Tuileries” (1876) e le vedute dei Palazzi Ducale e Contarini, colpiscono gli esiti quasi informali cui giungono i tentativi di fissare sulla tela gli effetti della nebbia sulle acque del Tamigi (“Il ponte di Waterloo” 1903) e le luci notturne di “Leicester Square” (1911), dichiarato omaggio al paesista inglese William Turner. “Più di ogni altra cosa, di Londra mi piace la nebbia”, scrisse Monet alcuni anni dopo l’ultimo soggiorno londinese del 1901 in una delle lettere che fanno da contrappunto alle opere, “E’ la nebbia che le dà la sua meravigliosa grandiosità sotto questo manto misterioso”. Accanto ai paesaggi urbani, la mostra propone alcune delle vedute cittadine abbozzate da Monet nel corso dei suoi fugaci viaggi nel Nord Europa (“Ponticello in Olanda, Zaandam” 1871, “Scogliera a Etretat, Normandia” 1886, “Villaggio di Sandviken, Norvegia” 1895) e in riviera (“Fattoria a Bordighera” 1884). Dall’incantevole località ligure il maestro scrisse all’amico Paul Durand-Ruel: “Forse sconcerterò un po’ i nemici del blu e del rosa cercando di rendere questo splendore, questa luce fantastica. Sono sicuro che coloro che non conoscono o non hanno visto bene questo paese grideranno all’inverosimiglianza, sebbene io sia stato molto al di sotto del tono: tutto è colore cangiante e fiammeggiante”.
La quarta e ultima sezione è dedicata a “Giverny”, la località tra Parigi e la Normandia in cui Monet si stabilì dal 1883 elaborando, in sequenze quasi fotografiche, le serie dei “Covoni” (in mostra “Covone, impressione rosa e blu” del 1891), dei “Pioppi” e delle “Ninfee”, adagiate nello specchio d’acqua che egli stesso fece ricavare nella propria tenuta deviando l’acqua dal fiume Epte.
Inediti scorci del parco in cui spese i giorni della maturità, si rivelano nelle opere tarde vicine alle sperimentazioni materiche dell’astrattismo informale ma ancora attentissime al problema della percezione luminosa: “Il ponte giapponese” (1918-24), “L’arco fiorito” (1913), “Ninfee con rami di salice” (1916), “Il sentiero dei roseti” (1920-22). “Questi paesaggi d’acqua e di riflessi mi ossessionano”, scriveva l’artista all’approssimarsi degli ottant’anni e della cecità, “Tutto questo è al di là delle mie forze di vecchio, ma voglio rappresentare ciò che provo”.
Ciascuna sezione è arricchita da un ampio apparato didascalico e da un corredo di riproduzioni fotografiche dei luoghi e delle frequentazioni dell’artista. Tra i numerosi prestiti internazionali, otto dipinti provenienti dal Museo d’Orsay costituiscono parte del legato testamentario donato nel 1849 allo Stato francese da Gustave Caillebotte, pittore egli stesso, collezionista, promotore e finanziatore delle esposizioni impressioniste.
L’ordinamento tematico non strettamente cronologico delle opere, fa risaltare la coerenza nella percezione della luce su quelli che Monet chiamava “effetti fuggevoli della natura”. Con l’avanzare degli anni pare quasi che, per effetto di un misterioso processo biologico, minuscole scaglie luminose si incorporino ai pigmenti cromatici della sua tavolozza, rendendoli naturalmente luminescenti.
Le tele in cui la preparazione del supporto resta visibile (“Insenatura della Creuse” 1889, “Veduta di Rouen” 1872) in spregio a qualsiasi consuetudine accademica, richiamano alla mente l’impietosa stroncatura della Mostra degli Impressionisti, pubblicata dal critico Louis Leroy sulla rivista satirica “Le Charivari” il 25 aprile 1874.
Il programma quinquennale di mostre che l’organizzazione Linea d’ombra per conto della Fondazione Cassamarca sta dedicando al movimento francese, proseguirà dal 10 novembre 2002 al 30 marzo 2003 con “L’Impressionismo e l’età di Van Gogh”, una rassegna di oltre 150 opere che documentano, proprio a partire dal magistero di Monet, la nascita dell’arte moderna.
“Monet. I luoghi della pittura”
Treviso, Casa dei Carraresi, via Palestro 33/35
29 settembre 2001-10 febbraio 2002
Orario 9-20 dal lunedì al giovedì; 9-22 dal venerdì alla domenica
Ingresso intero £ 15.000; ridotto £ 12.000
Prenotazioni e informazioni dal lunedì al venerdì 9-13,30 e 14,30-18,30; sabato 9-15:
Tel. 0438-21306
Fax 0438-418108
E-mail:info@lineadombra.it
biglietto@lineadombra.it
Website: www.lineadombra.it/Monet
“Monet. I luoghi della pittura”, catalogo a cura di Marco Goldin
pp.400 con 120 tavole a colori e 250 illustrazioni b/n
Linea d’ombra Libri, Conegliano 2001
£ 80.000 in mostra £ 50.000
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