Parola di Nobel
Rita Levi Montalcini
La Redazione
30/01/2009
E’ ormai arrivato il momento di sfatare un luogo comune: il cervello non risente nelle sue attività della vecchiaia. Ha dimostrarlo con le sue ricerche e la sua stessa vita è Rita Levi-Montalcini, premio Nobel che il prossimo 22 aprile compirà cento anni.
La scienziata ha infatti ottenuto la più alta onorificenza in ambito scientifico proprio grazie ad i suoi studi sulla plasticità neuronale, ovvero sulla qualità del nostro cervello di supplire alla perdita di neuroni con la capacità di quelli rimasti di trovare circuiti alternativi. E la first lady della scienza lo dimostra con la sua infaticabile attività di ricercatrice che non si è arrestata né davanti alle leggi razziali prima, né davanti alla vecchiaia poi. La scienziata continua ad andare in laboratorio all’Ebri (European Brain Research Institute, con sede a Roma) tutte le mattine, oltre a seguire l’attività della fondazione da lei fondata.
Di questo e di molto altro parla l’autobiografia che la scienziata ha scritto con la sua collaboratrice di sempre, Giuseppina Tripodi, intitolata: “La clessidra della vita”, edita da Baldini Castoldi Dalai. Scorrendo le 256 pagine del tomo si scoprono particolari della sua vita che portano a comporre, come in un mosaico, le opinioni più chiare sulle questioni a lei più care: il rapporto fra ricerca ed etica, il confronto con i giovani, il peso dell’intuizione nell’arte come nella scienza, e le grandi speranze per il futuro del mondo.
Un’opera che si pone lo stesso fine della scienza, quello di essere una sorta di viatico per quanti si sentono smarriti di fronte alle sfide, alla complessità e al caos di questo inizio di millennio. Un mondo che è avvertito dalla stessa Montalcini come fortemente degradato, basti pensare alla sua dichiarazione sui politici italiani: “Escluse poche persone di grande valore, come Anna Finocchiaro, non è un mondo che mi piaccia” (“Il Venerdì di Repubblica”).
Un’altra opera da poco uscita dalle penne delle due autrici è “Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri”, edito da Gallucci, una piccola casa editrice romana specializzata in pubblicazioni per i giovani. Infatti, il libro è stato concepito soprattutto per i lettori che alla fine delle scuole medie si trovano di fronte al dilemma di quale strada, e quindi quale esempio, seguire. Le due colleghe raccontano le vicende di settanta scienziate che hanno combattuto contro i pregiudizi per amore della cultura. Una summa di esempi virtuosi così necessari per la “situazione critica” italiana.
La più antica scienziata discriminata è sicuramente Ipazia, vissuta nel quarto secolo ed uccisa ad Alessandria da monaci fanatici su ordine del vescovo locale Cirillo. La più visionaria ed anticipatrice dei tempi è stata invece Ildegarda di Bingen, badessa benedettina, che già nel dodicesimo secolo si batteva per far accettare alla Chiesa il sistema eliocentrico. La più bistrattata è Rosalind Elsie Franklin, la donna che per prima fotografò la doppia elica del DNA, permettendo così a Watson e Crick di vincere il premio Nobel nel’62, la quale nel frattempo era stata uccisa dalle radiazioni dei suoi esperimenti e che non ricevette neanche una citazione durante la premiazione dei due a Stoccolma. Le più famose ovviamente sono invece le Curie, madre e figlia che vinsero ben tre premi Nobel. In questi tempi di oscurantismo culturale sarebbe proprio il caso di prendere esempio dalle vite di personaggi così illuminati.
Rita Levi-Montalcini e Giuseppina Tripodi, “La clessidra della vita”, 199 pagine, 16,50 €, Baldini Castoldi Dalai.
Rita Levi-Montalcini e Giuseppina Tripodi, “Le tue antenate”, 120 pagine, 13,00 €, Gallucci.
La scienziata ha infatti ottenuto la più alta onorificenza in ambito scientifico proprio grazie ad i suoi studi sulla plasticità neuronale, ovvero sulla qualità del nostro cervello di supplire alla perdita di neuroni con la capacità di quelli rimasti di trovare circuiti alternativi. E la first lady della scienza lo dimostra con la sua infaticabile attività di ricercatrice che non si è arrestata né davanti alle leggi razziali prima, né davanti alla vecchiaia poi. La scienziata continua ad andare in laboratorio all’Ebri (European Brain Research Institute, con sede a Roma) tutte le mattine, oltre a seguire l’attività della fondazione da lei fondata.
Di questo e di molto altro parla l’autobiografia che la scienziata ha scritto con la sua collaboratrice di sempre, Giuseppina Tripodi, intitolata: “La clessidra della vita”, edita da Baldini Castoldi Dalai. Scorrendo le 256 pagine del tomo si scoprono particolari della sua vita che portano a comporre, come in un mosaico, le opinioni più chiare sulle questioni a lei più care: il rapporto fra ricerca ed etica, il confronto con i giovani, il peso dell’intuizione nell’arte come nella scienza, e le grandi speranze per il futuro del mondo.
Un’opera che si pone lo stesso fine della scienza, quello di essere una sorta di viatico per quanti si sentono smarriti di fronte alle sfide, alla complessità e al caos di questo inizio di millennio. Un mondo che è avvertito dalla stessa Montalcini come fortemente degradato, basti pensare alla sua dichiarazione sui politici italiani: “Escluse poche persone di grande valore, come Anna Finocchiaro, non è un mondo che mi piaccia” (“Il Venerdì di Repubblica”).
Un’altra opera da poco uscita dalle penne delle due autrici è “Le tue antenate. Donne pioniere nella società e nella scienza dall’antichità ai giorni nostri”, edito da Gallucci, una piccola casa editrice romana specializzata in pubblicazioni per i giovani. Infatti, il libro è stato concepito soprattutto per i lettori che alla fine delle scuole medie si trovano di fronte al dilemma di quale strada, e quindi quale esempio, seguire. Le due colleghe raccontano le vicende di settanta scienziate che hanno combattuto contro i pregiudizi per amore della cultura. Una summa di esempi virtuosi così necessari per la “situazione critica” italiana.
La più antica scienziata discriminata è sicuramente Ipazia, vissuta nel quarto secolo ed uccisa ad Alessandria da monaci fanatici su ordine del vescovo locale Cirillo. La più visionaria ed anticipatrice dei tempi è stata invece Ildegarda di Bingen, badessa benedettina, che già nel dodicesimo secolo si batteva per far accettare alla Chiesa il sistema eliocentrico. La più bistrattata è Rosalind Elsie Franklin, la donna che per prima fotografò la doppia elica del DNA, permettendo così a Watson e Crick di vincere il premio Nobel nel’62, la quale nel frattempo era stata uccisa dalle radiazioni dei suoi esperimenti e che non ricevette neanche una citazione durante la premiazione dei due a Stoccolma. Le più famose ovviamente sono invece le Curie, madre e figlia che vinsero ben tre premi Nobel. In questi tempi di oscurantismo culturale sarebbe proprio il caso di prendere esempio dalle vite di personaggi così illuminati.
Rita Levi-Montalcini e Giuseppina Tripodi, “La clessidra della vita”, 199 pagine, 16,50 €, Baldini Castoldi Dalai.
Rita Levi-Montalcini e Giuseppina Tripodi, “Le tue antenate”, 120 pagine, 13,00 €, Gallucci.
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