Paesaggi italiani tra Sette e Ottocento a Mantova
Paese incantato
26/02/2004
A poca distanza dalla bella mostra genovese "Viaggio in Italia. Un corteo magico dal Cinquecento al Novecento", tocca al Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te a Mantova rendere un ulteriore omaggio all’Italia del Grand Tour. "Un Paese incantato. Italia dipinta da Thomas Jones a Corot" è il titolo dell’esposizione che, dopo la tappa parigina al Grand Palais (3 aprile-9 luglio), presenterà fino al 9 dicembre oltre centonovanta opere (oli su tela, oli su carta, acquerelli) realizzate da artisti venuti da ogni parte d’Europa e raffiguranti il paesaggio nostrano sia nei luoghi più famosi, le città d’arte e i siti archeologici (Roma, Venezia, Firenze, Pompei, Agrigento), sia negli angoli più nascosti (vecchi borghi toscani, la campagna romana, la costiera amalfitana).
La curatrice dell’evento, Anna Ottani Cavina, autrice qualche anno fa di un libro di successo sullo stesso tema ("I paesaggi della ragione", Einaudi), spiega come l’esposizione si apra sugli anni Ottanta del Settecento, quando il viaggio in Italia vuole dire soprattutto l’incontro con l’antichità greca e romana e dipingere la natura un passatempo di pochi “eccentrici”, e si chiuda nel 1830, quando l’attività di alcuni pittori tedeschi, svedesi, danesi, abbandonato il riferimento alla classicità, si concentra esclusivamente sull’incontro diretto con la natura.
E’ il nuovo sentimento illuminista della natura, l’invocazione rousseauiana a fare ritorno nel grembo della “grande madre”, dando le spalle alle false lusinghe della società borghese, a determinare le scelte di tanti artisti che, smessi gli abiti accademici, si calano a diretto contatto col paesaggio italiano. In quello scorcio di secolo, carico di prospettive, la Natura fa il suo ingresso nella pittura. Il luogo in cui ciò accade è paradossalmente la patria della classicità, per l’ultima volta fonte della creatività, prima che l’arte moderna migri lontano dai suoi lidi. E il risultato che ne scaturisce è quello di una produzione solare, talvolta intimista e sentimentale, mai drammatica e Sturm und Drang.
Abbandonati gli atelier e le sale dei musei romani o fiorentini, muniti di un cavalletto, qualche foglio di carta e modesti copricapo, gli artisti si recano così in gruppi a “scoprire” la campagna romana, i laghi remoti e vulcanici, la costa e le case di Napoli, il Sud, Vallombrosa, le Alpi. Il paesaggio, dapprima ritratto fedelmente o sottilmente caricato di citazioni classicistiche, secondo una tradizione ancora erudita e antiquaria, si fa pian piano “paesaggio dell’anima”, piegandosi al racconto delle emozioni. La necessità di tradurre in segno, con rapidità e immediatezza, “il sentimento di un attimo” induce i pittori all’abbandono della tela di grandi dimensioni, all’adozione del foglio di carta come supporto privilegiato, alla rinuncia alla tecnica a stesure successive in favore di un uso veloce del colore, dato a corpose pennellate o diluito nell’acqua. Folgorante è la luminosità dei dipinti, il modo abbreviato di costruire l’immagine, l’assenza di narratività, la fine del pittoresco.
Tutto ciò in quegli anni, segnati dal trionfo ufficiale della pittura di storia di matrice davidiana, non bastò a cambiare il corso della pittura. Quella del paesaggio, inteso come specchio dell’anima e della sensibilità individuale, fu un’intuizione di pochi, che solo alla fine del XIX secolo avrebbe goduto del successo di pubblico e di critica. La maggior parte degli artisti esposti (quelli operanti almeno fino al 1815-20) considerò la pratica del dipingere en plein air come secondaria rispetto all’attività ufficiale. I piccoli paesaggi d’Italia non vennero da loro sottoposti alla curiosità dei committenti o dei compratori d’atelier. Rimasero per lo più ad abbellire le pareti dello studio o a far bella mostra di sé in eleganti custodie, aperte in occasioni speciali e in presenza di veri intenditori. Il gusto del tempo, orientato sul filologismo archeologico (romano, greco o egizio) e sul primato della bellezza ideale, rimase dunque estraneo a tale rivoluzionaria novità.
Un paese incantato. Italia dipinta da Thomas Jones a Corot
Mantova, Palazzo Te
3 settembre – 9 dicembre 2001
Orari: da martedì a domenica 9-18; lunedì 13-18
Biglietti: £ 15000 intero, £10000 ridotto, £8000 gruppi, £5000 studenti
Sito web: www.centropalazzote.it
Catalogo: Electa (£ 70000 in mostra, £ 87500 in libreria)
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