Parole e colori

Buzzati
 

25/02/2004

Così è stata intitolata la mostra nella Villa Comunale di Cernobbio (edificio liberty progettato dall’architetto emiliano Alfredo Campanini nel 1906), in via Regina 7, che si muove su due binari paralleli: scrittura e pittura. Avviata lo scorso autunno con Hermann Hesse, ora concentra la sua attenzione su una delle figure più significative della letteratura italiana del Novecento, Dino Buzzati (Belluno 1906 – Milano 1972). La manifestazione ha carattere monografico e tende a privilegiare l’aspetto pittorico e biografico dell’artista, con letture, incontri e dibattiti sulla sua produzione letteraria senza dimenticare gli altri settori della sua creatività: teatro, musica, cinema. Una conferenza stampa prevista per il 6 aprile alle ore 11:00 precederà l’inaugurazione fissata sempre per il 6 aprile alle ore 18:00. Si tratta di un evento che durerà sino al 1 luglio e che si proporrà di far conoscere un personaggio estremamente eclettico e complesso, un uomo animato dal più profondo desiderio di ricerca interiore, di scavo nelle più disparate modalità espressive per estrarre quella frase o quel tratto che potesse rendere il mondo nelle sue infinite sfumature. Giornalista, scrittore, autore di testi per il teatro e di libretti per la musica (collaborò con Luciano Chailly e con Riccardo Malipiero) fu lo straniero per eccellenza, il viaggiatore che amava vagare senza sosta in territori inesplorati, sospeso in storie indefinite, ponti tra il reale e l’incredibile. Il suo linguaggio è sempre piano, comprensibile, ma pregno di una fantasia che non conosce confini e si snoda negli infiniti labirinti del sogno. Si definì sempre un pessimista, un disincantato, e proprio su questo si basava la sua “genialità”. Essere capace di inventare storie partendo dalla miseria del quotidiano, da quella mediocrità che “ti incalza alle calcagne, che mai più ti darà pace” ( Il Babau ne “Le notti difficili”, 1971 ). Storie nelle quali poter ritrovare un’aria respirabile, un’illusione che potesse rompere quella solitudine quieta e silenziosa in cui siamo abituati a vivere. Un cammino che non vuole solo limitarsi alla rappresentazione, ma che intende andare oltre, per scoprire quelle parole poetiche capaci di cadere “giù a picco nel posto esattissimo come blocchi di cristallo e le onde concentriche si allargheranno ancora via per il mondo percuotendo le tenebrose scogliere” ( Ricordo di un poeta in “In quel preciso momento”, 1950 ). I temi trattati nella mostra saranno: quello fantastico ( partendo con “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, racconto inventato e disegnato per le nipotine Pupa e Lalla e pubblicato dapprima nel Corriere dei Piccoli e poi perfezionato in un libro), la donna ( affrontata nell’esposizione fin dai dipinti Il lampione e Primo amore e dalle lettere che accompagnarono la sua passione per Bibi ), le Montagne e la città ( due elementi contrapposti che rappresentano rispettivamente la solitudine e la molteplicità degli accadimenti e quindi delle storie da raccontare). In conclusione sarà esposto il ciclo de “I miracoli di via Morel”, dipinti che ricordano nella loro particolare funzione di ex-voto improbabili guarigioni ed eventi miracolistici legati ad immaginari e fantasiosi pericoli. Il catalogo della mostra che accompagna le immagini delle opere con scritti e racconti è introdotto dai testi di Luigi Cavadini, curatore della rassegna, e di Nella Giannetto, presidente dell'Associazione Internazionale Dino Buzzati. Orari: da martedì a venerdì ore 15 -19, sabato, domenica e festivi 10 -19 gruppi e scuole su prenotazione (anche al mattino): tel. 031.301037 Biglietto di ingresso: intero: L.10.000; ridotto e soci T.C.I: L.6.000; scuole: L.5.000

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