Sulle tracce di Carlo Crivelli

Dipinto "Madonna con bambino" di Carlo Crivelli
 

18/10/2001

I pochi dipinti di Crivelli ancora sparsi per il territorio marchigiano, intorno ai centri di Fermo e di Ascoli Piceno, meritano di essere osservati. Non hanno niente da invidiare, quanto a qualità formale e contenuti iconografici, alle tavole del Metropolitan Museum di New York o della National Gallery di Londra. Il "Polittico di Massa Fermana" (Parrocchiale dei SS. Lorenzo, Silvestro e Ruffino) è la prima opera documentata di Crivelli nelle Marche, datata al 1468. Secondo la tradizione tardo gotica, egli propone ai fedeli una teoria di santi isolati ciascuno nel fondo oro, quasi sculture incapsulate entro nicchie. Nella predella l’artista riserva uno spazio alla narrazione degli episodi sacri, con le Storie della Passione di Cristo. Dei committenti, i conti Azzolino di Fermo, si sa che erano esponenti di primo piano dell’aristocrazia locale, aggiornati sulle novità venete e toscane attraverso l’intermediazione di artisti operanti in Umbria (Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Niccolò Alunno). La "Vergine col Bambino" della Pinacoteca Civica di Macerata e la "Madonna che allatta il Bambino" del Museo Parrocchiale di Corridonia erano entrambe parte di polittici. Della prima si sa che è scampata ad un incendio agli inizi dell’Ottocento e che aveva come cimasa la bella "Pietà" del Fogg Art Museum di Cambridge (USA). In entrambe è evidente la matrice padovana del segno energico di contorno. I "Trittici di Valle Castellana" (Ascoli Piceno, Pinacoteca Civica) provengono invece rispettivamente dalla chiesa di S. Pietro Apostolo e da quella di S. Maria Assunta a San Vito (Teramo). Vengono considerate le due opere immediatamente precedenti il "Polittico del Duomo" di Ascoli Piceno, capolavoro del pittore, datato al 1473. I santi che affiancano la Vergine in trono sono vestiti di abiti sgargianti ed espongono ognuno l’attributo identificativo. La "Madonna di Poggio di Bretta" (Ascoli Piceno, Museo Diocesano) precede di poco l’appena citato Polittico di Ascoli Piceno nella Cattedrale di S. Emidio. La monumentalità dell’insieme (ventuno pannelli in tutto tra scomparti centrali e predella), si coniuga questa volta con la complessità dei contenuti e la raffinatezza dell’esecuzione. Il committente Prospero Caffarelli, vescovo della città dal 1464 al 1500, aveva destinato l’opera all’altare maggiore, ma le recenti ristrutturazioni del 1850 ne hanno provocato il trasferimento nella Cappella del Sacramento. Il linguaggio di Crivelli, abbandonate le timidezze degli esordi marchigiani, si fa “metafisico” (secondo lo Zampetti), preludendo ai preziosismi estenuati della fase tarda. Pressoché contemporaneo è il "Trittico di Montefiore dell’Aso" (Collegiata di Santa Lucia), nel quale le figure di Santa Caterina d’Alessandria, San Pietro Martire e Santa Lucia si propongono come modelli inarrivabili di stilizzazione lineare. Una marcata linea di contorno ingabbia e isola le figure, chiuse ognuna nell'aristocratico silenzio. In origine la pala doveva avere cinque scomparti: la cornice lignea presenta infatti colonnine tortili centrali che combaciano irregolarmente e colonnine laterali interrotte da capitelli. Gli esperti ipotizzano la presenza di una Madonna col Bambino in trono e di un San Francesco, padre dell’ordine per il quale la pala fu realizzata. Nona opera di Crivelli presente nelle Marche è la stupenda "Madonna col Bambino" della Pinacoteca Civica di Ancona (dalla chiesa di San Francesco ad Alto). Straordinarie sono l’attenzione alla resa dei dettagli e la capacità di impaginazione della scena, debitrice ai modelli padovani di Squarcione e Mantegna. Sotto l’apparente semplicità e al di là del muto affettuoso dialogo tra madre e figlio, si celano più profondi significati simbolici che rimandano alla missione di salvezza e redenzione compiutasi attraverso l’incarnazione e il sacrificio di Cristo. La presenza del pettirosso per esempio è giustificata dalla leggenda che vuole che l’uccello si macchiasse di una goccia del sangue di Cristo crocifisso al momento di togliergli dalla fronte una spina della corona. L’animale è legato con un filo al braccio del Bambino, quasi una precognizione delle future sofferenze che lo attendono. Il collinoso paesaggio, che per una volta sostituisce il meno originale fondo oro, è reso con attenzione alla resa “miniaturistica” dei particolari.