Nelle sale italiane dal 16 luglio
Shooting the mafia: al cinema il documentario su Letizia Battaglia
Shobha, Ritratto di Letizia Battaglia. Courtesy l'artista e Festa del Cinema del Reale
Francesca Grego
10/07/2020
Letizia Battaglia sbarca sul grande schermo. Applaudito al Sundance Festival, al Panorama Internationale Filmfestspiele di Berlino e al Biografilm di Bologna, Shooting the mafia di Kim Longinotto debutterà nelle sale italiane il 16 luglio, 28° anniversario della strage di via D’Amelio, per regalarci uno sguardo ravvicinato sulla grande fotografa siciliana.
“Ho iniziato a fotografare a quarant’anni. Piano piano mi sono accorta che ero innamorata di quello che potevo esprimere con la macchina fotografica”, racconta Letizia Battaglia. “Non ci pensavo alla mafia. Pensavo che avrei fotografato i bambini, le donne, le strade. E invece dopo nemmeno tre giorni è arrivato il primo omicidio. Il primo omicidio ti rimane in testa forte, forte, forte”. Nonostante l’emozione, lei punta l’obiettivo e colpisce nel segno con la precisione di un cecchino.
Letizia Battaglia "Rosa Schifani" 1993 - Palermo, 1993. Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, assassinato nel 1992 insieme al Giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre suoi colleghi - courtesy © 1993 Letizia Battaglia per I Wonder Pictures
“La paura è un lusso, io non posso avere paura”, dice. Dove nascono il suo umanissimo coraggio, la sua cruda poesia, la sua passione per la verità? Con la complicità di una regista sensibile e appassionata, Letizia ce lo spiega nei 94 minuti del film, distribuito in Italia da I Wonder Pictures con Unipol Biografilm. La sua avventura inizia più di 50 anni fa per caso e per bisogno, in un'Italia insanguinata da stragi e delitti di mafia, con la strada come unica maestra. Da allora Letizia non ha mai smesso di fotografare, riprendendo giochi infantili ed eventi epocali, vicoli e metropoli, gente comune e personaggi noti. Per il reportage di cronaca è una rivoluzione e dall'Ora di Palermo le sue immagini rimbalzano sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Che si tratti di un sorriso o di un morto ammazzato, il metodo è lo stesso, infallibile: fotografare “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
Letizia Battaglia, Palermo, vicino la Chiesa di Santa Chiara. Il gioco dei killer, 1982 | © Letizia Battaglia
Quello di Kim Longinotto è un ritratto intimo e personale, che intreccia interviste e testimonianze d'archivio, film e video privati, per mostrare non solo “una vita vissuta senza schemi”, ma anche un vivido spaccato dell'Italia del XX secolo. “In Shooting the Mafia esploriamo la storia di questa straordinaria siciliana che ha sfidato l'autorità maschile, la cultura e la società pervase dalla mafia”, ha spiegato la premiata regista britannica: “Letizia non solo ha fatto infuriare la mafia fotografando coraggiosamente i suoi crimini, ma lo ha fatto apertamente in un momento e in un tempo in cui tutto ciò era sconosciuto”.
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, Palermo, 1980 | © Letizia Battaglia
“Sono stata salvata dalla fotografia. Ero una donna giovane, intelligente, disperata. L'incontro con la fotografia mi ha permesso di esprimere i miei pensieri, la mia ribellione, il mio impegno sociale e politico”, ha detto la reporter ottantacinquenne con gli occhi vivi e penetranti, il caschetto colorato come quello di una ragazzina. Regista, attivista, assessore, editore, vincitrice di premi prestigiosi e perfino in nomination per il Nobel per la pace, Letizia Battaglia ha raccontato mezzo secolo in bianchi e neri rigorosi, o in scatti a colori dal dinamismo vibrante: grafici ed essenziali, ma dotati di “una bellezza che spezza il cuore”, come ha osservato la regista del film.
“Ho iniziato a fotografare a quarant’anni. Piano piano mi sono accorta che ero innamorata di quello che potevo esprimere con la macchina fotografica”, racconta Letizia Battaglia. “Non ci pensavo alla mafia. Pensavo che avrei fotografato i bambini, le donne, le strade. E invece dopo nemmeno tre giorni è arrivato il primo omicidio. Il primo omicidio ti rimane in testa forte, forte, forte”. Nonostante l’emozione, lei punta l’obiettivo e colpisce nel segno con la precisione di un cecchino.
Letizia Battaglia "Rosa Schifani" 1993 - Palermo, 1993. Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, assassinato nel 1992 insieme al Giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre suoi colleghi - courtesy © 1993 Letizia Battaglia per I Wonder Pictures
“La paura è un lusso, io non posso avere paura”, dice. Dove nascono il suo umanissimo coraggio, la sua cruda poesia, la sua passione per la verità? Con la complicità di una regista sensibile e appassionata, Letizia ce lo spiega nei 94 minuti del film, distribuito in Italia da I Wonder Pictures con Unipol Biografilm. La sua avventura inizia più di 50 anni fa per caso e per bisogno, in un'Italia insanguinata da stragi e delitti di mafia, con la strada come unica maestra. Da allora Letizia non ha mai smesso di fotografare, riprendendo giochi infantili ed eventi epocali, vicoli e metropoli, gente comune e personaggi noti. Per il reportage di cronaca è una rivoluzione e dall'Ora di Palermo le sue immagini rimbalzano sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Che si tratti di un sorriso o di un morto ammazzato, il metodo è lo stesso, infallibile: fotografare “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”.
Letizia Battaglia, Palermo, vicino la Chiesa di Santa Chiara. Il gioco dei killer, 1982 | © Letizia Battaglia
Quello di Kim Longinotto è un ritratto intimo e personale, che intreccia interviste e testimonianze d'archivio, film e video privati, per mostrare non solo “una vita vissuta senza schemi”, ma anche un vivido spaccato dell'Italia del XX secolo. “In Shooting the Mafia esploriamo la storia di questa straordinaria siciliana che ha sfidato l'autorità maschile, la cultura e la società pervase dalla mafia”, ha spiegato la premiata regista britannica: “Letizia non solo ha fatto infuriare la mafia fotografando coraggiosamente i suoi crimini, ma lo ha fatto apertamente in un momento e in un tempo in cui tutto ciò era sconosciuto”.
Letizia Battaglia, La bambina con il pallone, Quartiere La Cala, Palermo, 1980 | © Letizia Battaglia
“Sono stata salvata dalla fotografia. Ero una donna giovane, intelligente, disperata. L'incontro con la fotografia mi ha permesso di esprimere i miei pensieri, la mia ribellione, il mio impegno sociale e politico”, ha detto la reporter ottantacinquenne con gli occhi vivi e penetranti, il caschetto colorato come quello di una ragazzina. Regista, attivista, assessore, editore, vincitrice di premi prestigiosi e perfino in nomination per il Nobel per la pace, Letizia Battaglia ha raccontato mezzo secolo in bianchi e neri rigorosi, o in scatti a colori dal dinamismo vibrante: grafici ed essenziali, ma dotati di “una bellezza che spezza il cuore”, come ha osservato la regista del film.
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